Quarantene Covid più brevi, Schillaci: «Misure meno rigide se i dati migliorano»

L'ipotesi allo studio del ministro: «I numeri dei contagi sono buoni, se miglioreranno ancora si potrà uscire di casa al primo tampone negativo o dopo tre giorni di isolamento»

Quarantene Covid più brevi, l'annuncio di Schillaci: «Liberi con un tampone negativo»
Quarantene Covid più brevi, l'annuncio di Schillaci: «Liberi con un tampone negativo»
di Andrea Bulleri
5 Minuti di Lettura
Venerdì 11 Novembre 2022, 20:20 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 00:18

«Semplificare» le norme che regolano l’isolamento dei positivi, che potranno essere «meno rigide» (a patto che i numeri dei contagi delle prossime settimane lo consentano). Alzare il tetto del numero chiuso alla facoltà di medicina, per far fronte alla carenza di camici bianchi. E poi mettere in campo una «indennità aggiuntiva», una sorta di “premio” in busta paga, per incentivare i giovani medici a orientarsi sulle specializzazioni oggi meno ambite, ma di cui c’è gran bisogno (a cominciare da radioterapisti e dottori di pronto soccorso). Si è insediato nel suo nuovo ufficio di Lungotevere Ripa da soli venti giorni, Orazio Schillaci. Ma i dossier su cui il ministro della Salute ha già cominciato a mettere mano sono tanti, e corposi. Con una premessa di metodo che lui definisce una «deformazione professionale» del suo essere, prima che un ministro («tecnico, non politico», ci tiene a precisare), un medico e un ex rettore universitario (a Tor Vergata). Ossia: «Prima si studia, poi si fa». 

No vax, restano le multe agli over 50: governo non presenta emendamento a Dl Aiuti, salta stop alle sanzioni

E quali sono i provvedimenti allo studio del responsabile della Sanità? Uno dei primi fronti, spiega lui nel corso di un colloquio coi giornalisti nel suo ufficio con vista sull’Altare della Patria, resta l’attenzione al Covid. «Nei prossimi giorni – annuncia Schillaci – lanceremo una campagna di comunicazione per spingere sui vaccini, mirata soprattutto al target degli anziani e dei fragili.

Obiettivo: incentivare sia le quarte dosi (che al momento stentano a decollare, ndr) che l’immunizzazione contro l’influenza stagionale». Ma nei piani del titolare della Salute c’è anche un intervento sull’isolamento per i positivi, oggi disciplinato da regole a dir poco intricate. «Ci stiamo lavorando insieme all’Istituto superiore di Sanità, all’Aifa e all’ospedale Spallanzani», spiega Schillaci.

«Covid, quarantene più brevi: liberi con un test negativo»

«I dati dei contagi sono buoni, se miglioreranno ancora sulle quarantene adotteremo norme meno rigide». Una delle ipotesi, ad esempio, è quella di “liberare” i positivi al primo tampone negativo, senza dover per forza far attendere loro 5 giorni (come accade oggi per chi non è più sintomatico da almeno 48 ore). O magari, altra possibilità allo studio, via libera dopo tre giorni senza sintomi, a prescindere dal tampone. La parola d’ordine, in ogni caso, è «semplificare». «Una scelta che non ha nulla a che fare con la politica», precisa Schillaci, anche perché «i due Paesi con le norme meno restrittive sul Covid oggi sono Spagna e Inghilterra, e hanno governi di colore politico opposto». 

E poi bisogna agire sulla carenza di organico negli ospedali, perché «soltanto negli ultimi tre anni ci siamo persi 50mila medici», riflette il ministro. Per riuscirci, la strada prevede (anche) di alzare il tetto degli accessi a medicina. «Il numero degli ammessi è stato troppo basso per troppo tempo», osserva Schillaci, motivo per cui «col Miur stiamo lavorando a ipotesi alternative». Non per eliminare tout court il numero chiuso, ma per aumentare la soglia. 

Altro capitolo, quello che riguarda le borse di specializzazione, alcune delle quali vanno rese «più appetibili». «Penso alla medicina di emergenza urgenza, ma anche alla radioterapia, che oggi offre strumenti importanti per combattere il cancro ma è poco ambita dai giovani». Per spingere le iscrizioni in queste branche, insomma, il ministro vorrebbe una «indennità ad hoc», una sorta di premio aggiuntivo in busta paga. Sia per gli specializzandi che per i professionisti già formati, «penalizzati rispetto ad altri colleghi perché raramente possono affiancare l’attività privata a quella ospedaliera». 

Ma il carnet degli interventi è ampio: dalle liste d’attesa troppo lunghe (nodo su cui su cui «avvieremo un focus con le regioni») alla medicina territoriale da potenziare («è inaccettabile che chi ha più soldi e vive in una regione più ricca, ancora oggi, in Italia viva più a lungo degli altri»). E poi gli ospedali di comunità, in parte già finanziati da risorse del Pnrr, da rendere operativi. «I soldi per farlo? La pandemia ha dimostrato la centralità della sanità pubblica, mi impegnerò in cdm affinché ad essa vengano destinate risorse adeguate». Prima, però, «bisogna studiare bene i dossier», ribadisce: «Lo dico in base alla mia esperienza da rettore: non basta che i fondi arrivino, bisogna spenderli bene». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA