Matteo Salvini, ultimo rilancio: «Ok Luigi a Palazzo Chigi»

Matteo Salvini
Matteo Salvini
di Emilio Pucci
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Venerdì 23 Agosto 2019, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 18:36

Di Maio premier, Salvini al Viminale, Giorgetti all'Economia. L'ultima offerta della Lega per impedire la nascita di un governo giallo-rosso arriva direttamente sul tavolo di Mattarella. Il vicepremier nel colloquio con il Capo dello Stato si spinge a dire che con i pentastellati si può arrivare fino a fine legislatura. Non solo più un governo di transizione per portare il Paese al voto. Il segretario del partito di via Bellerio è disposto mossa tattica per spaccare i Cinque stelle a ripartire da zero.
 



«Se vogliono far ripartire il governo e il Paese noi ci siamo. Se qualcuno mi dice ragioniamo, diamoci un tempo per trasformare i no in sì, non porto rancore, sono un uomo concreto», afferma il responsabile del Viminale che non torna indietro sui suoi passi. Nonostante la netta contrarietà di Giorgetti e della base parlamentare che non vuole più sentir parlare di accordi con M5s e farsi insultare da Di Maio. In realtà non è più un appello, ma una sorta di ultimatum quello del Capitano. Se salta l'intesa tra Pd e M5s è disposto a fare la pace con il capo politico del Movimento.

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IL TEMA TASSE
E ad acconsentire che Conte vada a Bruxelles a fare il commissario europeo. «Come fanno a tagliare le tasse? Il Pd proporrà una patrimoniale, altro che manovra coraggiosa», il ragionamento. Ed è proprio sul fronte economico che spinge Salvini. Punterebbe anche ad abbassare l'asticella sulla flat tax «per non mandare al governo Renzi e Boschi». L'obiettivo è rendere sempre più evidente che non è stato lui a rompere l'alleanza. Anche perché qualora si dovesse andare al voto il rischio è che gli italiani addebitino a Salvini la crisi di governo sotto l'ombrellone. Già nei sondaggi il partito di via Bellerio è calato. Certo, Salvini vuole le elezioni anticipate: «La via maestra non è prestarsi a giochi di palazzo, per mettere su un governo contro», ha ribadito, «la sovranità appartiene al popolo». Il sondaggio sulla sua scrivania dice che il 72% degli italiani vuole le urne. «Ma e' pur vero ragiona un leghista che con questa strategia potremmo bruciarci. I nostri non capiscono questa insistenza a cercare M5s dopo che abbiamo di fatto strappato».

Il convincimento dei big' e' che occorrerebbe puntare dritto sulla strada dell'opposizione, senza se e senza ma. Senza aperture che potrebbero essere controproducenti. È Giorgetti che ieri non è salito al Colle ad accompagnare il leader e i capigruppo a perorare la causa del perimetro del centrodestra. Mentre per Salvini quel forno in realtà è chiuso. Ci sarà spazio per un patto con Fratelli d'Italia, mentre con Berlusconi il gelo è totale. Del resto il vicepremier della Lega al Colle non ha neanche citato la vecchia alleanza. Ha saputo che il Cavaliere ormai gioca in solitario, «il vecchio schema continua a ripetere non esiste più».

Ma l'ala della Lega che vorrebbe riproporre un asse con Arcore ha fiutato il pericolo. «In questo modo ci isoliamo in Parlamento. Berlusconi aprirà perfino ad un governo Pd-M5s, magari per avere voce in capitolo quando si dovrà scegliere il Capo dello Stato», afferma un dirigente di via Bellerio.
Dunque qualora si dovesse chiudere un'intesa tra Zingaretti e Di Maio ci sarà il Salvini contro tutti. Solo allora la Lega scenderà in piazza e mobiliterà i militanti nelle regioni, facendo in modo che che il nord si ribelli ai giallo-rossi, e metterà in moto la Bestia, ovvero la struttura social presieduta da Merisi. Uno scenario che per ora non è ancora contemplato, anche per non irritare il Capo dello Stato.

Ma Salvini ancora spera di sovvertire il pronostico. Al momento non c'è stato alcun contatto con Di Maio, i canali sono aperti a livello governativo e parlamentare. L'offerta di Di Maio premier con Conte commissario Ue però è stata recapitata. E sono stati contattati tutti i big' pentastellati del Nord che ritengono il connubio Pd-M5s un suicidio. Salvini resta abbarbicato al Viminale: «Giochero' sostiene con i suoi - fino all'ultimo la partita. Poi sarà chiaro che noi non avremo colpe. E tra sei mesi ci prendiamo tutto il Paese». E quei pieni poteri che ha evocato non meno di una settimana fa.
 

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