Pensioni e Cig, il governo pronto alla mediazione. Sindacato diviso sullo sciopero

Pressing su Cgil, Cisl e Uil. Misiani (Pd): «Ora confronto sulla riduzione delle tasse»

Pensioni e Cig, il governo apre. Sindacato diviso sullo sciopero
Pensioni e Cig, il governo apre. Sindacato diviso sullo sciopero
di Alberto Gentili
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Sabato 30 Ottobre 2021, 00:23 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 09:06

Dopo aver lanciato il “patto sociale” e promesso un «tavolo di confronto» sul taglio delle tasse e sul fronte della riforma delle pensioni, Mario Draghi tutto si aspetta dai sindacati tranne che uno sciopero generale. Il premier l’ha detto chiaro giovedì sera, presentando la legge di bilancio: «Mi parrebbe strano che facessero uno sciopero generale vista la disponibilità del governo al confronto». Già ieri, nonostante la celebrazione dl G20, sono cominciati i contatti riservati tra esponenti del governo e i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Pierpaolo Bombardieri e Luigi Sbarra, cui l’esecutivo manda un ulteriore messaggio di attenzione: verranno rivisti in senso più favorevole i criteri anagrafici per l’accesso a Opzione donna.

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Pensioni e Cig, il governo apre

Inoltre con la manovra arriva una semplificazione della cassa integrazione e in molti casi un aumento dell’assegno: è stato abolito il primo tetto per la Cig, lasciando in vigore solo quello più alto: in pratica un lavoratore che ha una retribuzione lorda di 1.800 euro e fino a quest’anno aveva diritto all’80% con un massimo di 998 euro lordi dall’anno prossimo avrà diritto all’80% del suo stipendio con un massimale di 1.199 euro.

Non cambierà nulla per le retribuzioni sotto i 1.200 euro e quelle superiori a 2.159 euro lordi.

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LA DIPLOMAZIA SOTTERRANEA

Insomma, il governo tenta la trattativa con i sindacati sia con le misure, sia con interlocuzioni dirette. A questo lavorio diplomatico si aggiunge la mediazione condotta dal Pd. Il più attivo, in queste ore, è il responsabile economico Antonio Misiani che lancia un appello a Landini, Bombardieri e Sbarra: «Il Pd ha sollecitato la riapertura del confronto su pensioni e fisco, la risposta positiva di Draghi politicamente è un punto molto importante. Mi auguro che Cgil, Cisl e Uil ne tengano conto. La manovra, che contiene scelte molto positive su tanti temi, ha lasciato aperta la questione dell’utilizzo degli 8 miliardi per la riforma fiscale e ha previsto alcune misure previdenziali a cui deve necessariamente seguire una rivisitazione più organica del sistema. Su tutti questi temi la via maestra rimane il confronto, non la contrapposizione. Per questo continueremo a lavorare per favorire il dialogo tra il governo e le parti sociali». Chiaro il messaggio: non scioperate e confrontiamoci. Tanto più che gran parte degli 8 miliardi stanziati per la sforbiciata fiscale, nelle intenzioni di Draghi, del ministro dell’Economia Daniele Franco e del Pd, dovranno andare al taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori. Proprio come chiede da tempo il sindacato. Altro segnale di disponibilità lanciato dal premier, dopo il ruvido confronto di martedì scorso, è aver indicato solo per il prossimo anno quota 102 per l’uscita dal lavoro, per quella che è definita in ambienti di governo come «una soluzione provvisoria in vista del tavolo di confronto per una riforma complessiva della previdenza».

IL SINDACATO

Riforma, anche questa, sollecitata da Cgil, Cisl e Uil. A favore della trattativa gioca la divisione del sindacato. La compattezza mostrata martedì scorso quando, uscendo da palazzo Chigi, avevano minacciato lo sciopero sia Landini, che Bombardieri e Sbarra, si sbriciola davanti all’ipotesi dello sciopero generale. «Credo che sia prematuro parlarne, evitiamo fughe in avanti, che rischiano inquinare il clima unitario», dice il leader della Cisl, invece «dobbiamo ragionare unitariamente su come articoliamo delle mobilitazioni che durino nelle settimane per generare una pressione sociale sul Parlamento in vista della conversione in legge della manovra». E Landini non chiude, indicando la strada di decisioni «comuni» e di «discussione vera» con il governo: «Non è il momento della protesta per la protesta, ma di risolvere i problemi». La questione verrà affrontata oggi a Roma in un vertice tra i segretari di Cgil, Cisl e Uil. Un incontro che sarà l’occasione per provare a disegnare uno scenario di mobilitazioni da qui a fine dicembre con cui accompagnare, appunto, l’esame della legge finanziaria. Tant’è, che fonti sindacali escludono «categoricamente» che il vertice possa concludersi con la proclamazione dello sciopero generale. Il segno che la moral suasion del governo e del Pd sta sortendo i primi effetti, senza contare che a frenare la mobilitazione generale sono anche le divisioni innescate dal pacchetto di 8 ore di sciopero deciso dalla Fiom. Fim e Uilm prendono le distanze e criticato duramente la decisione. «E’ una fuga in avanti molto grave ed è uno sciopero dannoso che divide i metalmeccanici facendoli tornare indietro di anni», dice il leader Fim, Roberto Benaglia. E la Uilm con Rocco Palombella concorda. 

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