Mattarella bis, Boschi: «Su atlantismo e garantismo le sensibilità sono comuni, di spazio ce n'è tanto»

Il capogruppo di Italia Viva a Montecitorio: "Forza Italia e Pd decidano con chi vogliono allearsi"

Mattarella bis, Boschi: «Su atlantismo e garantismo le sensibilità sono comuni, di spazio ce n'è tanto»
Mattarella bis, Boschi: «Su atlantismo e garantismo le sensibilità sono comuni, di spazio ce n'è tanto»
di Ernesto Menicucci
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Lunedì 31 Gennaio 2022, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 01:39

Presidente Maria Elena Boschi, qual è il segnale politico che esce fuori dalla vicenda Quirinale?
«Alcuni leader politici non sono stati all'altezza di una fase così complessa. In particolare Salvini ha fallito la prova. Ha passato gli ultimi giorni ad incontrare persone come fossero colloqui per il suo capo staff, bruciando anche nomi autorevoli. Il M5s ha giocato sul nome del Presidente della Repubblica come fosse un congresso interno. Il prezzo lo abbiamo pagato tutti con lo stallo per giorni».
L'esito finale la soddisfa?
«Avremmo voluto rispettare la volontà del presidente ed evitare una forzatura costituzionale, per quanto legittima. Ma come non essere soddisfatti per la rielezione di una persona autorevole e saggia come Mattarella? Proprio Renzi lo indicò sette anni fa, riuscendo a farlo eleggere alla quarta votazione con un capolavoro politico».

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Cosa avete detto a Mattarella durante l'incontro di sabato, e cosa via ha risposto il presidente?
«Abbiamo chiesto di superare le valutazioni personali e dare la disponibilità ad un secondo mandato, perché in questo momento era il nome in grado di ottenere il consenso più ampio e rappresentare al meglio l'unita nazionale. E il presidente ha accettato, prendendo atto della volontà del Parlamento».
Il vostro ruolo è stato decisivo in alcuni passaggi. Perché avete no all'ipotesi Belloni?
«Belloni è una grande professionista. La nostra obiezione era non personale, ma istituzionale: non si passa dal vertice dei servizi segreti alla presidenza della repubblica in una democrazia. Mi pare che dopo che Renzi ha avuto il coraggio di dirlo in modo netto, altri lo abbiano seguito da Forza Italia a Leu e Di Maio».
I partiti, quasi tutti, escono abbastanza a pezzi: perché tanta debolezza della politica, secondo lei?
«Sono partiti frammentati e divisi con leadership che si sono dimostrate più attente ai sondaggi che all'interesse del Paese. Non a caso sono già iniziati i regolamenti di conti interni in M5s e Lega. La nostra forza invece è sempre stata la compattezza e la condivisione intorno a Matteo Renzi»
Quale è lo spazio politico di una formazione di centro?
«Le amministrative e le suppletive a Roma, con il 13% di IV, hanno dimostrato che c'è un grande spazio.

La vicenda del Quirinale dimostra che ci sono grandi temi come europeismo, atlantismo, difesa delle istituzioni, garantismo su cui c'è una sensibilità comune che unisce varie formazioni politiche».

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Chi vede come possibili compagni di viaggio? Toti, Lupi? O anche Forza Italia?
«Per il Quirinale ci sono stati dei momenti importanti di convergenza, ma Forza Italia deve decidere cosa fare da grande. Vuole rimanere alleata di Meloni e Salvini? Comunque anche con il Pd il confronto è stato molto positivo in questi giorni».
In realtà anche dentro la Lega e M5S ci sono spinte centriste. Ci possono essere spazi di convergenza con Giorgetti da una parte e Di Mario dall'altra?
«Al momento sembra che Di Maio e Giorgetti siano troppo impegnati a litigare con Conte e Salvini per poter pensare al futuro. E se vuole una mia previsione non lasceranno i loro partiti, alla fine».
Dopo i tentennamenti sulla Belloni, il vostro dialogo con il Pd si è affievolito?
«Il Pd sulla Belloni ha recuperato ai tempi supplementari, avendo inizialmente sottovalutato lo strappo istituzionale e anche l'asse giallo/verde con la Meloni da cui nasceva quel nome. Il Pd dovrà fare una scelta: continuare a stare dietro a Conte e ai grillini o trovare il coraggio di tornare al riformismo».
Quale potrebbe essere, in futuro, il ruolo di Casini?
«Casini è una persona di grande esperienza, oltre che un amico. Anche in questa vicenda ha dimostrato che per lui le istituzioni vengono prima di tutto. Mi pare il meno preoccupato di tutti sul suo futuro, ma certo potrebbe dare una mano a costruire un grande polo centrale e riformista».
Teme riflessi sul governo, sia in termini di possibile rimpasto sia di programma?
«Non penso che al governo cambierà nulla nella squadra. La conferma di Mattarella, insieme a Draghi, è la migliore garanzia di stabilità. Spero però che il governo riprenda un passo spedito per l'attuazione del pnrr perché nelle ultime settimane la sua azione ha rallentato e non possiamo permettercelo».

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Non c'è il rischio di precipitare in una campagna elettorale permanente?
«Mi auguro di no. La maggioranza si è ricompattata sul nome di Mattarella. Non abbiamo alibi: adesso dobbiamo fronteggiare pandemia, caro bollette, inflazione. Ci sono le tensioni crescenti in Ucraina. Nessuno può prendersi il lusso dell'irresponsabilità».
La prima scadenza sono le amministrative. Dove vi posizionerete?
«Siamo coerenti con le nostre idee. Ci troverete sempre con i riformisti, mai con sovranisti e populisti».
Che tipo di legge elettorale vorrebbe?
«Una legge elettorale che non cambia ogni legislatura. E che si accompagni a una riforma costituzionale degna di questo nome».
 

 

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