Morisi, gli escort chiamarono i carabinieri per vendetta: «Doveva ancora pagarci 2000 euro»

La telefonata che ha fatto scoprire la droga è partita dopo una violenta lite sotto casa. I romeni: "Ci hanno fatto un furto"

Morisi, gli escort chiamarono i carabinieri per vendetta: «Doveva ancora pagarci 2000 euro»
Morisi, gli escort chiamarono i carabinieri per vendetta: «Doveva ancora pagarci 2000 euro»
di Giuseppe Scarpa
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Venerdì 1 Ottobre 2021, 06:39 - Ultimo aggiornamento: 13:21

È una questione di soldi. Un (presunto) debito da saldare in contanti e seduta stante, a conclusione del party, che genera scompiglio e sfocia in una lite furibonda sotto casa di Luca Morisi. Da un lato c'è l'ormai ex braccio destro di Matteo Salvini dall'altra i suoi ospiti che pretendono a muso duro di ricevere altro denaro. I contendenti, però, non si accordano. Da qui nasce la chiamata di P.R. ai carabinieri: «Ci hanno fatto un furto, ci hanno fatto un furto», dice al 112 in due diverse telefonate. Una ripicca di cui lo stesso autore non valuta appieno (o forse sì) le conseguenze devastanti sulla vita del 47enne ingegnere informatico.
Un dispetto del romeno 20enne, modello ed escort, come lui stesso si definisce, e del connazionale nei confronti di Morisi. Il passo falso compiuto dell'ex spin doctor del numero uno del Carroccio sarebbe stato quello di non aver saldato il prezzo pattuito per l'intera serata con i suoi due accompagnatori. Una parte sarebbe stata bonificata, come ha raccontato P.R. in un'intervista rilasciata a Repubblica, l'altra no. «Quattromila euro, per andare da Milano a Belfiore e passare con lui una giornata. L'accordo tra noi era che ci saremmo divisi a metà il compenso (con il connazionale). Prima di partire da Milano, il mio amico ha ricevuto da Morisi un bonifico di 2.500 euro. A me ne ha dati in contanti 500: aveva un debito da saldare con me».

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LA VICENDA
Forse nessuno dei protagonisti della serata avrebbe mai pensato ad un simile epilogo.

Ad ogni modo nasce così la fine della sfolgorante carriera del 47enne Morisi sotto il suo appartamento a Belfiore, in provincia di Verona, a Ferragosto. Il fatto di non aver trovato una soluzione sull'eventuale quota da pagare ha spinto P.R. a telefonare ai militari dell'Arma. Il risultato è che i carabinieri arrivano, vedono i tre su di giri, intuiscono che c'è stata una serata a base di stupefacenti, perquisiscono l'appartamento e poi li portano in caserma. Il party termina con una denuncia per tutti e tre i protagonisti di questa storia per detenzione ai fini di spaccio. C'è infatti il flaconcino di Ghb in possesso dei due romeni, che accusano Morisi di averglielo consegnato, «quel flacone non era suo», sostiene la difesa di Morisi. Inoltre ci sono i pochi grammi di cocaina, 2, a casa del fedelissimo del segretario della Lega, che non gli valgono alcuna contestazione penale data la quantità irrisoria.

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L'EPILOGO
È così che la carriera del social media manager del numero uno del Carroccio termina ingloriosamente. Quello dei carabinieri sarebbe potuto essere un intervento come altri che, spesso, alle forze dell'ordine capita di eseguire. Non c'è alcun giro di droga di particolare rilievo, la stessa pratica viene gestita dalla Compagnia di San Bonifacio, il nucleo investigativo dei carabinieri di Verona non viene coinvolto. Il procuratore capo Angela Barbaglio commentando l'indagine afferma che «non risulta una pregressa attività di spaccio».
Ma in questa vicenda ciò che rileva è il nome del protagonista. L'uomo che più di tutti ha influenza sul leader del principale partito italiano. Difficile da tenere riservato un episodio di una simile portata. Quando Morisi capisce che la vicenda diventerà con ogni probabilità pubblica decide di dimettersi. Pochi giorni dopo esce la notizia. È la fine professionale all'interno della Lega per Luca Morisi. Adesso bisognerà capire se l'intera storia diverrà un processo. Un epilogo non affatto scontato perché la contestazione di spaccio riguarda una boccetta di Ghb trovata nell'auto dei due romeni.

 

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