Green pass, «Stop al distanziamento in ufficio». Governo in pressing sul Cts

Green pass, «Stop al distanziamento in ufficio». Governo in pressing sul Cts
Green pass, «Stop al distanziamento in ufficio». Governo in pressing sul Cts
di Andrea Bassi e Francesco Malfetano
5 Minuti di Lettura
Sabato 18 Settembre 2021, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 10:31

Al rientro in ufficio del 15 ottobre, Green pass alla mano, i dipendenti pubblici italiani potrebbero trovare una grande sorpresa alle scrivanie: i loro colleghi. O una buona parte di loro. Con l’introduzione dell’obbligo di certificazione verde che garantisce che tutti i lavoratori siano vaccinati, guariti dal Covid o in possesso di un tampone negativo infatti, si sta lavorando anche all’allentamento di alcune restrizioni. L’idea, trapela dal Governo, è applicare il cosiddetto “modello scuola” non solo per quanto riguarda il controllo del pass agli statali ma anche all’interno degli uffici pubblici. Cioè, come già avviene nelle classi della Penisola, derogare al metro di distanza obbligatorio e ai limiti di capienza, a patto che si indossi sempre la mascherina e vi sia un’adeguata aerazione. 

Green Pass, in aziende con meno di 15 dipendenti si potrà sospendere il lavoratore senza certificato

Nel merito, si apprende, verrà richiesto «un parere al Comitato tecnico scientifico» per delineare le modalità operative in cui un rientro di questo tipo potrà concretizzarsi.

L’intenzione è quella di definire un protocollo del dipartimento della funzione pubblica d’intesa con il Cts. Un elenco di buoni propositi a cui si è già iscritto anche il ministro della Cultura Franceschini chiarendo ieri come per cinema e teatri, la situazione potrebbe cambiare dal 1 ottobre con le sale di nuovo piene o almeno con un allargamento delle capienze, sempre dopo un parere del Cts. 

Ma non è affatto detto che le intenzioni del governo coincidano con quelle dei tecnici: «Al momento, anche con il Green pass, non è prevista alcuna deroga né per l’uso delle mascherine né sul distanziamento» sottolinea Fabio Ciciliano, uno dei componenti del Comitato. «E comunque preciserei che il parere non ci è stato ancora chiesto e, nello specifico, a decidere sulla capienza degli uffici sono i medici aziendali».

Il riferimento è quindi ai privati - dove il percorso appare più lento - e al protocollo di aggiornamento delle misure per il contrasto del Covid negli ambienti di lavoro sottoscritto ad aprile dal governo con associazioni di categoria e parti sociali. «Quel protocollo - spiega Pietro Antonio Patanè, presidente dell’Anma, l’associazione dei medici aziendali - resta in vigore anche con il Green pass. Poi, magari, dato che ogni azienda prepara un suo protocollo interno a seconda degli spazi a disposizione, delle finestre e del ricircolo d’aria, con il pass si può fare diversamente. Ma non è detto». Per ora «la situazione resta invariata». 

Ma torniamo agli statali. Per loro le prospettive sembrano più immediate. Se infatti nel privato lo smart working emergenziale rimarrà in vigore fino alla fine dell’anno, nel pubblico lo strumento del lavoro agile sarà modificato a stretto giro. Il primo passaggio sarà l’emanazione di un Dpcm, un decreto del presidente del consiglio, ma fatto su proposta di Brunetta, che riporterà il lavoro in presenza a «modalità ordinaria» di lavoro. Non solo. Nello stesso decreto, o in una successiva direttiva, sarà data una scansione precisa per il rientro al lavoro dei dipendenti pubblici. 

IL PIANO

I primi a tornare saranno gli impiegati allo sportello, quelli che in gergo si chiamano di “front office”. Subito dopo toccherà ai loro colleghi del “back office” che lavorano le pratiche raccolte agli sportelli. Poi toccherà ai dipendenti delle agenzie fiscali, dell’Inps, dei ministeri e ai dipendenti comunali e regionali. La scansione temporale serve anche a dare modo all’Aran di arrivare alla firma del nuovo contratto con gli statali. Contratto all’interno del quale il lavoro agile sarà regolamentato in modo da avere regole chiare a partire dal prossimo primo gennaio. I lavoro agile nella Pa non sarà più, come lo ha definito Brunetta, un «lavoro a domicilio».

Sarà un lavoro “ibrido”. Significa che, come già avviene per molte aziende del privato, sarà in parte in presenza e in parte da remoto. Servirà, come previsto già oggi dalla legge, un accordo individuale con il datore di lavoro. Nel contratto sarà disciplinato anche il diritto alla disconnessione. Nel privato, come si diceva, il percorso sarà invece più lento, anche se una parte degli industriali spinge per riscrivere subito i protocolli di sicurezza per accelerare il rientro. Il ministro del lavoro, Andrea Orlando, ha auspicato che sullo smart working, imprese e sindacati facciano un accordo quadro per regolamentarlo prima della fine dell’anno. Altrimenti interverrà il governo con una legge. 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA