Licenziamenti, ok da Pd e Lega: blocco per tutti fino a giugno

Licenziamenti, ok da Pd e Lega: blocco per tutti fino a giugno
Licenziamenti, ok da Pd e Lega: blocco per tutti fino a giugno
di Luca Cifoni e Michele Di Branco
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Febbraio 2021, 00:44 - Ultimo aggiornamento: 13:01

ROMA Ancora tre mesi di stop ai licenziamenti. Per poi procedere, nella seconda metà del 2021, ad un graduale allentamento una volta definita la riforma degli ammortizzatori sociali. Il governo è al lavoro per risolvere uno dei nodi più delicati ereditati dall’esecutivo Conte: il 31 marzo prossimo scade il divieto per le aziende di procedere a licenziamenti per motivi economici, sia individuali, sia collettivi. Uno scenario che, secondo alcuni calcoli, metterebbe a rischio 1,2 milioni di posti nell’Italia piegata dalla pandemia.

Lavoro, le imprese dal ministro Orlando: sul tavolo licenziamenti e ammortizzatori

Lo stop, in vigore dal 17 marzo 2020 per arginare gli effetti del Covid sull’occupazione, è stato prorogato già per tre volte.

Gli industriali spingono per allentare i vincoli, i sindacati premono per proseguire sulla linea adottata finora. «Dove ci sono attività ferme perché il governo decide di fermarle è giusto che ci sia il blocco dei licenziamenti» ha sottolineato il vicepresidente di Confindustria per il lavoro e le relazioni industriali, Maurizio Stirpe, incontrando in teleconferenza il ministro del Lavoro Orlando. Aggiungendo però che «dove non ci sono condizioni di sospensione per legge, ma riduzione di attività dovute al mercato, dobbiamo consentire alle aziende di potersi riposizionare per far ripartire il mercato del lavoro».


Ipotesi proroga fino al 30 giugno


L’ipotesi definita dal precedente esecutivo prevedeva una proroga, ma legata alla fruizione della Cig Covid. Ora il punto di caduta, secondo quanto si apprende da diverse fonti della nuova maggioranza, potrebbe invece consistere nel prolungare il disco rosso ai licenziamenti fino al 30 giugno prossimo; sperando che nel frattempo la situazione economica vada a migliorare. La decisione non è ancora presa: nei prossimi giorni sono previsti contatti tra lo stesso Orlando e gli altri ministri e l’ultima parola, ovviamente, spetterà al premier Mario Draghi.

C’è però come si diceva una forte convergenza politica, che coinvolge anche la Lega: il tema sarebbe stato toccato anche nell’incontro dell’altro giorno tra Salvini e Zingaretti. L’idea di attendere quanto meno un nuovo assetto delle protezioni per i lavoratori potrebbe mettere d’accordo le varie componenti della neonata maggioranza. La direzione, tenendo conto anche del nuovo meccanismo sperimentale “Iscro” per gli autonomi, è quella di uno strumento di tutela universale, che superi la frammentazione evidenziata anche dalla crisi pandemica. Nell’incontro di ieri (durante il quale Confindustria ha fatto sapere di non aver gradito la convocazione separata rispetto ai sindacati) il neoministro del Lavoro ha ribadito la disponibilità a preparare entro fine mese una prima proposta.

Blocco dei licenziamenti e Cig sono al centro del decreto Ristori che dovrà essere approvato dal nuovo esecutivo. In ballo c’è anche il prolungamento della cassa Covid, ora gratuita per le imprese. Lo schema già delineato prevede 26 settimane aggiuntive per la Cig straordinaria e in deroga e 4-8 per quella ordinaria. Nel capitolo lavoro anche una ulteriore indennità per i lavoratori dello spettacolo, stagionali, del turismo, intermittenti, autonomi senza partita Iva e il rifinanziamento di Reddito di cittadinanza e di emergenza. Ci sarebbero poi modifiche al contratto di solidarietà difensiva, congedi straordinari per i genitori di under 14 in quarantena o a casa per le scuole chiuse, nuovi finanziamenti per il terzo settore e per i patronati, partenariati pubblico-privati per incentivare lo sviluppo delle competenze dei lavoratori e un nuovo sostegno ad hoc per gli under 26 impiegati in attività creative.


Sul fronte dei ristori veri e propri, la bozza che era stata messa a punto subito prima della crisi di governo è pronta e andrà integrata essenzialmente per la parte relativa al mondo dello sci, per il quale si cercano maggiori fondi. Le riunioni operative inizieranno nelle prossime ore, ma l’impianto non è destinato a cambiare, perché le risorse complessive - i 32 miliardi di maggior indebitamento autorizzati dalle Camere - sono già “prenotate” per le varie esigenze. Come già annunciato, il sostegno alle imprese colpite dagli effetti delle restrizioni abbandonerà il criterio dei codici Ateco per tentare di arrivare ai soggetti economici effettivamente colpiti indipendentemente dal settore. Dunque si guarderà alla perdita di fatturato, ma le erogazioni dovrebbero essere parametrate ai costi fissi effettivamente sostenuti, in linea con l’impostazione europea. Altro nodo delicato quello fiscale: per le cartelle della riscossione e gli atti di accertamento sospesi (la scadenza è ora fissata a fine febbraio) il piano prevede la loro diluizione nell’arco di due anni.

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