Sanatoria sui migranti, M5S si spacca e frena: l'accordo torna in bilico

Sanatoria sui migranti, M5S si spacca e frena: l'accordo torna in bilico
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Martedì 12 Maggio 2020, 07:22 - Ultimo aggiornamento: 12:40

Ancora un rinvio del governo. Il decreto Rilancio da 55 miliardi, già decreto Aprile poi diventato giocoforza decreto Maggio, si incaglia un'altra volta sulla difficile quadratura delle coperture ma soprattutto su un duro braccio di ferro sul tema dei migranti. A sera il ministro Roberto Gualtieri annuncia che sono stati «sciolti» i nodi politici. Ma il Cdm non è ancora convocato e con il passare delle ore il dissenso di M5S sulle regolarizzazioni di braccianti agricoli, colf e badanti, e di Italia viva su Irap, bonus vacanze e reddito di emergenza, minacciano di mettere in discussione l'accordo di massima raggiunto domenica notte in un vertice fiume.

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A tenere banco nella maggioranza, ed alimentare tensioni tra gli alleati, è soprattutto lo scontro sulle regolarizzazioni. Perché domenica notte un'intesa sembrava chiusa anche con i rappresentanti M5S: «È arrivato un sostanziale via libera di Bonafede e Crimi». Ma in mattinata dalle fila M5s iniziano i distinguo, poi la frenata, in nome del «no alle sanatorie indiscriminate». Il punto è che la bozza d'intesa, sostenuta dalla ministra Luciana Lamorgese, da Peppe Provenzano per il Pd, da Teresa Bellanova per Iv e da Leu, prevede un doppio binario: la regolarizzazione di lavoratori in nero, italiani e non, e permessi di soggiorno di sei mesi per i migranti che cerchino lavoro.
Vengono introdotti requisiti stringenti: nel primo caso il datore di lavoro regolarizza il lavoratore in nero già presente in Italia prima dell'8 marzo, con una sanatoria delle irregolarità penali, pagando un forfait di 400 euro; nel secondo caso il lavoratore il cui permesso di soggiorno sia scaduto dopo il 31 ottobre 2019 può chiedere un permesso di sei mesi per cercare lavoro versando una somma di 160 euro. Ma il M5S ribolle: i più critici contestano entrambi i meccanismi, nel primo caso denunciando il rischio di salvare caporali e sfruttatori, nel secondo per i sei mesi di permesso senza lavoro.

LA MEDIAZIONE
Un compromesso potrebbe arrivare da un passaggio delle bozza: le istanze di regolarizzazione per avere il permesso di soggiorno per lavoro vengono rigettate se il datore di lavoro negli ultimi 5 anni è stato condannato anche in via non definitiva per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o per sfruttamento della prostituzione o di minori, per il reato di caporalato o reati legati alla legge sull'immigrazione. Ma a sera manca un'intesa. «Il M5S è terra di nessuno, non si sa con chi parlare. Vogliono stralciare la norma dal decreto per mandarla su un binario morto», attaccano i renziani. La norma, assicurano dal Pd, arriverà in Cdm e lì un accordo si troverà. «Ci sarà la regolarizzazione di colf, badanti e lavoratori agricoli che è necessaria e giusta perché c'è carenza di manodopera, e aiuterà a far emergere anche il lavoro nero» cerca di tranquillizzare il ministro Roberto Gualtieri intervenendo al Tg5. Ma intanto la convocazione è rinviata. Una riunione tecnica del preconsiglio, preparatoria del Cdm, slitta fino a tarda sera.

LE PRESSIONI
Nel frattempo Italia Viva con Maria Elena Boschi chiede di modificare, perché troppo complesso nei requisiti, il bonus turismo: meglio dare direttamente i soldi agli albergatori, dicono i renziani che contestano anche il reddito di emergenza, su cui un accordo tra M5s e Pd è stato raggiunto, e i «troppo pochi fondi alle famiglie e alle scuole paritarie». Nonostante 55 miliardi non siano pochi, le richieste di ora in ora si moltiplicano e i conti non riescono a quadrare. La lettura della bozza non convince gli enti locali e i sindaci delle principali città. Ma la manovra fa discutere anche sul fronte della Cig in deroga, che una parte della maggioranza vuole rendere molto più rapida e veloce, snellendo le procedure adottate fino ad ora. Oggi, salvo ulteriori colpi di scena, dovrebbe arrivare il via libera finale al decreto da 55 miliardi.
Gi. Fr.
B. J.

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