Il tornado Beppe Grillo si è abbattuto sul Movimento. Con un tourbillon di battute, dichiarazioni, smentite, gag e incontri, l'Elevato ha riportato la sua creatura al centro del teatro politico italiano. L'ex comico fa e disfa. Mantiene il vincolo dei due mandati e poi apre - salvo smentire - a piccole deroghe. Dà una pedata allo streaming per portare i cittadini all'interno della «scatoletta di tonno» e chiede di chiudere in un'urna i telefoni dei suoi interlocutori. Accusa i giornalisti di inventare «storielle» sulla sua volontà di uscire dal governo, e poi sostiene - prima con il sociologo De Masi e poi con i parlamentari - che il premier Mario Draghi gli avrebbe chiesto di disfarsi di Giuseppe Conte.
Beppe Grillo e il grillismo
È l'acme del grillismo, il caos generatore di una qualche posizione di rilievo nella narrazione politica.
Conte e il ruolo nel governo
Poi Conte, sempre lui, esclude una crisi nella maggioranza: «Il nostro atteggiamento, che ho sempre definito leale, costruttivo, corretto nei confronti del governo, non cambia neppure di fronte a episodi che reputo così gravi. Perché il nostro obiettivo non è sostenere Draghi, il nostro obiettivo è sostenere e tutelare gli interessi degli italiani». È il Movimento che entra in auto-protezione. Svuotato dall'opposizione interna di Luigi Di Maio e messo ai margini di un esecutivo a cui resta abbarbicato, deve difendersi e rimettersi al centro della scena. Anche perché, un pezzo per volta, rischia di scomparire assieme alle sue battaglie storiche. «Restiamo nel governo ma ci facciamo sentire» spiegano a più riprese da settimane. Ma il Superbonus al 110% è quasi già un ricordo. Il reddito di cittadinanza è sotto attacco (e la Lega promette una nuova offensiva). Il salario minimo non c'è, e se ci sarà non sarà per merito dei cinquestelle. Il Movimento si muove e Beppe fa da dinamo. «A restare troppo vicini si resta abbagliati» dice un parlamentare cinquestelle. La sensazione, in poche parole, è che Grillo non abbia intenzione di rompere davvero, ma solo di rinvigorire lo spirito dei parlamentari e ricostruire la credibilità del Movimento agli occhi degli eletti, prima di rompere davvero quando sarà più utile. Magari a settembre. O forse a ottobre. È la cosiddetta "Mossa Kansas city", quella in cui un criminale distrae la sua vittima raccontandogli la truffa che ha in mente di compiere proprio mentre lo sta truffando.