Di Maio, il Commercio estero passa alla Farnesina

Di Maio, il Commercio estero passa alla Farnesina
di Francesco Pacifico
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Lunedì 9 Settembre 2019, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 13:58

Luigi Di Maio si appresta a scippare al Mise, al dicastero che guidava fino a qualche giorno fa, tutte le competenze sull'export. Cioè la gestione del commercio internazionale, la promozione del Made in Italy, la firma sui principali accordi di natura commerciale come quello che da ministro dello Sviluppo ha costruito con la Cina per far passare la Via della seta in Italia. Il tutto portandosi nel trasloco alla Farnesina anche 250 milioni di risorse finanziare, la piena gestione di strutture di potere nell'internazionalizzazione come Ice e Simest, e persino una struttura di via Veneto, la neonata Direzione generale per la politica commerciale internazionale, con parte del suo personale.

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Questo progetto, in verità, era stato messo nero su bianco nel gennaio dalla burocrazia della Farnesina, durante la gestione di Enzo Moavero Milanesi. Ma a bloccarlo fu il predecessore di Di Maio, che nutriva seri dubbi sul trasferimento delle competenze. Soprattutto questo piano - che dovrebbe essere realizzato con un decreto legge per essere operativo dal 1 gennaio 2020 - non piace alla struttura del Mise, che in questi giorni sta metabolizzando una difficile riorganizzazione e in un colpo solo si vedrebbe depredato di poteri, fondi, personale e del potere di nominare suoi funzionari nelle delegazioni diplomatiche. Senza contare che la riforma incide e trasferisce alla Farnesina anche pezzi della politica degli incentivi alle imprese che è il core business di via Veneto. A quanto pare il nuovo inquilino del Mise, il grillino Stefano Patuanelli - già costretto ad accettare da Di Maio di tenersi nelle posizioni apicali uomini del suo staff - avrebbe chiesto una mediazione che soddisfi tutte le parti.

I DUBBI
Scettica poi la Confindustria, che di fatto designa il presidente dell'Ice e teme che il passaggio di poteri rallenti una macchina che pur con tanti limiti funziona. Attendista poi la posizione del Pd, dell'altro grande azionista del governo rossogiallo: dal Nazareno si fa sapere che il piano non è stato concordato negli accordi che hanno portato alla nascita del Conte bis, ma contemporaneamente nessuno vuole far saltare il tavolo per lo sgarbo. Il Pd si aspetta che Conte intervenga per limare la cosa, ma potrebbero anche incassare un viceministro al Commercio estero, che permetterebbe ai Cinquestelle di far mantenere la delega alla Cooperazione a Emanuela Del Re.

Stando a quanto circola, la Farnesina si appresta ad acquisire dal Mise tutte le competenze sulla definizione delle strategie della politica commerciale e promozionale con l'estero, quelle sull'internazionalizzazione, sulla vigilanza e sull'indirizzo sull'Ice, l'istituto per il commercio estero, e su Simest, la controllata di Cassa depositi e prestiti che affianca le imprese italiane nelle attività di internazionalizzazione. Soprattutto il ministero degli Esteri gestirebbe in proprio il piano per la promozione Made in Italy , il Fondo Rotativo per crediti a imprese esportatrici e comitato agevolazioni, la nomina delle Camere di commercio italiane all'estero e anche le autorizzazioni sulla produzione e l'esportazione delle armi chimiche e sui cosiddetti beni a duplice uso, cioè quelli con uso militare e civile. Senza contare che dal Mise agli Esteri saranno anche trasferiti un centinaio tra dirigenti e dipendenti e soprattutto circa 250 milioni di euro di risorse ora in bilancio a via Veneto: 140 milioni per le attività di promozione e 75 milioni destinati al funzionamento dell'Ice.

Come detto, al ministero dello Sviluppo il neotitolare Patuanelli starebbe lavorando dietro le quinte per trovare una mediazione, anche se ha margini di manovra molto stretti visto che quest'operazione avvantaggia il leader del suo partito. Mentre la prima linea del Mise spera di attutire i colpi, facendo presente che le direttrici del piano finiscono per incorporare anche il sistema degli incentivi alle imprese che è materia di stretta competenza del dicastero. Racconta un ex ministro degli Esteri: «Sono almeno 20 anni che la burocrazia della Farnesina prova ad attribuirsi le competenze sull'internazionalizzazione. Adesso ci è riuscita perché Di Maio, con questa operazione, dà un segnale al mondo delle imprese, dimostrando la sua centralità nel suo progetto grillino di governo ».
 

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