Una domenica di riposo e riflessione lontano dai palazzi ma con la mente fissa a sciogliere il rompicapo di governo. Il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha trascorso la giornata di ieri in famiglia, nella sua casa a Città della Pieve, consapevole che la larghissima maggioranza che ha dato la disponibilità ad appoggiare un suo governo (dal Pd e Leu fino all'inaspettata Lega, dal M5s a Forza Italia) scioglie molti nodi ma ne crea altrettanti.
Oggi pomeriggio partirà il nuovo giro di consultazioni e, secondo le previsioni, Draghi potrebbe salire al Colle già nella serata di domani o al più tardi mercoledì. Il nuovo governo invece potrebbe giurare entro venerdì 12 febbraio. Il sì incondizionato di Matteo Salvini ha creato qualche fibrillazione a Sinistra: nel Pd e in Leu la prospettiva di sedere al governo insieme alla Lega a molti non piace.
Il segretario dem Nicola Zingaretti sottolinea il cambio di rotta dei sovranisti: «Salvini ha dato ragione al Pd, non ci siamo scostati noi.
Molto dipenderà dunque dal programma che Mario Draghi presenterà ai partiti e dalla sintesi dei molteplici desiderata che saprà fare. Di certo la priorità verrà data all'emergenza sanitaria con il tentativo di accelerare il piano vaccinale. Di pari passo andrà affrontata la crisi economica con il decreto ristori e il blocco dei licenziamenti. Ma poi, soprattutto, bisognerà mettere mano al Recovery plan. Ci sono temi poi, come quello delle pensioni e della riforma fiscale, in cui servirà tutta la capacità diplomatica di Super Mario per mettere d'accordo Lega e centrosinistra.
Draghi finora ha soprattutto ascoltato. Sia sulla definizione delle linee programmatiche sia nella scelta della squadra di ministri però, si può stare sicuri che vorrà dire la sua.