Covid, Draghi: «Per i vaccinati sarà un Natale normale»

Il premier ha tenuto a ringraziare gli italiani per la «grande partecipazione» alla campagna vaccinale e tende la mano ai contrari e dubbiosi

Draghi: «Per i vaccinati sarà un Natale normale»
Draghi: «Per i vaccinati sarà un Natale normale»
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Giovedì 25 Novembre 2021, 15:43

«Un Natale normale». Mario Draghi assicura che almeno per quell'87% di italiani vaccinati, questo Natale non subirà restrizioni. Mario Draghi ringrazia per la «grande partecipazione» alla campagna vaccinale e rassicura che per chi è vaccinato sarà un Natale normale. Il premier è intervenuto al termine del Consiglio dei ministri per parlare del nuovo decreto che sancisce l’entrata in vigore del super green pass, la riduzione della durata del green pass a 9 mesi e le altre misure per contenere la crescita dei contagi.

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Un Natale «diverso dall'ultimo», con i negozi aperti, i ristoranti e i cinema pieni e gli sciatori sulle piste innevate. «Per i vaccinati spero sia un Natale normale». Il Paese è diviso tra immunizzati e no vax e ogni parola di Draghi, che ha ripreso a correre sulla strada del rigore anti-Covid, è scandita per premiare i primi e bacchettare i secondi. Ma ora che il decreto ha avuto il via libera da tutti i partiti, il premier tende la mano a contrari e dubbiosi: «Spero che coloro che da oggi saranno oggetto di restrizioni possano tornare a essere parte della società con tutti noi». E come? Quando? «Se non scatteranno chiusure, la ripresa economica andrà avanti e il successo sarà il miglior modo di conciliare persone con convinzioni diverse».

In conferenza stampa, tra i ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, il capo del governo spiega gli «importanti provvedimenti» presi per controllare la pandemia e «dare certezze alla stagione turistica».

«Per ricucire questa contrapposizione tra chi si vaccina e chi non si vaccina bisogna che il governo sia compatto. Non deve avere cedimenti o posizioni diverse... La mancanza di compattezza viene utilizzata come scusa per evadere l'obbligo».

Un chiaro riferimento alla Lega e a Salvini che poi il premiere ha tenuto a sdrammatizza: «Non ci sono stati sforzi di convincimento».

Poi per due volte cita e loda il presidente Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, che ha guidato i governatori verso la soluzione che consentirà di mandare avanti il Paese: «La questione è non chiudere e secondo me è molto convincente». Il cauto attendismo del premier è diventato fretta di agire davanti ai dati epidemiologici di Paesi vicini come Austria e Germania.

Anche il ministro della Salute Speranza, in accordo con Gelmini e Franceschini, ha spinto per la linea dura: «Se non si rafforzano le misure - ha spiegato - si rischia di dover rincorrere il virus. Per non disperdere il tesoretto di vantaggio che abbiamo accumulato dobbiamo giocare in anticipo e fare mosse forti, che ci consentano di evitare gli scenari drammatici che si vedono altrove».

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