25 aprile, Mattarella detta la linea: «Fermare subito la guerra». E cita l’inizio di “Bella ciao”

Il Presidente da Acerra: è resistente chi, armato o meno, combatte l’invasore

25 aprile, Mattarella detta la linea: «Fermare subito la guerra». E cita l’inizio di “Bella ciao”
25 aprile, Mattarella detta la linea: «Fermare subito la guerra». E cita l’inizio di “Bella ciao”
di Mario Ajello
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Martedì 26 Aprile 2022, 00:33 - Ultimo aggiornamento: 10:04

Non è soltanto una lezione sul passato, è soprattutto una lezione sul presente e un richiamo all’ordine, quello di Sergio Mattarella. Parole rivolte a quelli, compresi molti titolari della memoria partigiana, che minimizzano la resistenza ucraina, che rifiutano di paragonarla a quella italiana del ‘43-‘45, che professano neutralismo ed equidistanza e finiscono per giustificare, o per certi aspetti comprendere o non rifiutare in blocco, l’invasione subita dalla democrazia di Kiev.

Il 25 aprile del Presidente Mattarella in due minuti

Il 25 aprile di Mattarella

Spiega il Capo dello stato a tutti i Pagliaruli: «Il valore della Resistenza, la resistenza all’aggressione, all’odio, alle stragi, alla barbarie contro i civili, supera i suoi stessi limiti temporali e geografici.

Nelle prime ore del mattino del 24 febbraio siamo stati tutti raggiunti dalla notizia che l’esercito russo aveva invaso l’Ucraina, entrando nel suo territorio da molti punti diversi. Come tutti, quel giorno, ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione». Parole che scandisce con nettezza Mattarella nella sua visita del 25 aprile ad Acerra dove avvenne una delle peggiori stragi al tempo dell’occupazione nazista. E ancora: «Il 24 febbraio, pensando agli ucraini svegliati dalle bombe e dal rumore dei carri armati, mi sono venute in mente le parole: questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor. Sappiamo tutti che sono le prime strofe di Bella ciao. Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l’Ucraina ma per tutti gli europei, per l’intera comunità internazionale. Avvertiamo l’esigenza di fermare subito, con determinazione, questa deriva di guerra prima che possa ulteriormente disarticolare la convivenza internazionale». E la libertà, questa la convinzione di Mattarella espressa già nei giorni scorsi, si difende anche con le armi. Esattamente come avvenne in Italia nel ‘43-‘45. «Per tutto ciò - conclude il Capo dello Stato - diciamo convintamente: viva la libertà, ovunque. Particolarmente ove sia minacciata o conculcata. Viva la Resistenza, Viva il 25 aprile, Viva la Repubblica».

 


Il severo richiamo mattarelliano ai Pagliarulo, alla sinistra ciecamente pacifista o sensibile alle sirene putiniane, è anche in questo passaggio: «Oggi c’è tra gli storici concordia nell’assegnare il titolo di resistente a tutti coloro che, con le armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a una invasione straniera, frutto dell’arbitrio e contraria al diritto, oltre che al senso stesso della dignità. Infine, accanto a questi valorosi italiani non può essere, ovviamente, mai dimenticato il ruolo decisivo dei soldati alleati». Il messaggio è chiaro e molto polemico nei riguardi di chi, al contrario appunto del Capo dello Stato, sostiene che gli ucraini debbano cavarsela da soli e senza armi procurate dell’Europa e degli Stati Uniti.


Prima di pronunciare questo discorso ad Acerra, in Campania, il Presidente della Repubblica è stato all’Altare della patria. Mentre a Milano si è svolta la manifestazione più importante della giornata (70mila persone secondo i promotori). Dove il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, dopo tante gaffe non può che sposare la linea Mattarella: «Il primo pensiero è alle vittime, ai feriti, ai profughi, a un popolo intero che vive queste settimane come tempo della catastrofe. Su questo non ci devono essere schieramenti o incertezze». 

DIVISIONI 

Non molti nel corteo la pensano così come ora dice di pensarla il Pagliarulo, e vengono lanciati slogan contro la Nato. Qualcuno si spinge, come al solito, a contestare la presenza della Brigata ebraica. Mentre a Roma, due cortei. Quello delle associazioni ex partigiane contrarie all’Anpi, tutto in difesa dell’Ucraina, con tante bandiere gialloblù e Calenda che polemizza con l’Anpi: «Non capisco come si possa celebrare la resistenza negando il diritto a resistere». E quello dell’Anpi e della sinistra a Porta San Paolo (con il sindaco Gualtieri, il presidente laziale Zingaretti e tanti altri) e in cui però spicca questo striscione non condiviso da nessuno o quasi dei presenti: «Contro Putin e contro la Nato». L’Anpi si dissocia. Così come Pagliarulo stigmatizza, ma senza troppa enfasi, la contestazione milanesi contro Enrico Letta accusato di essere un «servo degli americani»: «Sciocchezze fisiologiche».  Si canta Bella ciao sia a Roma sia a Milano. Ma forse è l’unica cosa che unisce una sinistra che ogni 25 aprile si divide rispetto alla destra ma stavolta la pace, la guerra e l’Ucraina l’hanno divisa al suo interno.
 

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