Il Natale a più velocità. Il Cts: dal 4 dicembre ripartono i ristoranti

Il Covid frena poco: a Natale non si aprirà in tutte le Regioni. Feste con le 3 fasce
​Il Covid frena poco: a Natale non si aprirà in tutte le Regioni. Feste con le 3 fasce
di Mauro Evangelisti e Alberto Gentili
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Mercoledì 18 Novembre 2020, 21:56 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 13:54

La Puglia rischia la fascia rossa, ma il presidente Emiliano gioca d’anticipo e con una lettera al governo chiede di inserire tra le aree con le chiusure più rigorose solo una parte della regione, le province di Foggia e Bat (Barletta, Andria e Trani). La Basilicata vede aumentare la pressione delle terapie intensive e domani, quando usciranno le nuove valutazioni della cabina di regia sui 21 parametri, rischia di passare dalla fascia arancione a quella rossa. In bilico anche la Liguria, anche se il governatore Toti dice che il quadro è migliorato. Agenas (Agenzia nazionale sanità) avverte: 17 Regioni vicine alla saturazione delle terapie intensive. La corsa dei contagi rallenta, ma la situazione è ancora a rischio. Da escludere per Natale riaperture generalizzate.

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La Lombardia resterà in fascia rossa quanto meno fino al 27 novembre.

E se è vero che l’Rt sta frenando e che gli ospedali si sono riorganizzati, la regione governata da Attilio Fontana viaggia sempre attorno a 8.000 nuovi casi giornalieri (ieri 7.633): difficile pensare a un Natale senza limitazioni. Il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, a Porta a Porta, ha aperto sui ristoranti e sui negozi a livello nazionale: «Il 4 dicembre potranno tornare a una seminormalità». Ma ha avvertito: «Un Natale tradizionale ce lo possiamo scordare». Le Regioni, nella trattativa con il governo, stanno premendo per delle soluzioni che allentino le misure di contenimento magari non su scala regionale, ma provinciale. Torniamo all’esempio della Lombardia: si potrebbero riaprire territori come quello di Bergamo che sono meno colpiti da questa seconda ondata. 

Veneto e Lazio, le due regioni in fascia gialla, comunque stanno tenendo. Addirittura l’Rt del Lazio sta scendendo attorno a 1. Anche ieri si è confermata la diminuzione dell’aumento dei nuovi casi, ma comunque sempre di incremento di tratta. Sono 34.282 i positivi in 24 ore con una flessione della percentuale degli infetti sul numero di tamponi eseguiti (14,6 per cento). Frenano i ricoveri: più 58 in terapia intensiva. Drammatico il bilancio dei decessi, 753. Avverte il ministro della Salute, Roberto Speranza: «Senza sacrifici non si può piegare la curva».

Di fronte a questo quadro, si riafferma nel governo la linea della prudenza. Traduzione: nessuna Regione scenderà sotto il livello “giallo”. «Aprire tutto non è contemplato, serve cautela fino a quando non abbiamo la certezza che ne siamo fuori», dice il ministro delle Regioni, Francesco Boccia. E la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa: «Faremo di tutto perché il Natale sia reso più tradizionale possibile, ma è ovvio che non si potrà rivedere il film che abbiamo già visto durante l’estate».

I governatori però mordono il freno. L’obiettivo è ottenere il 3 dicembre un Dpcm che consenta un allentamento, in vista del Natale, con la riapertura di bar, ristoranti e negozi in tutta Italia. O quasi. Ecco il ligure Toti che da arancione vuole transitare a zona gialla: «Ci sono in giro troppi catastrofisti, qualcuno sembra quasi provare un sottile piacere nel pronosticare un Natale cupo, chiusi in casa e lontani dagli affetti più cari». Ed ecco il lombardo Fontana: «Ora siamo prudenti, ma dobbiamo fare il Natale e dobbiamo farlo con una certa libertà». Più cauto, anzi di segno opposto, il governatore piemontese Alberto Cirio: «La mia paura è quella del Natale. Se immaginiamo di farlo come qualcuno ha vissuto le settimane dell’estate, a gennaio o febbraio ritorneremo in questa situazione e non possiamo permettercelo».

Nel frattempo va avanti il braccio di ferro tra governo e governatori sui 21 parametri usati per decretare la sorte delle Regioni. Il tema verrà affrontato oggi pomeriggio durante il vertice tra i ministri Boccia, Speranza, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Brusaferro e i rappresentanti delle Regioni che chiedono maggiore discrezionalità politica al momento di adottare le ordinanze di chiusura. Il governo però è intenzionato a respingere la richiesta: «Il sistema per parametri ci consente interventi mirati e di introdurre misure restrittive limitate nel tempo e ben dosate sull’effettivo livello di rischio dei territori», ha detto il premier Conte. Ma la partita non è del tutto chiusa: la linea dell’esecutivo è che se saranno i tecnici della cabina di regia ad accettare una modifica ai criteri finora usati, l’esecutivo non si opporrà.

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