Povertà, pensioni, Flat tax, Iva: ecco cosa prevede la manovra 2019

Reddito di cittadinanza e stop alla Fornero: così la manovra 2019
Reddito di cittadinanza e stop alla Fornero: così la manovra 2019
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Venerdì 28 Settembre 2018, 10:33 - Ultimo aggiornamento: 11:46

POVERTA'/ Nuovo sussidio per 6,5 milioni di cittadini italiani
Il reddito di cittadinanza verrà avviato già damarzo-aprile del prossimo anno. Lo schema delM5S prevede l’erogazione di un sussidio di 780 euro mensili a coloro che sono disoccupati o si trovano comunque al di sotto di questo livello di reddito, purché accettino di essere inseriti in un percorso di formazione e di ricerca del lavoro. La misura dovrebbe riguardare circa 6,5 milioni di persone, con un costo di 10 miliardi di euro. Il primo passo è la riforma dei centri per l’impiego. Nel reddito verranno assorbiti gli attuali strumenti di assistenza.

PENSIONE/ Assegno a 780 euro ma non a tutti, vale il reddito familiare
Accanto al reddito è prevista una sorta di pensione di cittadinanza per le persone che sono già uscite dal mondo del lavoro. In pratica si tratta di portare allo stesso importo di 780 euro mensili il livello degli attuali trattamenti pensionistici più bassi, da quelli “minimi” di tipo previdenziali fino all’assegno sociale. Restano in bilico le pensioni degli invalidi civili,ma per limitare il costo della misura saranno comunque applicati limiti di reddito non solo personale ma anche familiare. L’aumento in arrivo assorbirà gli altri benefici emaggiorazioni già esistenti. Il costo può arrivare a 4 miliardi.

QUOTA/ 100 Sono 400 mila i lavoratori che usciranno
La maggioranza giallo-verde è riuscita nel suo obiettivo di depotenziare la riforma previdenziale firmata da Elsa Fornero e dal governo Monti nel 2011. A questa operazione è destinato a regime un importo finanziario pari a circa 8 miliardi, che dovrebbe spalancare le porte della pensione a circa 400mila persone. La formula è quella di “quota 100” (somma tra requisito di età e contributivo)ma con valori minimi fissati a 62 anni e a 36 anni di contributi. Ad esempio sarà possibile lasciare il lavoro a 62 anni con 38 di contributi, oppure a 64 se i contributi sono almeno 36 anni.

FLAT TAX/ Regime agevolato per altre 500 mila piccole imprese
In attesa di una revisione dell’Irpef, che dovrebbe partire il prossimo anno, la strategia fiscale del governo si concentra su due misure. La prima è la cosiddetta “flat tax” per le partite Iva, in pratica l’estensione del regime forfetario per le piccole imprese con ricavi fino a 65 mila euro. Una misura il cui costo viene stimato in 1,5 miliardi, che dovrebbe ammettere al beneficio circa 500 mila soggetti, in aggiunta al milione che già ne gode. Per le società è invece prevista un’aliquota Ires agevolata al 15 per cento, in caso di reinvestimento degli utili. Da definire la soglia per la “pace fiscale”: una prima ipotesi la fissava a 100mila euro.

IVA/ Niente aumenti da gennaio, salta la rimodulazione 
Si tratta di unamisura obbligata, lasciata in eredità dai precedenti governi: in assenza di interventi dal prossimo primo gennaio scatterebbero infatti aumenti delle aliquote Iva per un totale di 12,5 miliardi. Gli incrementi sono previsti dalle cosiddette “clausole di salvaguardia”, che in passato sono state poste a copertura provvisoria di riduzioni di tasse o aumenti di spesa. Il ministero dell’Economia avrebbe voluto attuare comunque una parziale rimodulazione per alcuni beni e servizi, che però è stata bocciata sia dalla Lega che dal M5S.

BANCHE/ Cresce il fondo per risarcire le vittime dei crack
Quello dei risparmiatori rimasti danneggiati dai crack bancari è un altro cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle, che alla fine ha voluto inserire nel progetto di manovra per il 2019 unamisura ad hoc.

Risorse per i risarcimenti erano già stanziate in varie forme dai precedenti esecutivi. I pentastellati sarebbero riusciti a prevedere uno sforzo molto più consistente: il fondo destinato ai rimborsi arriverebbe complessivamente a 1,5 miliardi. Per la sua alimentazione l’ipotesi è quella di ricorrere ai cosiddetti “conti dormienti” (non più reclamati dai clienti) 

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