Salvini: «Sea Watch ha messo a rischio la vita dei migranti». Ecco le prove del ministro

Salvini: «Sea Watch ha messo a rischio la vita dei migranti». Ecco le prove del ministro
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Domenica 27 Gennaio 2019, 14:22 - Ultimo aggiornamento: 16:21
La Sea Watch 3, con a bordo i 47 migranti salvati a bordo della Libia, all'arrivo della forte tempesta che si è abbattuta sul Mediterraneo centrale il 19 gennaio scorso, ha scelto di far rotta sull'Italia, anzichè verso le più vicine coste tunisine, esponendosi così al rischio di un naufragio. Sarebbe questo, a quanto si apprende, uno degli elementi di prova che il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha annunciato di voler portare all'attenzione dell'autorità giudiziaria. Salvini ha parlato di «elementi concreti» per affermare che, «mettendo a rischio la vita delle persone a bordo, il comandante e l'equipaggio della Sea Watch 3 abbiano disubbidito a precise indicazioni che giorni fa li invitavano a sbarcare nel porto più vicino (non in Italia!)». Le indicazioni sarebbero partite il 19 dal Centro di coordinamento marittimo olandese che ha contattato la nave, battente bandiera dell'Olanda: visto il temporale in arrivo, l'imbarcazione è stata invitata a dirigersi verso la Tunisia, la costa più vicina dove trovare riparo. La nave, però, ha puntato il timone a Nord in direzione dell'Italia, in quel momento più lontana. Una scelta che, a parere del ministro, avrebbe messo a rischio la vita delle persone a bordo.
Peraltro, i tracciati in mano alle autorità italiane indicherebbero che altre navi, mercantili e pescherecci, quel giorno nelle vicinanze della Sea Watch, hanno fatto rotta sulla Tunisia. La nave umanitaria, che ha operato il soccorso il 19 gennaio nei confronti di un gommone in difficoltà ad una quarantina di miglia dalle coste di Zuwarah, in acque Sar (Ricerca e soccorso) libiche, sostiene che la scelta di andare verso l'Italia sia stata determinata proprio per trovare scampo dal «ciclone mediterraneo con onde alte fino a 7 metri». La ong sottolinea che, fin dal 19 gennaio, ha provveduto ad «informare regolarmente» le autorità libiche, italiane, maltesi e olandesi del salvataggio fatto, ma nessuno ha voluto assumere il coordinamento dell'intervento. La Guardia costiera italiana, da parte sua, ha segnalato a Sea Watch 3 che «l'autorità coordinatrice dell'evento» era quella libica. Ma la ong tedesca ha spiegato che a Tripoli non ha risposto nessuno. La nave è così rimasta nel Mediterraneo fino al 24, giorno della tempesta che l'ha fatta arrivare in Sicilia. A parere di Salvini disattendendo le indicazioni partite dal suo Stato di bandiera, l'Olanda.
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