Conte, dopo le dimissioni al via le consultazioni. Terzo incarico ora meno sicuro

Conte, dopo le dimissioni al via le consultazioni. Terzo incarico ora meno sicuro
di Alessandra Severini, Mario Fabbroni
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Mercoledì 27 Gennaio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 17:16

Tre giorni di consultazioni per dare all'Italia un nuovo governo. A guidarlo sarà ancora Giuseppe Conte? Lui non perde la speranza ma vede allontanarsi l'obiettivo di un ritorno (il terzo) a Palazzo Chigi. I numeri al Senato non tornano e il gruppo di Italia viva rimane ancora decisivo. L'ultimo appello del premier dimissionario è arrivato ieri in serata, con un post su Fb: «È il momento che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica. Le mie dimissioni sono al servizio di questa possibilità: la formazione di un nuovo governo che offra una prospettiva di salvezza nazionale».


Ma la maggioranza non c'è. Al Senato si è formato il gruppo dei volenterosi evocato dal premier, tuttavia sono dieci senatori che già avevano votato la fiducia lo scorso 19 gennaio. Ne mancano una decina. Avanza un governo politico guidato da un tecnico: Carlo Cottarelli, Marta Cartabia e Luciana Lamorgese i papabili. Al Quirinale Pd, M5s e Leu faranno ancora il nome di Conte, ma niente barricate per riportarlo a Palazzo Chigi. C'è attesa per la scelta del premier secondo Italia viva, Mattarella vuole solo una maggioranza con numeri solidi attorno a un programma certo. Conte ancora spera, ma la chiusura del suo post sembra un addio: «L'unica cosa che davvero rileva, al di là di chi sarà chiamato a guidare l'Italia, è che la Repubblica possa rialzare la testa. Allora avremo vinto tutti, perché avrà vinto l'Italia».
Dal centrodestra, Salvini chiederà al Capo dello Stato «che si chiuda questo teatrino», mentre Giorgia Meloni aggiunge: «C'è una finestra per andare alle elezioni».

Crisi di governo, Sangiuliano (Tg2): «Possibili tre scenari, fiducia in Mattarella»

Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2: quanti sono gli scenari anti crisi?
«Tre.

Ma non certo le elezioni. Date le peculiarità storiche del ceto politico, è evidente che c’è un numero rilevante di parlamentari che teme di non essere più rieletto».


Avremo un Conte ter?
«Mah, la maggioranza mi sembra asfittica».


Allora è favorito un altro premier?
«È una buona ipotesi ma a patto che si tratti di un profilo istituzionale: come Gentiloni, Franceschini, anche Di Maio».


Non è che alla fine si farà il governo di salvezza nazionale? 
«Si parla di Cottarelli come possibile guida tecnica. E c’è sempre il nome magico di Draghi». 


La crisi economica però non ha bisogno di un governo galleggiante.
«Infatti. Non si è capito che la Ue lega l’utilizzo dei 209 miliardi del Recovery alla realizzazione di riforme profonde: giustizia, scuola, digitalizzazione, burocrazia». 


Giorni difficili per Mattarella...
«Equilibrio e rigore istituzionale, Mattarella è uno dei migliori Presidenti della Repubblica. Non darà mai l’ok a un governo troppo debole».


Renzi è in gioco?
«Con un premier diverso da Conte, molti sono in gioco».


Crisi Governo, De Bellis (Sky Tg24): «Recovery Plan a rischio, non credo alle elezioni»

Giuseppe De Bellis, direttore di Sky Tg24: quanto tempo c’è per risolvere questa crisi di governo?
«Meno dei 15 giorni serviti per passare dal Conte I al Conte bis».


È preoccupato?
«Molto. Abbiamo indicato all’Europa che il 15 febbraio inizierà l’analisi sul Recovery Plan, va scritto un piano dettagliato e convincente. Temo sia ancora una scatola da riempire». 


Cosa rischia il Paese?
«Di restare in bilico su una pedana traballante, che però si poggia su una montagna di miliardi. All’Italia serve stabilità, anche progettuale». 


Per il presidente Mattarella si sta perdendo tempo prezioso?
«Questo trapela dal Quirinale. Dal voto in Senato si era capito che l’operazione di coinvolgimento dei “responsabili” non avrebbe avuto molto respiro: era una settimana fa». 


E ora ci sono le consultazioni.
«Conte farà un solo giro. Poi toccherebbe a qualcun altro».


Renzi, Pd, Leu e M5s potrebbero tornare a sedersi allo stesso tavolo?
«Certo. Le elezioni erano più vicine 7 giorni fa, non ora». 

 

 

Crisi di Governo, Formigli (La7): «La vera crisi è economica, lavoro e aziende sono allo stremo»

Corrado Formigli, conduttore di “Piazza pulita” su La7: il premier dimissionario Giuseppe Conte farà un nuovo governo?
«Ha numeri deboli, difficile andare avanti così».


Allora avrà vinto Renzi?
«Conte ha ancora una mano da giocare, ma Renzi cercherà la spallata. Non vedo vinti e vincitori. Il problema è che non c’è visione». 


Lei come avrebbe agito?
«C’era solo un modo per uscire più forti dalla crisi: tutti i leader dei partiti della maggioranza dovevano entrare nel nuovo governo, dando la sensazione di giocarsi la faccia per salvare il Paese».


Insomma, il peggio deve ancora arrivare?
«La crisi economica l’abbiamo solo sfiorata, non ne conosciamo ancora il reale impatto. Ci saranno licenziamenti, molte aziende rischiano di essere comprate da quelle straniere: all’estero, i governi hanno sostenuto meglio gli imprenditori».


Siamo di fronte a rischiosi “giochi di Palazzo”? 
«Di sicuro ci sta perdendo l’Italia, danziamo sull’orlo del precipizio».

 
Verremo salvati da Draghi oppure da Mattarella?
«Il Paese è da reinventare, ma non vedo un Churchill all’orizzonte». 


Crisi di Governo, Porro (Canale 5): «Serve totale discontinuità, via il premier Conte»

 

Nicola Porro, vicedirettore de “Il Giornale” e conduttore di “Matrix” su Canale 5: che Italia sarà dopo il governo Conte bis?
«Un Paese dove stanno per arrivare dall’Europa 209 miliardi grazie al Recovery Fund: ma l’idea che possano essere gestiti da Conte-Casalino-Ciampolillo fa già tremare i polsi ai nascituri». 


Spera in un finale senza Conte premier?
«Se il direttore di questa locomotiva un po’ pazza che è l’Italia scendesse dal treno, sarei felice. Serve una personalità che offra una prospettiva di sviluppo di lungo periodo, per l’emergenza pandemia abbiamo già speso 150 miliardi». 


Solo le elezioni porterebbero una nuova classe politica... 
«Ma non si faranno. Troppi parlamentari sanno che non verrebbero più rieletti dopo il forte taglio già stabilito di deputati e senatori».


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