Bonafede contro le scarcerazioni dei boss: «Finito il rischio coronavirus tornino tutti in cella»

Bonafede contro le scarcerazioni dei boss: «Finito il rischio coronavirus tornino tutti in cella»
Bonafede contro le scarcerazioni dei boss: «Finito il rischio coronavirus tornino tutti in cella»
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Mercoledì 6 Maggio 2020, 14:02 - Ultimo aggiornamento: 14:24
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede contro le scarcerazioni dei boss a causa del coronovirus: «Rimando dentro tutti i boss». Bonafede sta studiando una norma che consenta ai magistrati di sorveglianza di rivalutare le scarcerazioni già disposte di boss della criminalità organizzata alla luce del mutato quadro dell'emergenza Coronavirus. Lo si apprende in ambienti di via Arenula. Gran parte delle scarcerazioni sono state disposte per gravi patologie, ma molte ordinanze fanno esplicito riferimento all'emergenza da Covid19.
 

Cafiero De Raho: «Di Matteo mi accennò del suo incontro con Bonafede sul Dap». «Probabilmente DI Matteo mi accennò che vi era stata (nel giugno 2018 ndr) quell'offerta» del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede «ma poi non so quale sia stato il successivo sviluppo». Lo ha rivelato il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho rispondendo all'Adnkronos alla domanda se durante la permanenza di Antonino Di Matteo alla Direzione nazionale antimafia l'ex pm gli avesse mai parlato della proposta fatta dal Guardasigilli come capo del Dap. «Mi parlò di dell'incarico di capo del Dap o forse agli Affari generali, qualcosa mi accennò in verità...», ha aggiunto Cafiero De Raho.

Alle 15 il ministro Bonafede al Question time alla Camera. Al Question time in programma oggi alla Camera alle 15, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, risponderà a una interrogazione sulle vicende relative alla nomina del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nel 2018, nonché in ordine alla recente sostituzione dei vertici del medesimo dipartimento, presentata da Pierantonio Zanettin di Forza Italia.

«Bonafede verrà a riferire in Parlamento perché Forza Italia lo ha chiesto. Di fronte alle dichiarazioni di Di Matteo che hanno gettato pesantissime ombre sul ministro della Giustizia, il Guardasigilli ha il dovere di chiarire». Lo ha detto Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, intervenendo a «Radio Anch'io», su Radio Uno. «Noi non parteggiamo né per Di Matteo né per Bonafede. E troviamo molto discutibile che un membro del Csm si esprima contro un ministro della Repubblica in diretta tv. Ma questo è ormai un fatto, e adesso noi dobbiamo discutere della responsabilità politica e dobbiamo capire cosa veramente è accaduto. Qualcuno -ha aggiunto- ci deve spiegare se è vero che a Di Matteo sia stata offerta la direzione del Dap, se è vero che la Polizia penitenziaria avesse trasmetto alla Procura nazionale antimafia e alla direzione del Dap un'informativa circa la reazione dei boss rispetto a un'ipotizzata nomina di Di Matteo, se è vero che esistono intercettazioni dell'inizio di giugno 2018 e se di queste fosse a conoscenza Bonafede. A noi interessano queste risposte».

«Che quando si fa una nomina di un capo dipartimento importante come il Dap ci siamo pressioni fa parte del gioco democratico e quindi non ci vedo niente di strano che ci sia una dialettica tra posizioni diverse, è abbastanza fisiologico.
Escluderei che Bonafede si sia messo a discutere con i boss mafiosi su chi era il capo del dipartimento che preferivano. La cosa che mi sembra più strana è che Di Matteo attenda diversi anni per accorgersi di questa incongruenza. Sicuramente, oltre che nelle interviste, dovrà trovare il modo di chiarire le sue valutazioni anche in sedi istituzionali, è un'esigenza che vale anche per lui essendo impegnato in una delicata funzione istituzionale». Lo ha affermato il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, ospite di 'Omnibus' su La7.
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