Matteo Salvini torna sovranista sull'euro: «Il mio attivismo fa paura». La lotta con Giorgia Meloni

Matteo Salvini torna sovranista sull'euro: «Il mio attivismo fa paura»
Matteo Salvini torna sovranista sull'euro: «Il mio attivismo fa paura»
di Mario Ajello
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Martedì 16 Febbraio 2021, 23:40 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 09:59

Sparigliare, essere presente dappertutto anche nel dialogo con la sinistra e con i sindacati, mettere bocca nei dossier più importanti e anche scottanti e darsi una missione da leader patriottico sul modello di quelli del dopoguerra. Salvini questo oggi vuole essere, per ribadire la sua centralità come capo della Lega, per non lasciare il campo mediatico e politico alla Meloni e per accreditarsi sempre di più come l’erede unico di Berlusconi. «Se il mio attivismo dà fastidio - dice parlando con i suoi - non m’importa. Io non mi fermerò». Era il meno entusiasta del governo Draghi e ora è quello che sembra esserlo più di tutti. Però, le scivolate sono scivolate. E le battute sbagliate contano. Infatti sulla moneta unica è sotto attacco Salvini. Ha detto questo: «L’euro è irreversibile? Di irreversibile per fortuna c’è solo la morte. L’unica cosa a cui non c’è rimedio è la decisione del buon Dio». Alla Lega assicurano: «Ma è solo una cosa detta così, senza pensarci troppo. Un’ovvietà per dire che tutto cambia nei secoli e nei millenni e magari può cambiare pure l’euro». E ancora: «Assurdo montare uno scandalo su una battutina».

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L'ascia di guerra

Però appena fa una mossa costruttiva - parlare con Zingaretti del tema del lavoro - poi Salvini la contraddice con una mossa o una gaffe divisiva come questa dell’euro che è perfetta per creare polemiche e attacchi. Con il capo del Pd si è visto l’altroieri per la prima volta, e ora Zingaretti gli manda questo messaggio: «Io dico basta alle guerriglie quotidiane tra partiti e troviamo i punti su cui collaborare. Perciò si dovrebbe evitare, da parte di Salvini, di dire quelle cose sull’euro, che oltretutto sono profondamente sbagliate». 
E se Matteo annuncia che «è il momento di deporre l’ascia di guerra», è anche quello che la sfodera contro gli scienziati rigoristi sul Covid e se la prende con il Cts che è diretta emanazione del governo.

Attacca sulla non riapertura degli impianti sciistici e vuole mettere i fedelissimi come sottosegretari al Viminale per le politiche sull’immigrazione. Insomma, Salvini di lotta e di governo. «Macché - ha detto ai suoi - non sarò come Bertinotti che non si capiva da che parte stava e faceva solo danni. Io lotto ma a favore del governo». «Matteo è proattivo», così dicono alla Lega. Infatti parla con tutti e vede tutti. Ascolta i sindacati, vede Tajani e Ronzulli (ieri) per fare il punto sul governo Draghi, va a trovare la ministra forzista Gelmini degli Affari Regionali - a cui fa capo il tema delle autonomie cui Salvini è sensibilissimo - e fissa incontri con il ministro delle Infrastrutture Giovannini, tecnico orientato a sinistra. E non solo si scambia sms con Renzi e i due a breve si vedranno. Idem, la prossima settimana, con Di Maio dopo il grande freddo in seguito alla caduta del governo gialloverde. Ma adesso: «A me interessa solo risolvere problemi, e ciò che è stato è stato».

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Il tour

Un tour di vere e proprie consultazioni post-crisi questo di Salvini l’uomo-ovunque. Si sente un po’ un padre della patria da ricostruire. «Voglio fare il punto - spiega - con tutti su salute, lavoro, scuola e ritorno alla vita». «Se mi avessero detto che avrei incontrato Zingaretti avrei sorriso, ma ora - incalza - bisogna pensare all’interesse del Paese e non alle divisioni». E’ in modalità spariglio il capo leghista, cerca sponde, apre spiragli, «non o pregiudizi né preconcetti verso nessuno». Tantomeno verso i sindacati: «Va difeso il lavoro, vanno aiutate le aziende a licenziare il meno possibile, altrimenti andiamo incontro al disastro».

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Però Salvini è anche quello che contro il rigorismo degli scienziati sul Covid se la prende con il Cts. E non sembra in linea con il governo che è poco aperturista - si veda la vicenda dello sci - in fatto di lotta al virus. Per di più, mentre si dà un profilo patriottico - e anche in privato insiste sempre sul ruolo di Roma da «rilanciare e rafforzare» - è anche capo di quel partito il cui neo-ministro del Turismo, Garavaglia, la prima uscita pubblica (a proposito degli impianti sciistici) la fa da Milano e non da Roma. Particolari poco importanti, assicurano alla Lega. Ciò che conta è che Salvini c’è ed è in modalità «ultra-lealista» verso Draghi e il governone. 
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