Mes, intesa nella maggioranza sul testo della risoluzione: «Verifica di negoziato prima di ratifica»

Mes, c'è l'intesa di maggioranza: «Verifica di negoziato prima di ratifica»
Mes, c'è l'intesa di maggioranza: «Verifica di negoziato prima di ratifica»
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Martedì 8 Dicembre 2020, 18:30 - Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 00:14

Mes, c'è l'accordo. Intesa raggiunta sul testo della risoluzione sulla riforma del Mes al vertice di maggioranza appena conclusosi. L'accordo, spiegano fonti di governo è «soddisfacente per tutti i gruppi». L'incontro, secondo quanto viene riferito da fonti di Iv, sarebbe stato caratterizzato da una accesa discussione tra M5S e Pd. Sul Recovery Plan, invece, è ancora stallo e il PD sta lavorando ancora per trovare una soluzione. «Il confronto sul Recovery plan e la sua governance non è mancato e non mancherà. Il Recovery plan rappresenta una grande chance da non disperdere nei rivoli di polemiche assolutamente infondate», dice in una nota il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, capo delegazione del M5S nel governo. 

L'agenda

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, - si legge in una nota -domani mercoledì 9 dicembre terrà le Comunicazioni in Parlamento in vista del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre.

Di seguito il programma degli interventi: Ore 9.00 - Camera dei Deputati Ore 16.00 - Senato della Repubblica.

Cosa dice la risoluzione

La maggioranza impegna il governo a «finalizzare l'accordo politico raggiunto all'eurogruppo e all'ordine del giorno dell'eurosummit sulla riforma del trattato del Mes». Lo si legge nella bozza di risoluzione su cui si è raggiunto l'accordo in maggioranza. 

Il Parlamento impegna il governo «a ribadire che questa riforma non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento, proprio alla luce delle ultime scelte realizzate in seno alla Ue che descrivono una nuova stagione di necessarie modifiche. A sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell'Edis». È quanto si legge nella bozza di risoluzione di maggioranza sul Mes.

«Lo stato di avanzamento dei lavori su questi temi (dalla logica del pacchetto all'introduzione del sistema Edis, ndr) in agenda sarà verificato in vista della ratifica parlamentare della riforma del trattato del Mes». È quanto si legge nella bozza di risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del premier Giuseppe Conte domani in Parlamento.

Mes e Recovery, settimana di fuoco per il Governo

La posizione dei partiti

Nel Pd il capo delegazione Dario Franceschini sembra dare una sponda a Conte: «Il preconsiglio notturno ha fatto un lavoro positivo e collegiale per migliorare le norme sulla struttura di governance del Recovery plan, in linea con quello che l'Europa ci chiede», spiega il ministro Dem. «Abbassare i toni, coinvolgere e includere», è la linea del Nazareno esplicata da Andrea Orlando

È in corso l'assemblea dei senatori M5S sul testo della risoluzione da presentare domani sulle comunicazioni del premier Giuseppe Conte, dopodiché alle 21.30 si terrà una assemblea congiunta dei gruppi M5S per fare il punto sulla risoluzione relativa alla riforma del Mes, dopo l'accordo raggiunto dai capigruppo della maggioranza. La frattura interna al M5S comunque sembra rientrata. Barbara Lezzi, in un post su Fb, annuncia di aver trovato un punto di caduta con i governisti. Non è detto che la bozza di risoluzione costruita nel pomeriggio piaccia a tutti nel Movimento e infatti il senatore ligure Crucioli ha dichiarato che non la voterà. «Voterò contro la risoluzione di maggioranza sul Mes domani in Aula». Lo ha ribadito il senatore M5S Mattia Crucioli al capo politico Vito Crimi nel corso dell'assemblea del gruppi grillino a Palazzo Madama, secondo quanto apprende l'Adnkronos. Crucioli sarebbe stato l'unico a esprimersi in tal senso durante la riunione pentastellata. Ora si cerca di capire quali saranno le mosse degli altri 'dissidentì grillini. «Non è escluso che Barbara Lezzi, Nicola Morra ed Elio Lannutti alla fine votino sì alla risoluzione...», dice off the records un senatore 5 Stelle. Anche il collega Fabrizio Trentacoste, un altro dei 16 senatori firmatari della lettera anti-Mes diffusa la scorsa settimana, potrebbe optare per il sì. «Tutto sarà deciso domani mattina». «Certamente non voterò a favore. Valuterò se astenermi o votare contro», dice all'Adnkronos, invece, Bianca Laura Granato. Anche Orietta Vanin si sarebbe riservata di decidere tra astensione e voto contrario.

 I «duri e puri», come Pino Cabras, Alvise Maniero o Raphael Raduzzi, non hanno sciolto ancora il nodo. Ma un loro «no», domani, sarà l'anticamera dell'espulsione. 

«Ringrazio chi ha lavorato in queste ultime giornate, le decine di parlamentari del Movimento che sono arrivati a questo punto di arrivo. Voglio ricordare tre elementi contenuti nella risoluzione che meritano di essere sottolineati. Il primo è la modifica del patto si stabilità: è la prima volta che tutti insieme diciamo chiaramente di metterlo in discussione, che bisogna andare in Europa a dire che il patto va rivisto completamente, e stiamo parliamo di una delle battaglie primordiali del Movimento». Lo ha detto il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi durante l'assemblea dei senatori. «Il secondo punto ottenuto è stato quello di dire unanimemente che il carattere intergovernativa del Mes va superato e ricollocato nell'UE. Infine, è stato ribadito che nel percorso verso la ratifica della riforma del Mes si farà una verifica dello stato di avanzamento dei lavori sulla logica di pacchetto e a ciò ora si aggiungono la riforma radicale del Mes e la modifica del patto di stabilità. Questa cosa ora è nero su bianco ed è sottoscritta da tutta la maggioranza», ha concluso.

Il ministro Luigi Di Maio è soddisfatto per l'intesa raggiunta in maggioranza sul testo della risoluzione sulla riforma del MES. «Ha prevalso il senso di responsabilità, come avevamo auspicato», ha detto sottolineando, secondo quanto si apprende, che «nel M5S ci sono anime diverse ma prevale sempre il senso di responsabilità».

Via libera da Iv alla risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes, ma la firma dei capigruppo renziani in calce al testo sarà messa solo dopo aver ascoltato l'intervento del premier Conte in Aula. È quanto si apprende da fonti di maggioranza al termine della riunione con il governo sulla risoluzione. Via libera politico all'intesa sulla bozza, dunque, ma i capigruppo di Iv hanno fatto sapere che non firmeranno subito il testo, reputando determinante quello che dirà nella sua relazione del premier. Lo scontro tra Matteo Renzi e Conte verte su due punti: la cabina di regia e il metodo usato dal premier, che, per Iv, fa tutto da solo. Da qui alle prossime ore, almeno sullo schema di aggiornamento del piano di Ripresa e Resilienza, si attende comunque qualche progresso: Conte non vuole assolutamente andare al Consiglio Ue senza un prima via libera al piano. Per la cabina di regia, invece, lo slittamento è quasi certo.  Il dl sulla task force, al momento, è accantonato. E forse solo una profonda modifica con l'inserimento di un ministro IV potrebbe sbloccarlo.

La risoluzione dell'opposizione

«Non firmare a nome dell'Italia i termini dell'accordo sulla ratifica della riforma del MES raggiunti il 30 novembre dall'Eurogruppo, proponendo di mettere le risorse del MES nella disponibilità della Commissione europea». È quanto prevede la risoluzione del centrodestra, che Lega-Fdi e Fi domani presenteranno alle Camere. Il testo, che potrebbe comunque subire ulteriori limature, è composto da 15 pagine, impegnando il governo anche su «questioni ambientali», «questioni sanitarie» e «relazioni esterne e sicurezza interna». Sul tema del Mes, Lega-Fdi e Fi, chiedono che le risorse vengano gestite «secondo gli indirizzi del Parlamento Europeo per misure di sostegno delle filiere economiche maggiormente colpite dalla crisi da Covid 19 e per finanziare investimenti specifici in ambito sanitario». Tra le richieste anche quella di «espungere dal Trattato qualsiasi riferimento alle regole di austerità del Fiscal compact quale precondizione per l'accesso alle linee di credito del fondo». Il documento, inoltre, come previsto, non presenta alcun riferimento al tema del Mes sanitario, da 37 mld, che vede su posizioni opposte Lega-Fdi e Fi, con Salvini e Meloni contrari al ricorso a quei soldi, a differenza di Berlusconi.

Nel testo concordato viene segnalata la necessità di «invertire l'attuale logica di intervento, per cui il Fondo di garanzia unica europea sui depositi interviene solo dopo l'applicazione della completa procedura del bail-in», come anche di «annunciare in modo visibile ed esplicito la necessità di espungere dal testo del Trattato qualsiasi riferimento al coinvolgimento del settore privato (private sector involvement) e a procedure agevolate di ristrutturazione del debito come le clausole di azione collettiva a firma singola (single-limb CACs)» .Tra le richieste anche quella di «cancellare l'immunità assoluta concessa al MES e a suoi dirigenti per renderlo sottoposto quanto meno alla corte di giustizia dell'Ue» e di «subordinare qualsiasi tipo di preventivo assenso alla riforma del Trattato MES all'accoglimento delle modifiche che eliminino le criticità esposte in premessa».

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