Manovra bis ostacolo al voto. Salvini: così il governo cade

Manovra bis ostacolo al voto. Salvini: così il governo cade
Manovra bis ostacolo al voto. Salvini: così il governo cade
di Marco Conti
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Lunedì 3 Giugno 2019, 07:08 - Ultimo aggiornamento: 13:45

Più che una conferenza stampa quella di oggi del presidente del Consiglio sarà una sorta di compassatissimo sfogo in diretta tv. Perchè sì, va bene esaltare le tante cose fatte dal governo nei primi mesi, ma poi non è stato tanto il risultato dalle Europee a rovinare tutto, quanto la fine del rapporto tra i due vicepremier. E così Giuseppe Conte oggi proverà a cambiare di nuovo il suo ruolo da «garante del contratto», a «garante degli interessi degli italiani» i quali ancora attendono, con il presidente del Consiglio, che Di Maio e Salvini si mettano intorno ad un tavolo e decidano se e come proseguire.

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L'ATTESA
D'altra parte, a Conte il ruolo del «tecnocrate» - come lo definivano ieri con sospetto i più stretti collaboratori di Di Maio - non dispiace. Anzi. Si considera un avvocato prestato alla politica e che non esclude di tornare presto al suo mestiere qualora i due vicepremier pensino di continuare a sostituire la politica con la campagna elettorale permanente. Alla vigilia della partenza per Hanoi, il presidente del Consiglio lascia a Roma il suo personalissimo Vietnam contando di tornare in tempo per il consiglio dei ministri di venerdì nel quale si attende dai suoi due vice risposte convincenti sulla volontà di andare avanti. L'invito del premier a Di Maio e Salvini è quello recuperare un metodo di lavoro e, soprattutto, di tornare al rispetto reciproco non per esigenze di etichetta, quanto per dovere. Altrimenti, è il sotto-testo, per Conte è meglio finirla qui e salutarsi. Non c'è da attendersi una prova di forza, e tanto meno una sfida, ma la consapevolezza di essere - malgrado tutto - ancora l'unico punto di caduta di un governo che potrebbe essere chiamato a continuare ancora, malgrado tutto congiuri contro.

Il motivo è noto anche a Di Maio, che ne ha fatto una sorta di ancora di salvezza personale, e a Salvini, più volte edotto sulla faccenda dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti. E sta tutto nella concreta possibilità che al traballantissimo governo non venga risparmiato il compito di mettere in sicurezza i conti del Paese prima di nuove elezioni. Ovviamente molto dipende da ciò che dirà dopodomani la Commissione di Bruxelles, e tutto ruota sulla reazione che i mercati riserveranno ad una nuova - l'ennesima - richiesta di correzione dei conti pubblici, pena l'apertura di una procedura per eccesso di debito.

Visto l'andamento dello spread e le difficoltà della borsa, la richiesta - qualora dovessero crescere i pericoli per la tenuta del Paese di fronte a possibili attacchi speculativi - potrebbe arrivare direttamente dal Quirinale. Dalla presidenza della Repubblica non sono mai arrivate valutazioni ostative su un possibile voto anticipato. Al tempo stesso resta però da applicare il principio sancito dall'articolo 97 della Costituzione, e richiamato più volte dallo stesso Mattarella, secondo il quale «avere conti pubblici solidi e in ordine è una condizione indispensabile di sicurezza sociale, soprattutto per i giovani e per il loro futuro». I segnali di nervosismo degli investitori non mancano e da qualche giorno circola anche a palazzo Chigi l'ultimo e duro report di Goldam Sachs che parla dell'Italia come Plutone, un satellite «in fuga dall'Europa».

L'eventuale manovra correttiva rischia però di rappresentare un ostacolo non da poco sulla via del voto, anche se consentirebbe al Paese di non sommare gli effetti di una fine anticipata della legislatura, al timore per il destino dei propri risparmi. Per Salvini, che ragiona già da premier, «l'ultima cosa da fare prima del voto» - ovvero una manovra-bis - potrebbe rappresentare un problema, ma anche l'opportunità di cominciare l'eventuale avventura a palazzo Chigi da premier, senza il retaggio di un pesante passato. Per Di Maio si tratta invece dell'unico argomento in grado di mettere almeno in pausa la cavalcata leghista, nella speranza di invertire il trend negativo, placare il sempre più agguerrito fronte interno e tentare di chiudere quante più finestre elettorali.
 

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