Governo, Salvini medita lo strappo: «Così è inutile proseguire». Rabbia per l'apertura di Draghi al M5S

Il piano B della Lega: governo politico (anche con i leader) fino a fine legislatura

Salvini medita lo strappo: «Così è inutile proseguire»
Salvini medita lo strappo: «Così è inutile proseguire»
di Emilio Pucci
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Martedì 5 Luglio 2022, 22:21 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 07:24

«Noi abbiamo dato il sangue ma ora basta, non ci faremo umiliare…». Altro che redde rationem con il governo a Pontida a settembre, la Lega se Draghi non cambia atteggiamento è pronta a far saltare il banco già da subito. La svolta è arrivata nelle ultime 48 ore. Perché non è solo Salvini ad aver sottolineato nel vertice andato in scena lunedì con ministri e presidenti di Regione che questo esecutivo «ci ha fatto perdere consensi: se andiamo avanti così perderemo le elezioni». 

L’ULTIMATUM
Ieri altra alzata di scudi quando il governo ha aperto alle rivendicazioni M5S sulla possibilità di non blindare il dl aiuti per permettere ai pentastellati di migliorare il compromesso sul superbonus e di non votare la norma sull’inceneritore di Roma. «Se aprite a M5s allora noi terremo le mani libere sempre», il messaggio recapitato a palazzo Chigi. Il partito di via Bellerio prepara inoltre i fuochi d’artificio se il Pd dovesse insistere su ius scholae e cannabis. «Così non ci stiamo. La responsabilità è di Draghi, non può tornare di corsa dal vertice di Madrid per Conte e a noi chiudere la porta in faccia», il ragionamento. La misura dunque è colma, Salvini non ha paura di un Papetee bis. Attende di capire l’esito dell’incontro tra il premier e Conte poi darà fuoco alle polveri. «Anche noi alzeremo il prezzo. Non faremo sconti, avanti con le barricate», la promessa. Qualora le richieste della Lega non dovessero essere accolte, c’è già un piano B: un governo politico da qui alla fine della legislatura. La strategia in ogni caso è far alzare la voce al partito. Non personalizzare la battaglia. Ed è per questo che Giorgetti ha rimandato la palla quando gli hanno chiesto della permanenza del partito nell’esecutivo. «Decide la Lega», la risposta. Anche quel riferimento al suo possibile passo indietro è legato – viene spiegato – all’intenzione di lasciar decidere ai vertici il proprio destino. Tra i leghisti ci sono anche lei critiche al segretario che – questa la tesi – ha perso il tocco magico delle piazze, ma la motivazione principale è che «gli elettori ci hanno voltato le spalle perché Draghi deve fare di più e meglio». Un cambio di passo rispetto a qualche settimana fa. Con Draghi che ritorna a essere “Mr Bce”. 

Al momento non c’è un ultimatum, anche se in molti vedono la dead-line nell’adunata di Pontida a settembre. Ma il leitmotiv è che se il governo «non ci concede qualcosa noi saremo per forza costretti ad uscire». Pace fiscale, autonomia, flat tax, misure contro l’immigrazione clandestina, provvedimenti a sostegno delle categorie disagiate: l’elenco è lungo, «è arrivato il momento che il premier ci ascolti». «Io così non posso andare in campagna elettorale», si è sfogato lo stesso Salvini con i parlamentari. Una delle richieste fatte pervenire al Capo dell’esecutivo è quella di varare una cabina di regia che decida l’agenda di governo e del Parlamento. Ma la consapevolezza è che Draghi non si voglia far commissariare. E allora?

Il segretario della Lega in realtà potrebbe anche rilanciare, soprattutto se Conte dovesse staccarsi dal governo: a quel punto addio ad un esecutivo di unità nazionale e via libera ad un governo con i leader dentro e M5S all’opposizione. «Non è un controsenso, noi vogliamo fare le cose che servono all’Italia. Serve un’iniziativa politica», osserva un big. Sul dl aiuti comunque non è previsto alcun incidente. «Abbiamo comprato i pop corn, vediamo cosa fanno i Cinque stelle», dice un altro dirigente. Ma poi si comincerà a ballare. A partire dal ddl concorrenza. Nessuna possibilità di votare la liberalizzazione delle concessioni dei taxi, i leghisti sono pronti a smarcarsi. E con lo ius scholae in Aula si passerà direttamente all’opposizione.

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