Nel governo si teme una nuova ondata di contagi: «Ma impugneremo gli atti di chi chiude»

Nel governo si teme una nuova ondata di contagi: «Ma impugneremo gli atti di chi chiude»
Nel governo si teme una nuova ondata di contagi: «Ma impugneremo gli atti di chi chiude»
di Simone Canettieri Marco Conti
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Venerdì 29 Maggio 2020, 10:47

Per riaprire «tutti insieme», come sostiene il ministro Francesco Boccia, occorre che tutto il governo sia sulla stessa linea. Ed invece nell'esecutivo si fronteggiano da tempo due schieramenti: i super-prudenti guidati dal ministro della Sanità Roberto Speranza e dal collega, capodelegazione Pd Dario Franceschini, e i fatalisti come Stefano Patuanelli e lo stesso Boccia. In mezzo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte progressivamente convintosi della necessità delle chiusure e ora frenato sulle riaperture per il terrore di dover disporre nuovi stop.

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I NUMERI
Oggi i dati del monitoraggio disposto dal ministero della Sanità potrebbero dire molto anche perché riportano le conseguenze delle aperture decise il 18 maggio, dunque gli effetti della movida. Ma non è detto che guideranno le scelte dell'esecutivo anche se verranno interpolati con altri dati che tengono conto dei tamponi effettuati begli ultimi giorni e dei test seriologici e dalla capacità di resilienza delle strutture sanitarie. Negli ultimi giorni in alcune aree del Paese i contagi hanno ripreso a salire raddoppiando i numeri di lunedì. Le percentuali in Lombardia, Piemonte e Liguria raccontando un Nord-ovest che fatica a rientrare nella norma e questo rende veramente complicata la strada del governo che sa quanto sia difficile, se non impossibile, procedere a macchia di leopardo. Più facile la strada di un rinvio generalizzato della riapertura tra regioni del 3 giugno.

Una settimana al massimo di blocco allo spostamento infra-regionale, per far calare il tasso di contagio. Il tutto senza perdere l'appuntamento di metà giugno fissato da Bruxelles per un generalizzato via libera anche alla macchina turistica. Il problema è che da martedì prossimo potranno riprendere a circolare i cittadini Schengen e della Gran Bretagna. Per evitare di dover dotare ogni turista di una copia plurilingue dei tanti Dpcm, occorrerà quindi incrociare le dita quando, tra oggi e al massimo domani si avranno i dati sulla diffusione del contagio regione per regione.

Senza un trend in discesa in Lombardia e Piemonte, lo scontro tra regioni rischia infatti di riaccendersi, alimentato anche da una sorta di campagna elettorale che alcuni governatori in scadenza conducono ormai quotidianamente.
La linea di Boccia è anche quella di Conte. Anche se i rischi, paventati dai governatori del Sud, non sono campati in aria soprattutto alla luce delle strutture sanitarie di cui dispongono se dovesse riscoppiare l'emergenza.
Boccia è convinto che riuscirà a trovare un accordo con i governatori purché non si arrivi a ordinanze territoriali con passaporti sanitari. Un'evenienza che porta a una serie di strappi già visti in questa emergenza e al prospettarsi dei quali sia Boccia sia Speranza convergono: «Impugneremo le ordinanze del Sud». Ma sarebbe come innescare di nuovo un conflitto, mai sopito.

Un'altra soluzione al vaglio dell'esecutivo, ma complicata da gestire e realizzare, riguarda la possibilità di far scattare quarantene di quindici giorni a chi si trasferisce per la stagione estiva dal Nord al Sud. Ma anche questa ipotesi rimane di difficile applicazione. E come comportarsi allora con chi vuole passare una settimana al mare in Sicilia o in Puglia?

L'ultimo scontro dunque inizia a materializzarsi. E anche la possibilità che Lombardia e Piemonte aspettino una settima in più per uscire dai propri confini - come vorrebbe la logica davanti a dati preoccupanti - rimane in campo. Di sicuro le pressioni in questo momento sono tante e vanno ricadere tutte su Palazzo Chigi.

 
 

 
 
 


 

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