Medici No Vax reintegrati? Pro e contro, dalla carenza di personale alla tutela dei pazienti fragili

Per il governo il reintegro di questi medici è un segnale di normalità, ma non mancano le polemiche

Medici no vax, pro e contro: per il ministro serve personale, ma c'è preoccupazione per i pazienti fragili
Medici no vax, pro e contro: per il ministro serve personale, ma c'è preoccupazione per i pazienti fragili
di Fausto Caruso
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Mercoledì 2 Novembre 2022, 16:51 - Ultimo aggiornamento: 17:10

No vax contro pro vax. Con la revoca del green pass sembrava una diatriba conclusa, ma il primo decreto legge del governo Meloni ha riacceso il dibattito con il provvedimento che ha anticipato dal 1 gennaio a 1 novembre il rientro del personale sanitario non vaccinato all'interno degli ospedali. L'esecutivo lo interpreta come segnale di normalità, ma non mancano le polemiche di chi ritiene che la revoca dell'obbligo vaccinale sia arrivato troppo presto e rappresenti un messaggio sbagliato.

Le ragioni di chi è favorevole

«Crediamo fortemente che aver rimesso a lavorare nelle nostre strutture questi medici e questi operatori sanitari serva innanzitutto per contrastare proprio la carenza che si registra sul territorio», è stata la spiegazione del ministro della Salute Orazio Schillaci nella conferenza stampa seguita alla firma del decreto.

I medici sospesi per non essersi sottoposti alla vaccinazione obbligatoria vengono quantificati in circa 4mila e sono ritenuti un rinforzo fondamentale per far fronte alle liste d'attesa chilometriche.

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Le ragioni mediche che supportano la decisione stanno nella netta diminuzione della curva epidemiologica e nel calo della mortalità del virus rispetto ai primi ceppi. Senza contare che uno dei cavalli di battaglia di tutta la narrativa no vax, medica e non, è stata la mancata protezione del vaccino nei confronti dell'infezione, specialmente con l'arrivo delle nuovi varianti in grado di bucare lo scudo vaccinale. A proteggere i pazienti dall'infezione sarà dunque il mantenimento dei dispositivi di protezione individuale, come guanti e mascherine, il cui obbligo è stato prorogato fino alla fine dell'anno. «Sono stato un anno in corsia senza vaccino e non ho mai infettato nessuno», ha commentato all'Ansa Dario Giacomini, radiologo dell'Asl di Vicenza. «I vaccini sono stata un'operazione politica e non mi sono vaccinato perché non la ritengo la soluzione per fermare il contagio».

«Far tornare i medici non vaccinati al lavoro in questo momento non è rischioso», ha commentato il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli. «Durante l'emergenza Covid tutti i partiti, con l'esclusione di Fratelli d'Italia, avevano ragionato sulla prevalenza del diritto della comunità su quello individuale», ma la nuova situazione epidemiologica ha cambiato gli equilibri de calcolo costi benefici.

Le ragioni dei contrari

«I medici sarebbero stati reintegrati tra due mesi, quindi l'anticipo è una decisione ideologica che vanifica lo sforzo che è stato fatto per far vaccinare le persone. È una chiara decisione politica con una chiara connotazione anti vax». È il duro commento del microbiologo e senatore del Pd Andrea Crisanti, che aveva già attaccato la possibilità che venisse revocato l'obbligo di mascherina. Il senatore ribatte anche all'argomentazione che il vaccino non protegga dall'infezione: «l’R0 di Omicron è 15 coi non vaccinati, 1,5 coi vaccinati. Quindi, è un’altra balla che i vaccinati trasmettano il virus quanto i non vaccinati».

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Sotto accusa è la necessità di reintegrare i no vax per rafforzare le fila dei medici presenti in corsia. Il conteggio di 4mila medici del ministro Schilllaci comprende infatti anche quelli in età pensionabile, i liberi professionisti e gli odontoiatri, quindi secondo i calcoli di Anelli il personale effettivamente reintegrato non arriverebbe a 2mila unità su un totale di oltre 240mila medici. Da qui la denuncia delle opposizioni, in particolare l'ex ministra della Salute del Pd Beatrice Lorenzin che ricorda come la carenza di personale fosse un problema pre pandemico e che può essere risolto solo con interventi strutturali.

La preoccupazione più grande però è il messaggio che viene veicolato da questa scelta, che per molti costituisce un'indicazione in senso antiscientifico e contraddittoria rispetto a quella della massiccia campagna vaccinale condotta dal governo Draghi. Quale fiducia può dare al paziente un medico che rifiuta di conformarsi a un obbligo vaccinale? Senza contare che il loro rientro può essere visto come uno schiaffo a quei medici che invece il vaccino l'hanno fatto. Una preoccupazione che ha causato qualche frizione nella maggioranza: «È un messaggio che potevamo evitare di dare», ha dichiarato il capogruppo azzurro alla camera Alessandro Cattaneo, spalleggiato dalla collega Licia Ronzulli. Per ora il compromesso di alcune aziende ospedaliere può essere tenere i medici reintegrati lontani dai reparti a rischio e dai pazienti fragili, che sarebbero quelli più in pericolo in caso di contagio. Ma il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato ha annunciato che una norma in tal senso della regione Puglia verrà impugnata. La battaglia è tutt'altro che conclusa.

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