Migranti, gli irregolari sono oltre 500 mila ma i grillini si fermano a 50 mila

Migranti, gli irregolari sono oltre 500 mila ma i grillini si fermano a 50 mila
Migranti, gli irregolari sono oltre 500 mila ma i grillini si fermano a 50 mila
di Giusy Franzese
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Martedì 12 Maggio 2020, 10:14 - Ultimo aggiornamento: 10:20
Cinquecentomila contro cinquantamila. È la distanza sulla platea degli invisibili che potrebbe accedere alla regolarizzazione. Una distanza abissale, che non rende agevole la possibilità di un compromesso all'interno della maggioranza. A sostenere la platea più ampia è soprattutto Italia Viva con la ministra Teresa Bellanova, ma anche il Pd. A chiedere a gran voce che la platea si riduca a non oltre cinquantamila persone sono i Cinquestelle. Se sul numero dei beneficiari della regolarizzazione si troverà compromesso, il meccanismo per accedere al rilascio del permesso di soggiorno è praticamente definito.

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IL MECCANISMO
Due i canali di accesso: il lavoratore chiede il permesso di soggiorno accompagnato da un datore di lavoro pronto a fargli un regolare contratto; il lavoratore va da solo in Questura a chiedere il permesso di soggiorno temporaneo (l'accordo dell'altra notte era su sei mesi) in attesa di trovare chi gli fa un contratto. Nel primo caso la pratica costa 400 euro (pagate dal datore di lavoro); nel secondo 160 euro (pagate dal lavoratore). Ci sono comunque dei vincoli: al secondo caso (senza contratto) possono accedere solo i cittadini stranieri con permessi di soggiorno scaduti al 31 ottobre 2019. Insomma persone che ora sono clandestini, ma in Italia ci sono stati anche in modo regolare.

Tornando alla platea potenziale ovviamente alla base delle due stime così lontane tra di loro c'è una visione completamente diversa del problema. I cinquecentomila comprendono tutti gli irregolari che si trovano sul territorio italiano e che gravitano attorno al mondo del lavoro nei campi e in quello domestico. In nero, ovviamente. Circa trecentomila sarebbero solo i braccianti agricoli clandestini, sfruttati dai caporali e dai datori di lavoro senza tanti scrupoli. Vivono per la maggior parte nelle baracche e nelle tendopoli, senza nemmeno gli elementari servizi igienici. Sono quindi vulnerabili alle malattie. E con il Covid che potrebbe riprendere la sua furia contagiosa, sono un problema anche da questo punto di vista, oltre che etico e di rispetto della dignità delle persone.

Duecentomila sarebbero invece badanti e colf che già lavorano nelle casse degli italiani accudendo anziani e bambini: in questo caso, soprattutto per chi vive presso il datore di lavoro, il problema sanitario è secondario. Si tratta però di regolarizzare posizioni che solo per una questione burocratica - il decreto flussi è praticamente bloccato da dieci anni - non consente a queste persone di avere un contratto regolare che renderebbe più serene loro ma anche le famiglie che li ospitano. Il Pd è d'accordo a includere colf e badanti nella platea dei regolarizzandi.

Non così il Movimento Cinquestelle: «Non è un'urgenza da decreto Rilancio», dicono al quartier generale. «Apriamo un tavolo, esaminiamo con calma la questione, e poi ne parliamo». Ma anche limitandosi solo a una regolarizzazione per il lavoro agricolo - che pure i grillini condividono sia una necessità economica - le stime restano molto distanti. Il punto di partenza è di principio: regolarizzare solo il numero di lavoratori che servono attualmente nei campi, in carenza di manopera a causa del blocco alle frontiere degli stagionali stranieri che ogni anno arrivano in Italia per i mesi della raccolta. Queste persone, circa trecentomila, «oggi sono impossibilitate a causa della pandemia in corso» dice il sottosegretario alle politiche agricole Giuseppe L'Abbate.

Il problema però può essere risolto dando la possibilità ai percettori del reddito di cittadinanza di avere contratti brevi cumulabili con l'assegno assistenziale. E il decreto in arrivo dovrebbe prevedere questa possibilità con contratti di 30 giorni rinnovabili di altri 30. Poi - ragionano sempre in casa Cinquestelle - ci sono i braccianti che non arrivano a 51 giornate all'anno, il 60% sono italiani e il 40% stranieri. Di questi circa 50.000 (stime con le quali concorda il sindacato Uila-Uil) in questo momento sono con contratti scaduti, quindi son persone già schedate e note allo Stato. «Dobbiamo permettere a loro e solo a loro di ottenere una estensione del permesso di soggiorno scaduto» dice L'Abbate. Tutto il resto andrebbe a premiare - è la tesi dei Cinquestelle - caporalato e sfruttatori di lavoro nero.

 
 
 
 
 
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