Lega, da Giorgetti a Fedriga: l'anima governista che plaude all'agenda Draghi e preoccupa Salvini

La dimostrazione che le due anime del Carroccio, più volte vagheggiate, esistono eccome. E che la fine del governo di unità nazionale rischia di ampliarne la cesura

A sinistra il leader della Lega, Matteo Salvini. A destra, il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti
A sinistra il leader della Lega, Matteo Salvini. A destra, il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti
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Venerdì 22 Luglio 2022, 17:31 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 19:56

Dai banchi del Governo il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che plaude alle parole del premier. Dagli scranni, il suo leader di partito, Matteo Salvini che storce più volte la bocca durante l'ultimo discorso del premier e resta a braccia conserte. A dimostrazione che le due anime del Carroccio, più volte vagheggiate, esistono eccome. E che la fine del governo di unità nazionale rischia di ampliarne la cesura. 

La contrapposizione è tra i “barricaderi” salviani - che hanno come obiettivo la rimonta ad ogni costo di Giorgia Meloni- e gli amministratori, condottieri della fase pandemica, all’insegna del pragmatismo e dello slancio riformatore, apprezzato dalle le classi produttive del nord.  È con loro, e non solo con Fratelli d'Italia, che deve ora fare i conti Matteo Salvini se vuole mettere al sicuro la propria leadership e traghettare il futuro governo.

Il segretario 

Dalla crisi di governo Matteo Salvini esce come un leader dimezzato.

Tira un sospiro di sollievo per la mancata fuoriuscita dall'Esecutivo dei soli grillini, che si sarebbero uniti a Fdi nei banchi dell’opposizione - ma lo fa con un’insolita discrezione. La stessa che ha utilizzato in Aula a Palazzo Madama perché fosse il senatore Candiani a intervenire al suo posto, evitando così, ad ogni modo, il rischio di vedersi attestare  la rovinosa caduta del Governo. Avversa soprattutto alla "seconda anima". E così ha rinunciato ai panni del sovranista Salvini, per indossare quelli dello statista di governo, animato da responsabilità e ragion di Stato, per evitare strappi interni. 

Già ieri il segretario del Carroccio ha incontrato prima ministri e sottosegretari e poi europarlamentari per parlare dei futuri programmi. «Il partito ribadisce che si impegnerà nel governo affinchè siano immediatamente rinnovati gli sconti carburante, i sostegni alle famiglie per far fronte al caro bollette e i crediti d'imposta per le aziende», recita la nota filtrata dal quartier generale della Lega. Che, con dovizia di particolari, sottolinea pure che «già si sta preparando il futuro governo  per approvare pace fiscale, taglio delle tasse e flat tax, riforma delle pensioni e nuovi decreti sicurezza».

Oggi, il secondo round, proprio con i governatori. Nell’incontro in video conferenza l'ex ministro dell'Interno ha annunciato loro il massimo coinvolgimento nella campagna elettorale:«I governatori  sono già al lavoro, anche per offrire spunti utili in vista dei dossier più interessanti.  E  assicurato la «massima presenza» sui territori al presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimo Fedriga, della Lombardia Attilio Fontana, della provincia di Trento Maurizio Fugatti, cosi' come al sardo Christian Solinas, all'umbra Donatella Tesei e al veneto Luca Zaia.

Il ministro 

Spesso indicato come uno dei potenziali competitor alla leadership di Salvini, per il momento Giancarlo Giorgetti sta a guardare: ha deciso di «non rinnegare» la Lega, ma nemmeno Draghi. C’era lui con Salvini, durante il vertice del centrodestra a Villa Grande e sempre lui, poco dopo a parlare con Mario Draghi durante le dichiarazioni di voto finale a Palazzo Madama. Facendosi sfuggire alla fine della votazioni un duro: «poteva finire in modo più dignitoso», poi corretto in corso: «non c’erano le condizioni politiche. Basta vedere come era messo il Senato ieri, insomma, e anche Draghi ne ha preso atto». Ma Giorgetti che più volte aveva avvertito il leader del Carroccio che catapultare il Paese in una fase di instabilità si sarebbe potuto rivelare un errore - non nasconde ai suoi una certa amarezza. E anche ieri alla Camera non ha rinunciato ad applaudire a Mario Draghi per il suo stile e per il suo operato. 

I governatori

Ma ad incarnare l’anima governista non è solo il titolare del Mise. Tra le fila dei favorevoli alla continuazione dell'Esecutivo anche il governatore del Veneto, Luca Zaia. Che oggi si astiene da dichiarazioni a caldo e sulle elezioni di settembre glissa: «saranno sanificatorie, perché daranno il Paese in mano ad una forza di governo che spero sia assolutamente rappresentativa e possa portare stabilità». Sarebbe stato lui, nei giorni scorsi, a farsi portavoce, durante i faccia a faccia con il leader Matteo Salvini, delle preoccupazioni avanzate dei governatori del Nord. Così concrete da essere riassunte  - secondo ricostruzioni giornalistiche -  in un documento sul modello di quello firmato dai 1000 sindaci. Mai recapitato - secondo le smentite di via Bellerio - al segretario. 

Anche Massimiliano Fedriga, governatore del Friulia, mantiene la bocca cucita sulla linea imboccata da Salvini. Ma non lesina parole di apprezzamento per l'operato del premier, anche nel giorno successivo alle sue dimissioni. «Mario Draghi - ha detto oggi il governatore friulano - ha condotto un ottimo percorso in mezzo a molte difficoltà con una maggioranza estremamente eterogenea«. E ha aggiunto: «Penso  al Pnrr, alla lotta alla pandemia, alla crisi con la guerra in Ucraina, alla crisi economica: è riuscito a tenere e ad avere quella capacità di dialogare con i paesi stranieri che ha reso l'Italia protagonista».

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