Migranti, il dietrofront M5S: pronti a dare l'ok al processo Salvini

Migranti, il dietrofront M5S: pronti a dare l'ok al processo Salvini
Migranti, il dietrofront M5S: pronti a dare l'ok al processo Salvini
di Valentina Errante e Barbara Jerkov
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Giovedì 19 Dicembre 2019, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 11:51

Questa volta il Movimento 5Stelle voterà sì e il procedimento a carico di Matteo Salvini, autorizzato dalla giunta del Senato, seguirà le vie ordinarie. L'ex ministro rischia un processo per sequestro di persona aggravato. Lo ha detto chiaramente Luigi Di Maio, ieri, sostenendo che, contrariamente a quanto avvenuto per il caso Diciotti, la scelta dello scorso luglio di impedire lo sbarco dei migranti a bordo della Gregoretti sarebbe stata un'azione personale dello stesso Salvini. «Parole da piccolo uomo, più che l'onore potè la poltrona», dice duro il leghista Nicola Molteni, già sottosegretario al Viminale con Salvini ministro. Ed effettivamente l'accusa da parte del Tribunale dei ministri di Catania per l'ex numero uno del Viminale è pesante, ma quasi identica a quella stoppata lo scorso febbraio dalla giunta per le autorizzazioni a procedere con il voto dei Cinquestelle, all'epoca al governo insieme alla Lega.

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«Abusando dei poteri», da ministro dell'Interno avrebbe «privato della libertà personale i 131 migranti bloccati a bordo della nave Gregoretti della Guardia Costiera italiana dalle 00:35 del 27 luglio 2019 fino al pomeriggio del 31 luglio» successivo, quando è giunta l'autorizzazione allo sbarco nel porto di Augusta, nel Siracusano. È questa l'accusa per cui si chiede l'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.
Il provvedimento è stato notificato all'ex ministro che l'ha reso noto martedì sera in un'intervista a Rete 4. Per l'accusa, da ministro dell'Interno, Salvini, impedendo lo sbarco, avrebbe «determinato consapevolmente l'illegittima privazione della libertà dei migranti, costretti a rimanere in condizioni psico fisiche critiche a bordo». Per la stessa vicenda la procura distrettuale di Catania aveva chiesto l'archiviazione.
«E' una vergogna. Vorrei sapere quanto queste indagini costano al popolo italiano», il commento ieri mattina di Salvini, «quanto costano gli uomini ed il tempo sottratti alle indagini vere su criminali veri». «Il fatto che io rischi 15 anni di carcere per aver difeso i confini del mio paese mi fa dire che in Italia c'è un problema», rincara. Sfidando i grillini: «Sono curioso di vedere ora che posizione terrà il M5S che sulla vicenda analoga di nave Diciotti votò contro l'autorizzazione a procedere».

L'ANNUNCIO
E i grillini, annuncia appunto a sera Di Maio, stavolta voteranno all'opposto: sì al processo cioè. «Quando circa un anno prima, ad agosto 2018, bloccammo la Diciotti era perché l'Europa non ci ascoltava, facemmo la voce grossa e poi riuscimmo a ottenere la redistribuzione», ricorda il ministro pentastellato parlando a Porta a porta. «Il 31 luglio dell'anno dopo la redistribuzione funzionava. Il blocco della Gregoretti non fu una decisione del governo ma solo del ministro dell'Interno Matteo Salvini... fu una azione personale. Ora qui non si stratta di fare o no un favore a qualcuno: noi a gennaio o febbraio di quest'anno saremo chiamati a riconoscere l'interesse pubblico prevalente a bloccare una nave: ma stiamo parlando di una nave bloccata a luglio quando gli altri paesi europei, che venivano chiamati, si offrivano per la redistribuzione dei migranti».
La richiesta di autorizzazione verrà incardinata oggi in giunta delle autorizzazioni del Senato. L'organismo avrà 30 giorni - «termine non perentorio», ricorda Maurizio Gasparri, presidente dell'organismo parlamentare - per esprimere un giudizio sulla richiesta; entro 60 giorni dovrà poi pronunciarsi l'Aula di Palazzo Madama. «L'interessato potrà essere sentito, se lo vorrà», aggiunge Gasparri. Il presidente della Giunta non si pronuncia invece sull'ipotesi che l'esito, per un caso analogo a quello della nave Diciotti, possa essere diverso (il Senato negò l'autorizzazione per l'allora vicepremier), visto il cambio di maggioranza e di equilibri politici. «Stavolta i senatori M5S potranno votare con conoscenza e coscienza da uomini liberi, a differenza di quanto fecero con la Diciotti, sottraendo l'allora ministro Salvini al suo giudice naturale», dice l'ormai ex a sua volta pentastellato Gregorio De Falco. Ma un pentastellato in rotta di collisione con l'alleanza a sinistra, Gianluigi Paragone, si prepara a marcare ancora una volta il suo dissenso dai vertici 5Stelle votando no, creando nuovi imbarazzi per il Movimento.

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