Pensioni, uscita a 62 anni, ma con l’assegno tagliato I tempi e le categorie

Pensioni, uscita a 62 anni, ma con l’assegno tagliato
Pensioni, uscita a 62 anni, ma con l’assegno tagliato
di Michele Di Branco
7 Minuti di Lettura
Sabato 22 Agosto 2020, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 01:13

Pensioni, si riapre il cantiere. Governo e sindacati si ritroveranno faccia a faccia l’8 e il 16 settembre per discutere delle possibili riforme in vista del prossimo anno. Nel 2021, infatti, si chiuderà l’esperimento Quota 100 ed è necessario intervenire sul sistema per consentire a chi, per ragioni anagrafiche o per mancanza dei requisiti, ha mancato, magari di poco, l’occasione di lasciare il lavoro in anticipo. 


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Pensione anticipata


IL DETTAGLIO
Anche se, è bene ricordarlo, meno della metà della potenziale platea di lavoratori ha approfittato della riforma che consente di andare in pensioni con almeno 62 anni di età e 38 di contributi. 
«Il sistema previdenziale ha bisogno di flessibilità per venire incontro alle esigenze dei lavoratori ma anche delle imprese nella fase di rilancio del sistema produttivo, dopo la crisi dovuta alla pandemia» spiega il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti in vista degli incontri con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. E tra i temi caldi figura la cosiddetta quota 41. C’è una ipotesi – ricorda Proietti – contenuta nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil ed è stata riproposta all’ultimo incontro con la ministra Catalfo: riteniamo che chi ha 41 anni di contribuzione debba andare in pensione a prescindere dall’età. La misura riguarda i lavoratori precoci e non ha un impatto economico rilevante ma comunque pensiamo che sia giusto rimettere un po’ di equità nel sistema previdenziale, dopo i tanti miliardi sottratti dalla legge Fornero. Insomma per i sindacati Quota 41 oggi possibile, appunto, per i lavoratori precoci che all’età di 19 anni avevano alle spalle almeno un anno di contributi versati, deve essere estesa a tutti. 



Ma il governo non appare molto convinto di questa soluzione. Tanto che all’interno dell’esecutivo si ragiona su una ipotesi alternativa. Vale a dire consentire a chi lo desidera l’uscita anticipata a 62-63 anni di età accettando un taglio del 2,8-3% del montante retributivo (introdotto nel 1996) per ogni anno che serve per raggiungere quota 67 anni. Vale a dire l’orizzonte ordinario della pensione. Calcoli alla mano, la riforma interesserebbe circa 150 mila persone all’anno, che potrebbero così andare a riposo con 4-5 anni di anticipo rinunciando in media al 5% del trattamento che maturerebbero andando in pensione al raggiungimento degli attuali requisiti di legge. Il tavolo sulla previdenza servirà a definire il pacchetto di misure da inserire nella legge di bilancio, che dovrebbe contenere il prolungamento dell’Ape sociale, con la possibilità, come chiesto da Cgil, Cisl e Uil, di aumentare le categorie di lavoro gravoso.
 
I TEMPI
Tra gli interventi previsti anche la proroga di Opzione donna, agendo su alcuni aspetti in sospeso come part time verticale e fondo esattoriale. Nell’incontro del 16 settembre si farà una valutazione più generale su come evitare lo scalone al 2021. Quota 100 è confermata fino alla scadenza dell’anno prossimo e serve garantire una flessibilità più diffusa, differenziando tra settori e gravosità del lavoro. A proposito di Opzione donna Giuliano Cazzola, esperto di previdenza, ricorda che «attualmente i nuovi requisiti prevedono la possibilità di pensionamento anticipato per le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2019 (rispetto al 31 dicembre 2018 previsto dalla normativa previgente) hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e una età pari o superiore a 58 anni nel caso di dipendenti e un anno in più nel caso di lavoratrici autonome». 
L’opzione è esercitabile – dettaglia Cazzola – se si accetta il calcolo della pensione con il metodo integralmente contributivo, metodo che, come è noto, comporta penalizzazioni tanto maggiori quanto più sono gli anni di anticipo rispetto al requisito anagrafico di legge Per Opzione donna, ricorda l’esperto, «nell’anno 2019 sono pervenute circa 26.700 domande, in calo del 3,2% rispetto al 2018 (erano 26.674): di queste ne sono state accolte circa 19.200». 

Tutti via con
41 anni
di contributi


È una delle ipotesi che circolano: tutti in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Secondo alcuni studi condotti prima dell’introduzione di «Quota 100», passare a quota 41 avrebbe fatto salire la spesa a 12 miliardi già a partire dal primo anno. Un livello che probabilmente non sarà facile da sostenere nel nuovo mondo post pandemia. Ma siamo per il momento a ipotesi e scenari. Interventi che verranno chiariti dal ministero dell’Economia che, come noto, sta lavorando alla riforma da mesi. 


Quattordicesima
per sostenere
le fasce deboli


Tra gli interventi allo studio c’è anche quello, proposto dai sindacati in più occasioni, una a quattordicesima a favore delle pensioni in essere, estendendo il beneficio della quattordicesima a quelle fino a 1.500 euro mensili (oggi 13.338 euro). Il sindacato chiede anche delle modifiche al sistema generale in virtù del fatto che il 60% delle pensioni sono al di sotto dei 750 mensili. Modifiche a cominciare dall’eliminazione del blocco della perequazione e all’aggiornamento annuale al costo della vita.

La soglia attuale
e il rebus
di quota 100


Dal primo gennaio 2019 la pensione anticipata (ora si chiama così) si acquisisce in presenza di un minimo di 42 anni e 10 mesi di contribuzione (41 anni e 10 mesi le donne). Requisito (“congelato”) non soggetto all’adeguamento demografico sino al dicembre 2026. Con «Quota 100», all’atternziond edel governo, si lascia il lavoro a 62 anni di età e 38 di contributi, ma con la “finestra”: tre mesi per il settore privato e sei mesi i dipendenti pubblici. L’età pensionabile di Quota 100 (62 anni) non viene adeguata all’aumento delle speranze di vita. 


Opzione donna
potrebbe
cambiare


Novità in vista anche per Opzione donna: 58 anni (59 per le autonome) e 35 anni di contributi. Anche qui c’è la finestra: 12 mesi per le dipendenti e 18 per le autonome. L’uscita anticipata con “opzione donna” non è però gratis. Chi aderisce, accetta che il calcolo dell’assegno sia effettuato interamente con il meno vantaggioso “sistema contributivo”. Il che significa un importo più basso dell’assegno pensionistico (per sempre) di circa il 25-30%. Si lavora a modificare l’attuale regime.


Sul tavolo
anche i lavori
usuranti


Sul tavolo anche la parte previdenziale che riguarda i lavori usuranti che si dividono in due gruppi: faticoso e pesante con attività notturna per almeno 78 giorni l’anno: quota 97,6, con almeno 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi. Poi c’è l’attività notturna da 64 a 71 giorni all’anno: quota 99,6 con almeno 63 anni e 7 mesi e 35 di contributi. L’importo della pensione non deve essere inferiore a 1,2 volte il valore dell’assegno sociale (552 euro). Questo importo-soglia non è richiesto se il soggetto ha compiuto i 65 anni di età.

L’Ape sociale
per tutelare
chi è in crisi



Al lavoro anche su Ape sociale: 63 anni e 30 anni di contributi. La misura era in scadenza il 31 dicembre del 2019, ma con la proroga di 12 mesi inserita nella legge di Bilancio, sarà ancora possibile utilizzare lo strumento per chi matura i requisiti dal primo gennaio al 31 dicembre di quest’anno. L’Ape sociale prevede l’erogazione di un importo dello stesso valore della pensione maturata fino al momento della richiesta da parte del lavoratore. L’importo dell’assegno non può superare i mille e 500 euro al mese e viene erogato per 12 mensilità.

La flessibilità
e i vincoli
europei


Una “flessibilità” intorno a 62 anni, come pare probabile, oltre a riallineare il sistema previdenziale italiano a quello che avviene in Europa, si configura anche come uno strumento importante per garantire una tutela alle persone che saranno espulse dal mercato del lavoro a causa delle conseguenze economiche della pandemia. In realtà la riforma avrebbe dovuto partire dalla flessibilità in uscita già prima del Covid 19. Ora l’emergenza sanitaria e i suoi riflessi ha accelerato le riflessioni sulla riforma da mettere a punto.

 

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