Green pass, rischio caos nei luoghi di lavoro dal 15 ottobre: tutti i nodi dalla privacy ai controlli

Green pass, rischio caos nei luoghi di lavoro dal 15 ottobre: tutti i nodi dalla privacy ai controlli
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Sabato 9 Ottobre 2021, 16:37

È allarme Green pass a pochi giorni dall’entrata in vigore, dal 15 ottobre, dell’obbligo nei luoghi di lavoro. I più allarmati di tutti sono i governatori leghisti del Nord-Est: «Non c’è idea del caos che scoppierà nelle aziende, perché non saremo in grado di offrire a tutti i non vaccinati un tampone ogni 48 ore. Gli imprenditori sono preoccupatissimi, in Veneto ci sono 590 mila lavoratori non vaccinati e fare a tutti il test ogni 48 ore è praticamente impossibile», dice Luca Zaia. E per questo il presidente del Veneto chiede al governo di consentire di fare i test fai da te, cioè i tamponi nasali, nelle aziende, «con la sorveglianza delle imprese: sono certificati e diffusi in tutto il mondo. I controlli in questo caso si farebbero direttamente in azienda». Sulla stessa linea il friuliano Massimiliano Fedriga che in qualità della Conferenza delle Regioni chiede al governo di aumentare la validità dei tamponi per il rilascio del Green pass, portandoli tutti a 72 ore e di concedere alle imprese di organizzarsi anche in autonomia per l’esecuzione dei test in azienda. Una richiesta rilanciata dal leader della Lega, Matteo Salvini.

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UN ESERCITO SENZA VACCINO

Si stima che oltre il 15-20% dei dipendenti non sia vaccinato.

Secondo i dati del governo, i vaccinati over 12 sono poco meno dell’80%. Ma bisogna tenere conto che la quota di vaccinati più alta è tra gli over 65 che sono già in pensione. Il decreto che introduce il green pass deve essere ancora convertito in legge. Lo sarà entro il 20 novembre. In Senato fino al 15 ottobre sarà possibile presentare emendamenti, poi passerà all’esame della Camera. Morale: le norme che entreranno in vigore dal 15 ottobre cambieranno almeno in alcune parti.

IL NODO PRIVACY

C’è poi il problema della privacy a rendere tutto più complesso. Le norme stabiliscono che il datore di lavoro non possa conservare i dati del Green pass del lavoratore, compresa la scadenza, ma debba fare il controllo giorno per giorno. Le associazioni delle imprese — da Confcommercio a Confindustria passando per Confartigianato — premono per avere la possibilità di sapere in anticipo quando scade un Green pass e ridurre così i controlli. In questo modo però l’impresa saprebbe anche se il lavoratore con Green pass si è vaccinato o si sottopone al tampone e questo violerebbe la privacy.

I CONTROLLI

Le norme consentono controlli a campione. Ma secondo Confartigianato la regola non sarebbe sufficientemente chiara nell’escludere la responsabilità del datore di lavoro nel momento in cui si venisse a creare un focolaio in azienda generato da un dipendente non controllato. Nelle sue linee guida per gli associati Confindustria scrive: «Per quanto il controllo secondo la norma possa essere anche a campione, riteniamo opportuno sollecitare una particolare attenzione a tale eventuale scelta in quanto questa modalità non sembra pienamente coerente né con l’obbligo generalizzato di green pass né con la logica di impedire a chi è senza green pass di entrare in azienda». Quando un datore di lavoro “scopre” un dipendente senza Green pass è tenuto dal decreto a fare una segnalazione in prefettura (oltre a sospendere il lavoratore senza stipendio, con una multa da 600 a 1.500 euro). Il datore di lavoro si troverebbero così a vestire i panni del funzionario di pubblica sicurezza. Cosa che le aziende non vedono di buon occhio. Dal punto di vista del lavoratore, infine, l’ingresso abusivo senza Green pass può portare a sanzioni disciplinari serie. Nei casi più gravi non si può escludere il licenziamento.

 

L’IDRAULICO O IL TASSISTA

Chi controlla il Green pass dell’idraulico chiamato in casa? Si è parlato della possibilità che a fare la verifica sia il cliente. Ma quali strumenti ha il cliente per riconoscere se il Green pass è valido oppure no? E se poi si rivelasse che l’idraulico non aveva il pass, il cliente sarebbe soggetto a sanzioni? Questi punti sono ancora da chiarire. Una situazione simile si potrebbe creare con i tassisti. Anche qui c’è un lavoratore autonomo che ha contatto diretto con il pubblico. In questo caso si è parlato della possibilità che a fare i controlli siano le cooperative dei tassisti stessi. Ma queste non sono veri e propri datori di lavoro.

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