Migranti Alan Kurdi sbarcano a Malta dopo 11 giorni: andranno in 4 Paesi Ue (non in Italia)

Migranti Alan Kurdi sbarcano a Malta dopo 11 giorni: andranno in 4 Paesi Ue (non in Italia)
Migranti Alan Kurdi sbarcano a Malta dopo 11 giorni: andranno in 4 Paesi Ue (non in Italia)
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Sabato 13 Aprile 2019, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 00:57

Dopo essere rimasti undici giorni sballottati in mare e oltre una settimana bloccati al largo di Malta, stipati in più di 80 persone in una stiva progettata per contenerne 20, anche per i migranti a bordo della nave Alan Kurdi è arrivata la soluzione. La solita: come negli ultimi episodi da quasi un anno - con le navi Lifeline, Aquarius, SeaWatch - sono stati presi in carico dal piccolo Stato mediterraneo, dove però non resterà nessuno. Anche stavolta saranno ridistribuiti tra un drappello di Paesi europei volenterosi, che si sono fatti avanti per accoglierli: Germania, Francia, Portogallo e Lussemburgo. 

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Non l'Italia, dove «come promesso - è stato il commento del ministro dell'Interno Matteo Salvini - non arriverà nessun immigrato: ottime notizie». Suonano ormai quasi di rito anche i ringraziamenti della Commissione europea, che come le altre volte ha gestito la regia dell'operazione. L'ennesima intessuta sull'onda dell'emergenza, mentre continua ad essere quanto mai lontana una soluzione strutturale per una gestione comune degli sbarchi, che Bruxelles continua a chiedere invano agli Stati europei. 

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E chissà se si riuscirà a continuare a lungo così: Malta lo ha messo in chiaro dopo quest'ultimo episodio. «Ancora una volta - hanno fatto sapere dal governo del premier Joseph Muscat - ci hanno messo sotto una pressione non necessaria. Non possiamo continuare a sostenere questo fardello». La Alan Kurdi - battezzata così in ricordo del bimbo siriano di tre anni annegato nel 2015 sulle coste turche e la cui foto suscitò un'ondata globale di sdegno - ha dunque portato a termine la sua missione: dare un porto sicuro ai 64 migranti, tra cui 12 donne e due bimbi di 11 mesi e sei anni, raccolti al largo delle coste libiche lo scorso 3 aprile. In un primo momento, l'ong tedesca Sea-Eye, che gestisce la nave e il suo equipaggio di 17 persone, aveva cercato di fare rotta su Lampedusa ma Salvini aveva respinto la richiesta. 
 


Per il ministro, avrebbe dovuto essere Berlino a prendersi i migranti, vista la nazionalità dell'ong. Alla fine il leader leghista aveva acconsentito a far sbarcare solo i due minori e le loro madri ma queste si erano rifiutate di separarsi dai padri dei bambini, ai quali non era stato dato il permesso di scendere dalla nave. «Buon viaggio», aveva quindi tagliato corto Salvini e la nave si era diretta verso Malta. 



Anche La Valletta ha rifiutato di far sbarcare i migranti, facendo un'eccezione solo per due donne, evacuate sull'isola nei giorni scorsi con urgente bisogno di cure mediche. Le autorità maltesi hanno quindi autorizzato la consegna di cibo e acqua alla nave, che era stata costretta a razionare le forniture. Infine la svolta diplomatica con il via libera delle cancellerie, accolta a bordo con scene d'esultanza e abbracci. Per 64 persone è la fine di un'odissea individuale. Per l'Europa, un nuovo capitolo in un copione sempre uguale a sé stesso, che non sembra spostare di una virgola le volontà politiche del Vecchio Continente.​


 

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