Governo, Tommaso Nannicini (Pd): «L'esecutivo si farà? Sì, al 70%. Ma finiremo a testate sull'economia»

Tommaso Nannicini
Tommaso Nannicini
di Simone Canettieri
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Lunedì 26 Agosto 2019, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 13:30
Tommaso Nannicini, già sottosegretario a Palazzo Chigi con Matteo Renzi ed ex responsabile delle politiche economiche del Pd, esce dal Nazareno. Dopo la domenica - e quindi la polo bianca, sotto i jeans è di rito - passata ai tavoli tematici il senatore dem è fiducioso. E sorridente. Non si dice sereno, per evitare facili battute.

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Senatore Nannicini, allora si va verso un Conte bis?
«È presto per fare questi ragionamenti così sparati, la trattativa è in mano a Nicola Zingaretti. Ma ci sono, per me e parlo dunque a titolo personalissimo, segnali positivi verso una svolta dell'intesa».
 


Si sbilanci, allora.
«Diciamo che al 70% l'operazione dovrebbe andare in porto».

E quanto le piace, da economista renziano, questa operazione?
«Personalmente il 30%. Al massimo il 40%».

Eppure queste sono le ore dei grandi abbracci con piroetta annessa. Capriole fino a poco tempo fa impossibili. E la coerenza?
«Vedo molti miei amici anche renziani molto spinti su questo accordo. Io rimango pieno di dubbi dal punto di vista dei contenuti».

Sarà bello vedervi fare la manovra con il M5S, no?
«Ah, magari faremo a capocciate».

Vogliamo parlare del reddito di cittadinanza?
«Ma no, dai. Però è anche vero che sui temi del lavoro e del sociale ci potrebbe essere una convergenza. Poi, certo, se penso ai grandi dossier industriali, come l'Ilva oppure alla legge sui vaccini, penso che sia molto complicato andare avanti».

Vincerà la contaminazione?
«Questo potrebbe essere nelle cose: ci troviamo pur sempre in un sistema proporzionale. E dunque è naturale che certi approcci più o meno liberal dovranno trovare una sintesi con la cultura statalista».

Nicola Morra, presidente della Commissione antimafia e grillino ortodosso, tempo fa alla buvette del Senato ha fatto il suo nome come possibile ministro di un governo giallorosso, dicendo che è renziano presentabile. Si sente lusingato?
«L'ho letto, ma io in generale ho ottimi rapporti con i miei colleghi senatori del M5S. Forse molto più di altri nel Pd. Anche se parlare di ministeri e ruoli mi sembra davvero prematuro. Siamo ancora ai segnali di fumo».
Ma in queste ore accadono cose divertenti: tipo l'apertura al Pd di Paola Taverna, ripetiamo Paola Taverna, che si schiera contro il voto e contro il ritorno della Lega dunque con voi.

«Sì, certe dichiarazioni sia da parte nostra che da parte loro lette in queste ore sono davvero singolari».
E la coerenza?
«Non è un discorso di coerenza. Ma semmai di posizioni politiche. Il M5S viene da 6 anni di opposizione e lotta sguaiata al Pd. Una guerra senza quartiere. E anche noi, certo, siamo stati durissimi con loro».

Insomma, è pronto a pensare alla manovra con Laura Castelli del M5S?
Nannicini ride e fa il gesto dello stop con la mano. «Ci sarà da ridere, al di là del nome del premier, esistono una serie di macro temi che ci vedono su fronti diametralmente opposti».

E allora?
«Ricordiamoci sempre che viviamo in un sistema comunque proporzionale».
 
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