Tav, Casaleggio adesso alza la voce: «Non si governa a ogni costo»

Tav, Casaleggio adesso alza la voce: «Non si governa a ogni costo»
​Tav, Casaleggio adesso alza la voce: «Non si governa a ogni costo»
di Simone Canettieri
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Giovedì 25 Luglio 2019, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 08:11
Bisogna interpretare i silenzi. Quello di Davide Casaleggio, per esempio. Se Beppe Grillo, alla fine, è uscito con un post sul suo blog dopo molte pressioni per dire che «è scontento della situazione, ma che deciderà il parlamento», il figlio dell’altro fondatore del Movimento tace. Ma a chi lo chiama in queste ore consegna uno sfogo di questo tipo. Che dal metodo, passa al merito: «Nessuno mi ha avvisato del video di Conte sulla Tav e soprattutto questa è la riprova che non si governa a tutti i costi». Derogando cioè ai principi cardine della creatura fondata dal padre con l’ex comico dieci anni fa. Il presidente della commissione antimafia Nicola Morra, che non a caso ha fatto visita a Casaleggio poche settimane fa, ieri girava sconsolato a Palazzo Madama con una vistosa cravatta con il simbolo No-Tav: ««Noi siamo il M5S e dobbiamo ragionare con la nostra testa. Dapprima sul mandato zero e poi sulla questione Tav a me sembra ci sia un po’ di confusione. L’ importante sono i valori e non le regole che discendono dai valori. Senza valori siamo privi di identità». Parole condivise da un pezzo del Movimento che in questo momento, per carità di patria, preferisce appunto soprassedere. Alessandro Di Battista si scambia messaggi «di fuoco» con i parlamentari a lui più vicini, Roberto Fico non parla. Anche perché da presidente della Camera non può bocciare l’exit strategy di Di Maio (quella del voto in Aula), ma l’imbarazzo dalle sue parti è palpabile: «Qualcosa dovrà succedere...».

LE MOSSE
La strategia del M5S, a partire dal suo capo politico, si basa sull’unità del gruppo e sulle critiche velate, ma non troppo al premier Conte. «Il suo discorso sui costi del no - fanno trapelare autorevoli fonti parlamentari grilline - sembra quello che fanno nel Pd, insomme parole dem». Fabiana Dadone, deputata e probivira del M5S, è stata ancora più esplicita: «Sulla Tav c’è stato il primo errore politico di Conte. L’analisi costi benefici ha consegnato un verdetto pesante: il Tav non conviene. Non comprendo quindi le parole del presidente del Consiglio Conte perché alla luce di una modifica degli stanziamenti Ue non viene pubblicata ulteriore analisi costi benefici dell’opera. Il presidente avrebbe dovuto motivare meglio le scelte personali e con modi consoni alle istituzioni». Il dato di fondo è che, come spiega il senatore Michele Giarrusso, «questa è la nostra Caporetto». 
Di Maio sa benissimo che, nonostante l’annuncio di un voto alle Camere, la faccenda è destinata a trascinarsi avanti per sempre. Rimanendo come un’onta sulle giacche dei grillini. Ecco perché la base (e non solo) spinge per soluzioni drastiche. Come appunto la rottura con Salvini e la crisi di governo. Un timore che abita anche nelle stanze del giovane capo dei pentastellati. Tanto che su questo punto risponde netto: «Se vogliamo dargliela vinta, va bene. Se non vogliamo tagliare i parlamentari a settembre, apriamo la crisi. Se vogliamo fare in modo che aprendo la crisi ci troviamo un nuovo governo tecnico o politico che comincia a fare non solo opere inutili ma il nucleare o gli inceneritori che non noi non si faranno mai, apriamola pure».
 
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