Taglio parlamentari, Di Maio sfida le opposizioni: chi non vota sceglie la poltrona

Taglio dei parlamentari, domani l'ultimo passaggio alla Camera. Di Maio: «Chi non vota sceglie la poltrona»
Taglio dei parlamentari, domani l'ultimo passaggio alla Camera. Di Maio: «Chi non vota sceglie la poltrona»
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Domenica 6 Ottobre 2019, 19:04 - Ultimo aggiornamento: 20:44

Vigilia di tensione sulla riforma del taglio dei parlamentari che arriverà alla Camera domani per l'ultimo e definitivo passaggio, mentre il voto finale è previsto per martedì pomeriggio. Le forze di maggioranza arrivano al voto con un accordo sostanziale sulle riforme costituzionali che dovranno accompagnare la riduzione del numero degli eletti, elemento dirimente per votare a favore, ma Luigi Di Maio ne approfitta per sfidare la Lega e tutto il centrodestra sul provvedimento, vessillo del Movimento. «Non mi aspetto solo un voto di maggioranza, ma un voto trasversale del Parlamento», sottolinea il capo politico del M5s che punta l'indice: «Leggo di alcune forze politiche che vorrebbero assentarsi, di parlamentari di opposizione che non vorrebbero venire in Aula. Vorrà dire che hanno scelto le poltrone al cambiamento». 




Un messaggio diretto a centrodestra, alla Lega che ha sempre votato a favore e anche a Fratelli d'Italia. Una prova di forza rischiosa, considerato anche che al Senato la maggioranza di governo rischia sul voto sul decreto imprese, quello che contiene la norma molto avversata dai parlamentari 5 Stelle sulla proroga al 2023 dell'impunità penale di Arcelor Mittal. «Il governo la stralci» mette in guardia l' ex M5s Paola Nugnes. Ma intanto, alla vigilia dell'avvio della discussione in Aula, alla Camera, (lunedì alle 10 parte la discussione generale e martedì pomeriggio iniziano le dichiarazioni di voto) il blog delle Stelle lancia il suo siluro contro i «campioni di assenteismo».

«Avranno il coraggio di votare insieme a noi?» chiede il blog M5s che cita alcuni dati di Openparlamento, in cui figurano anche nomi «insospettabili» come quello di Giorgia Meloni. «La leader di Fratelli d'Italia è molto presente sui social e sulla stampa, ma dovrebbe spiegare come mai con il 74.91% di assenze alla Camera ha saltato ben 3.260 votazioni su 4.352!». Lei replica furibonda: «Secondo voi perché il M5s si mette ad attaccare frontalmente l'unico partito che ha votato la proposta dall'inizio pur essendo all'opposizione? Sono cretini o cercano di affossare la legge? Forse, come spesso accade con i grillini, dicono una cosa per prendere i voti ma poi lavorano sottobanco per farne un'altra?».

E poi la sfida: «Se il Pd, Leu e Italia viva fanno mancare i numeri, faranno cadere il governo?». Il timore di qualche defezione, anche nella maggioranza, in effetti, resta. La riforma per essere approvate richiede, come previsto dalla Costituzione la maggioranza assoluta nella seconda lettura, 316 voti. La Lega potrebbe decidere di non votare: da giorni sono in «sciopero», disertando le sedute, per protestare contro l'assegnazione del reddito di cittadinanza alla ex Br Federica Saraceni. E Salvini deve ancora decidere se per l'occasione fare un'eccezione. Ma anche nel Pd e in Leu, c'è qualche mal di pancia, nonostante sia stato già raggiunto l'accordo sul documento che traccia gli impegni sulle riforme costituzionali richieste per controbilanciare il taglio. 

 

 

Italia viva voterà a favore. «Non capisco che dubbi ci possano essere: c'è un impegno della maggioranza e dunque voteremo», assicura la capogruppo Maria Elena Boschi. Il centrodestra, reduce da un vertice con Berlusconi, molto probabilmente si coordinerà. Il capogruppo in Commissione, Francesco Paolo Sisto annuncia una decisione entro martedì, quando si tornerà a riunire il gruppo. «Cambiamo!», la nuova formazione di Giovanni Toti, ha invece già sciolto la riserva per il Sì. 

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