Afghanistan, Trenta: «Si valuta il ritiro dei militari». La Lega: solo opinione del ministro

Trenta: «Valutare ritiro dall'Afghanistan entro 12 mesi»
Trenta: «Valutare ritiro dall'Afghanistan entro 12 mesi»
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Lunedì 28 Gennaio 2019, 16:03 - Ultimo aggiornamento: 19:13

Valutiamo il ritiro dei militari italiani dall'Afghanistan, annuncia il ministero della Difesa guidato da Elisabetta Trenta. Immediata la replica della Lega. Solo una valutazione del ministro. E nel governo gialloverde anche l'Afghanistan diventa l'ennesimo terreno di scontro. «Il ministro Trenta ha dato disposizioni al Coi (Comando Operativo di vertice Interforze) di valutare l’avvio di una pianificazione per il ritiro del contingente italiano in Afghanistan», riferiscono fonti della Difesa, aggiungendo che «l’orizzonte temporale potrebbe essere quello di 12 mesi».

«Facciamo quel che serve per riportare pace e stabilità. Al momento nessuna decisione è stata presa ma solo una valutazione da parte del ministro per competenza», è il commento di fonti della Lega alla valutazione chiesta dal ministro della difesa sul ritiro dei soldati in Afghanistan.

L'annuncio dell'amministrazione Trump, a fine dicembre, di voler dimezzare la presenza di truppe americane in Afghanistan, da circa 14mila a 7mila, ha avuto ripercussioni - secondo quanto si è appreso - sui piani italiani di riconfigurazione del contingente ad Herat, oggi composto da pooco meno di mille militari. Una riduzione era già prevista, ma finora non si era mai parlato di una completa chiusura della storica missione in Afghanistan, dove i militari italiani sono presenti dal 2003. 

La decisione di avviare una pianificazione per ritirare tutto il contingente di militari italiani in Afghanistan entro 12 mesi è stata discussa, viene sottolineato in ambienti governativi, sia con gli alleati americani, sia con la Nato, sia con le autorità afgane. 

Per la missione Nato in Afghanistan, il Parlamento ha autorizzato, per i primi 9 mesi del 2019, un impiego massimo di 900 militari, 148 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei, in gran parte dislocati ad Herat presso il Taac-W, vale a dire il contingente multinazionale, a guida italiana, che si occupa dell'addestramento, dell'assistenza e della consulenza delle forze di sicurezza locali. L'area di responsabilità italiana in cui opera il Taac-W - attualmente su base Brigata aeromobile Friuli e comandato dal generale Salvatore Annigliato - è un'ampia regione dell'Afghanistan occidentale, grande quanto il Nord Italia che comprende le quattro province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah. Da tempo si parla di una contrazione del contingente in Afghanistan e di un dimezzamento di quello in Iraq, con l'annunciata chiusura nel primo trimestre di quest'anno della task force Praesidium, vale a dire i 470 militari a protezione della diga di Mosul. Tutto questo a fronte di un maggior impegno in Africa, dove sono concentrati gli interessi nazionali, specie
con riferimento al controllo dei flussi migratori. In questo contesto va inquadrata la missione in Niger, la riconfigurazione di quelle in Libia e il previsto invio di un contingente in Tunisia nell'ambito di una operazione della Nato. 

Intanto Stati Uniti e talebani hanno raggiunto un'intesa di principio per un accordo quadro sulla pace in Afghanistan. Lo ha reso noto l'inviato Usa al New York Times al termine di una lunga serie di colloqui con i talebani in Qatar. In base all'intesa, ha spiegato Zalmay Khalilzad, i talebani si impegnano a impedire che l' Afghanistan «diventi una piattaforma per gruppi terroristici internazionali». Questa base, ha aggiunto, potrebbe portare al ritiro delle truppe americane e all'avvio di negoziati diretti talebani-Kabul.

«Abbiamo una bozza che deve essere arricchita prima che diventi un accordo», ha detto l'inviato americano, Zalmay Khalilzad, in un'intervista al The New York Times a Kabul, dopo sei giorni di colloqui a Doha: «I talebani si sono impegnati, con nostra soddisfazione, a fare ciò che è necessario per impedire che l' Afghanistan diventi una piattaforma per gruppi terroristici internazionali o individui». Il Nyt rileva che dopo nove anni di sforzi per ottenere un accordo di pace con i talebani, l'intesa di principio appena raggiunta, sebbene preliminare, è il più tangibile passo verso la fine di una guerra che in due decenni che è costata la vita di decine di migliaia di persone ed ha cambiato profondamente la politica estera americana.

«La decisione del ministero della Difesa Elisabetta Trenta di affidare al Comitato operativo di vertice interforze la pianificazione per il ritiro del nostro contingente in Afghanistan è molto positiva». Così in una nota i parlamentari del MoVimento 5 Stelle nelle commissioni Esteri al Senato e alla Camera dei deputati. «La pianificazione dovrebbe coprire circa 12 mesi. In questo modo si potrà analizzare la posizione dell'Italia nell'orizzonte più ampio delle varie
missioni internazionali in cui il nostro Paese è impegnato», concludono i parlamentari.

«Il ritiro delle truppe dell' Afghanistan è una splendida notizia. Ho lottato tanto per questo obiettivo e con me ha lottato tutto il Movimento. In Afghanistan abbiamo perso uomini valorosi nonché sprecato più di 5 miliardi di euro dei cittadini italiani». Lo scrive su Facebook Alessandro Di Battista. «Ho appena parlato con Luigi Di Maio - prosegue - complimentandomi per la decisione. Si tratta di un altro successo di questo governo. Faccio i miei complimenti anche al Ministro della Difesa Trenta. Sarà bellissimo vedere i nostri soldati far ritorno già nei prossimi mesi». 

«Ma è vero che il ministro della Difesa senza confrontarsi con il Parlamento pensa di azzerare a breve il contingente militare italiano in Afghanistan? Non ci sembra che in quella martoriata parte del pianeta la situazione
sia tale da suggerire un disimpegno della comunità internazionale e quindi nemmeno dell'Italia». Lo afferma
Maurizio Gasparri di Fi.

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