Green pass nelle mense, l’altolà di palazzo Chigi: si entra solo con la certificazione

Green pass nelle mense, l altolà di palazzo Chigi: si entra solo con la certificazione
Green pass nelle mense, l’altolà di palazzo Chigi: si entra solo con la certificazione
di Mauro Evangelisti
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Sabato 14 Agosto 2021, 19:42 - Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 14:58

Per mangiare nelle mense aziendali serve il Green pass. L’interpretazione della norma che proviene direttamente da Palazzo Chigi spazza via ogni dubbio, dopo che nei giorni scorsi i sindacati hanno contestato questa linea, con il sostegno anche della Regione Piemonte. Il decreto del governo, dal 6 agosto, prevede che per pranzare o cenare in un locale al chiuso di un ristorante o di un bar è necessario il Green pass, che si ottiene se si è vaccinati o, in alternativa, con un test antigenico negativo eseguito nelle ultime 48 ore o se si è superata l’infezione. Nei posti di lavoro, ad eccezione del personale sanitario che ha l’obbligo di vaccinazione, il Green pass non viene richiesto. Fin qui tutto chiaro. Ma cosa succede nelle mense delle aziende? Su questo si è scatenata una bufera, un poco fuori fuoco mentre in Italia ogni giorno muoiono per Covid 30-40 persone e in Terapia intensiva sono ricoverati 372 italiani. Ieri una Faq di Palazzo Chigi ha fatto chiarezza. Faq significa Frequently asked questions, sono le domane più frequenti a cui la fonte ufficiale dà una risposta e dunque una interpretazione della norma. Spiega Palazzo Chigi: «Per la consumazione al tavolo al chiuso i lavoratori possono accedere nella mensa aziendale o nei locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti, solo se muniti di certificazione verde. A tal fine, i gestori sono tenuti a verificare le certificazioni con le modalità indicate dal dpcm del 17 giugno». Fine.

Green pass, obbligo anche in mense militari e delle forze di polizia

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Distanze

Già l’altro giorno fonti di governo avevano precisato che l’obbligo di Green pass vale anche per le mense delle forze armate e delle forze di polizia.

Ribadisce una circolare del capo segreteria del Dipartimento della Pubblica sicurezza, Sergio Bracco: «Con decorrenza immediata sulla base delle indicazioni fornite dal ministero della Salute, la consumazione del pasto all’interno delle mense di servizio dovrà essere consentita solo a coloro che sono in possesso delle certificazioni verdi Covid-19».

Nei giorni scorsi il caso era esploso alla Hanon System di Campiglione Fenile (Torino), che aveva inizialmente applicato l’obbligo di Green pass per la mensa, a cui aveva risposto il sindacato minacciando lo sciopero. L’altro giorno l’azienda ha fatto marcia indietro, ma alla luce delle “domande e risposte” chiarificatrici del Governo ora questo obbligo dovrà essere ripristinato. La Regione Piemonte, sostenitrice di una linea “no Green pass” nella mensa, ha emesso una circolare che per i proprio dipendenti prevede che «le attività connesse con la fruizione del vitto sono consentite a tutto il personale, fermo restando il rispetto dei protocolli o delle linee guida dirette a prevenire o contenere il contagio». Il Piemonte è governato dal centrodestra, proprio come la Sicilia che al contrario, con una ordinanza del governatore Musumeci, ha introdotto l’obbligo di Green pass semplicemente per accedere in un ufficio pubblico. Tanto per accelerare la velocità del frullatore di questa vicenda del certificato verde, ieri è intervenuto anche il Garante della privacy che ha chiesto la sospensione dell’ordinanza di Musumeci.

Stop

Ha inviato alla Regione Sicilia una richiesta di informazioni sulle nuove modalità per l’accesso degli utenti agli uffici pubblici e agli edifici aperti al pubblico «introdotte dall’ordinanza presidenziale del 13 agosto 2021, n. 84, nell’ambito delle misure di contrasto della pandemia da Covid19». Aggiunge: «Le misure di sanità pubblica che implichino il trattamento di dati personali ricadono nelle materie assoggettate alla riserva di legge statale e, pertanto, non possono essere introdotte con un’ordinanza regionale, ma solo attraverso una disposizione di rango primario, previo parere del Garante».
 

 

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