Reddito e Quota 100 in un unico decreto. Manovra, faro del Colle

Reddito e Quota 100 in un unico decreto. Manovra, faro del Colle
Reddito e Quota 100 in un unico decreto. Manovra, faro del Colle
di Alberto Gentili
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Venerdì 28 Dicembre 2018, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 11:33

«La colpa è di Bruxelles. Sono stati quelli della Commissione europea a chiederci la norma che raddoppia l'Ires per le associazioni no profit». Nel più classico degli scaricabarile, nel giorno in cui spunta l'ipotesi di un unico decreto per varare reddito di cittadinanza e quota 100, al ministero del Lavoro dove regna Luigi Di Maio garantiscono che la responsabilità della tassa sulla solidarietà «non è del governo». E dunque «è del tutto indolore annunciare che la cambieremo per non colpire chi aiuta i più deboli».

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Alla retromarcia, annunciata per primo da Di Maio e confermata dal premier Giuseppe Conte, si è subito associato Matteo Salvini. Ma mentre per i 5Stelle il Terzo settore è «un terreno amico» e come tale «va difeso a tutti i costi», per la Lega l'argomento è quasi neutro. In più, osservano in casa lumbard, «Di Maio si deve coprire a sinistra per evitare altri problemi nel Movimento e con Fico. Noi no...».

Pasticcio sul no profit a parte, di certo c'è che Sergio Mattarella in queste ore sta valutando se stigmatizzare nel suo discorso di fine anno (una volta sventato il rischio dell'esercizio provvisorio) l'iter della legge di bilancio, in cui il Parlamento è stato completamente bypassato: la bacchettata presidenziale a governo e maggioranza giallo-verde è invocata da tutte le opposizioni. Ed è altrettanto certo che ieri è andato in scena l'ennesimo psicodramma con Giovanni Tria protagonista.

Nonostante la Commissione bilancio della Camera fosse impegnata a esaminare la manovra economica, il responsabile dell'Economia poco prima di pranzo ha fatto sapere che avrebbe disertato l'audizione. E immediatamente è ripreso il tam tam degli ultimi mesi, con il solito carosello di domande: Tria si dimette? Non vuole mettere la faccia su una manovra che fin dall'inizio voleva rispettosa dei parametri europei e alla fine è stata dettata da Bruxelles? E' arrabbiato perché i 5Stelle continuano ad attaccare i tecnici del Mef e chiedono la testa del ragioniere generale Daniele Franco?

A palazzo Chigi si sono limitati a far sapere che in realtà Tria aveva deciso di prendersi un giorno di vacanza. E che è dovuto intervenire Conte, con una telefonata, per spingere il ministro a presentarsi in Commissione alle 20.30. In casa 5Stelle, invece, hanno aggiunto la solita dose di veleno: «Tria è sempre più un problema. Probabilmente voleva disertare l'audizione dopo le altre brutte esperienze...». Il riferimento è a inizio dicembre, quando Tria rifiutò di rispondere alle domande dei commissari. «L'addio del ragioniere generale Franco? Tra poco se ne andrà, in pensione...». E c'è chi, soprattutto tra i leghisti, torna a parlare di un rimpasto di governo. Con un cambio della guardia all'Economia, ai Trasporti (Toninelli), Salute (Giulia Grillo), Istruzione (Bussetti). E con un peso maggiore per la Lega, visto che il contratto è stato stipulato quando il Carroccio era al 17%, mentre ora è quotato (in leggero calo rispetto a qualche settimana fa) tra il 32 e il 34%.

LA VERIFICA E IL DECRETO
Un nodo (una volta si sarebbe parlato di verifica) che verrà sciolto a gennaio. Come la questione del reddito di cittadinanza e di quota 100. Per evitare di essere sorpassato da Salvini e blindare la sua misura di bandiera che al Mef vorrebbero rinviare a giugno, Di Maio ha chiesto all'ufficio legislativo del suo ministero di elaborare un unico decreto che tenga insieme reddito e riforma della Fornero. Una soluzione, non sgradita alla Lega, che eviterebbe anche la competition parlamentare su quale provvedimento approvare prima. «In ogni caso», garantisce una fonte che segue il dossier, «se dovessimo confermare lo schema dei due decreti, questi verranno varati lo stesso giorno».
Il problema è quello di sempre: Salvini e Di Maio vogliono arrivare alle elezioni europee e regionali del 26 maggio con reddito e quota 100 già operativi. Ma mentre la riforma delle pensioni è fatta, quella grillina è ancora solo abbozzata.
 

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