Manovra, Conte: «Il testo resta questo. Niente figuracce con Bruxelles»

Manovra, Conte: «Il testo resta questo. Niente figuracce con Bruxelles»
Manovra, Conte: «Il testo resta questo. Niente figuracce con Bruxelles»
di Marco Conti
4 Minuti di Lettura
Sabato 19 Ottobre 2019, 07:46 - Ultimo aggiornamento: 08:38

dal nostro inviato
BRUXELLES «La manovra non si tocca». Verifiche e aggiustamenti tecnici sono possibili, ma quelli che Conte chiama i «pilastri», non possono tornare di nuovo in discussione. Anche perché significa dover ammettere che ciò che il governo ha mandato martedì notte a Bruxelles è più o meno carta straccia. Con conseguenza perdita di credibilità non tanto e non solo a Bruxelles. Ed è per questo che la sortita del M5S di ieri ha ricordato, ai tanti inquilini di Palazzo Chigi e di via XX Settembre, la scena della notte del balcone dello scorso anno che molto costò al Paese in termini di credibilità.

Manovra, l'altolà di Di Maio a Conte: senza M5S non si fa niente. E torna l'asse con Renzi

Renzi alla Leopolda: «Far cadere il governo? Sarei schizofrenico». E omaggia Cantone
 





Ma andiamo con ordine.
La dura nota contro la manovra di bilancio, pubblicata dal blog delle Stelle ieri pomeriggio, coglie Conte di sorpresa al suo rientro a Roma dal Consiglio Ue. Nell'agenda del Consiglio c'era tutt'altro e il presidente del Consiglio in conferenza stampa aveva appena spiegato di non aver avuto occasione di parlare anche della legge di Bilancio inviata alla Commissione quattro giorni prima. Poi il decollo verso Roma e la dura nota grillina che segue al vertice che Di Maio ha con i suoi.

Quando Conte atterra è furibondo. Chiama il ministro degli Esteri Di Maio mentre l'auto corre dall'aeroporto di Ciampino a palazzo Chigi. La retromarcia del leader grillino esce poco dopo sotto forma di fonti' mentre tra i dem scatta l'allarme con Nicola Zingaretti che si dice «basito» per «tanta irresponsabilità» visto che «la manovra è a Bruxelles dove la stanno esaminando». L'ira di Conte sta tutta qui: correggere o aggiustare qualche passaggio della legge di Bilancio, ora o in Parlamento, è infatti sempre possibile. Chiedere però un nuovo vertice di maggioranza, un nuovo Cdm, contestando provvedimenti e immaginando nuove coperture (come le concessioni autostradali), significa che il primo partito del Paese - rivendicato nella nota - nonché la forza più rilevante della maggioranza dichiara candidamente di aver dato alla Commissione e agli investitori fogli di carta senza nessuna credibilità.

NUMERI SUL FILO
Senza contare che i numeri sono già a filo. Il governo è riuscito a strappare a Bruxelles 14 miliardi di flessibilità, ma il deficit a 2,2% ha fatto storcere il naso ai paesi del Nord Europa. Lo slittamento dell'entrata in esercizio della Commissione von der Leyen, lascia le valutazioni e le decisioni ancora al trio Juncker, Dombrovskis, Moscovici. Quest'ultimo proprio ieri, da Washington, ha spiegato che la Commissione sta analizzando la manovra italiana «cercando di capire se i conti tornano» e se «il leggero deterioramento» dei saldi «può essere spiegato ragionevolmente». Dombrovskis va giù duro e dice che Bruxelles chiederà chiarimenti scritti.
Conte zittisce M5S e nel difende la manovra, difende il lavoro fatto ma soprattutto la credibilità del governo e del Paese.

Ed è per questo che nella conferenza stampa conclusiva del vertice europeo, Conte si era a lungo intrattenuto sull'impianto delle misure dicendo che «Quota100 è un pilastro», e che la trave-maestra - che di fatto regge e caratterizza il Conte2 e che nella stessa legge di Bilancio viene indicato con un posta considerevole - è la lotta all'evasione. Mettere in discussione la trave, o peggio dare ancora per non chiusa la manovra significa provocare la Commissione che entro il mese in corso può bocciare i testi ricevuti chiedendone di nuovi.

Forma e sostanza sono intrecciati. Per Conte rivedere il tetto ai contanti, e i meccanismi incentivanti l'uso della moneta elettronica, significa non solo creare un buco di bilancio e allarmare Bruxelles, ma chiudere l'unica sorgente di risorse sulla quale punta per tentare il prossimo anno di abbassare l'Irpef. «L'evasione è stimata in più di cento miliardi», è il ragionamento di Conte ai leader dei due principali partiti dell'alleanza, e ruota sul tentativo di recuperar almeno una manciata di evasione agendo non con sanzioni, ma con incentivi.

Nel tentativo di ridimensionare la sortita grillina ieri sera era il ministro Gualtieri a sostenere che la tensione nel governo e nella maggioranza è normale quando si discute la legge di Bilancio. Tanto più - ricorda anche Conte - se si discute di misure per contrastare l'evasione fiscale. Tanto più se il leader del partito più importante della maggioranza fatica a tenere il Movimento su un'unica linea, obbligando il fondatore, Beppe Grillo, a estrose proposte nel tentativo di parlar d'altro e distrarre molti dei suoi portavoce non preoccuparsi solo di poltrone.

© RIPRODUZIONE RISERVATA