Non è soltanto una lezione sul passato, è soprattutto una lezione sul presente e un richiamo all’ordine, quello di Sergio Mattarella. Parole rivolte a quelli, compresi molti titolari della memoria partigiana, che minimizzano la resistenza ucraina, che rifiutano di paragonarla a quella italiana del ‘43-‘45, che professano neutralismo ed equidistanza e finiscono per giustificare, o per certi aspetti comprendere o non rifiutare in blocco, l’invasione subita dalla democrazia di Kiev.
Il 25 aprile del Presidente Mattarella in due minuti
Il 25 aprile di Mattarella
Spiega il Capo dello stato a tutti i Pagliaruli: «Il valore della Resistenza, la resistenza all’aggressione, all’odio, alle stragi, alla barbarie contro i civili, supera i suoi stessi limiti temporali e geografici.
Il severo richiamo mattarelliano ai Pagliarulo, alla sinistra ciecamente pacifista o sensibile alle sirene putiniane, è anche in questo passaggio: «Oggi c’è tra gli storici concordia nell’assegnare il titolo di resistente a tutti coloro che, con le armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a una invasione straniera, frutto dell’arbitrio e contraria al diritto, oltre che al senso stesso della dignità. Infine, accanto a questi valorosi italiani non può essere, ovviamente, mai dimenticato il ruolo decisivo dei soldati alleati». Il messaggio è chiaro e molto polemico nei riguardi di chi, al contrario appunto del Capo dello Stato, sostiene che gli ucraini debbano cavarsela da soli e senza armi procurate dell’Europa e degli Stati Uniti.
Prima di pronunciare questo discorso ad Acerra, in Campania, il Presidente della Repubblica è stato all’Altare della patria. Mentre a Milano si è svolta la manifestazione più importante della giornata (70mila persone secondo i promotori). Dove il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, dopo tante gaffe non può che sposare la linea Mattarella: «Il primo pensiero è alle vittime, ai feriti, ai profughi, a un popolo intero che vive queste settimane come tempo della catastrofe. Su questo non ci devono essere schieramenti o incertezze».
DIVISIONI
Non molti nel corteo la pensano così come ora dice di pensarla il Pagliarulo, e vengono lanciati slogan contro la Nato. Qualcuno si spinge, come al solito, a contestare la presenza della Brigata ebraica. Mentre a Roma, due cortei. Quello delle associazioni ex partigiane contrarie all’Anpi, tutto in difesa dell’Ucraina, con tante bandiere gialloblù e Calenda che polemizza con l’Anpi: «Non capisco come si possa celebrare la resistenza negando il diritto a resistere». E quello dell’Anpi e della sinistra a Porta San Paolo (con il sindaco Gualtieri, il presidente laziale Zingaretti e tanti altri) e in cui però spicca questo striscione non condiviso da nessuno o quasi dei presenti: «Contro Putin e contro la Nato». L’Anpi si dissocia. Così come Pagliarulo stigmatizza, ma senza troppa enfasi, la contestazione milanesi contro Enrico Letta accusato di essere un «servo degli americani»: «Sciocchezze fisiologiche». Si canta Bella ciao sia a Roma sia a Milano. Ma forse è l’unica cosa che unisce una sinistra che ogni 25 aprile si divide rispetto alla destra ma stavolta la pace, la guerra e l’Ucraina l’hanno divisa al suo interno.