«Non vogliamo morire piddini». Se questo è il mood di non pochi parlamentari M5S - che pure sono stati per l'accordone rosso-giallo ma ora temono: «Quelli si stanno subito allargando troppo, e se il buongiorno si vede dalla De Micheli filo-Tav non si va da nessuna parte» - la conseguenza dovrebbe essere questa: a rischio il sì alla fiducia nel voto di oggi alla Camera e di domani al Senato. E invece? Ma figuriamoci.... Tanti sfoghi più o meno privati contro il Pd che «è rimasto sempre lo stesso», contro Orlando che «è come la Lega in materia di giustizia» e via così - ma perfino a Palazzo Madama non ci saranno problemi per la nascita del Conte 2 (che potrebbe veleggiare verso i 170 voti di maggioranza). I veri problemi saranno dopo. Dopo che cosa? Venerdì esce la lista dei sottosegretari e la delusione di chi non sarà fatto o rifatto vice-ministro o sottosegretario potrà montare. Mascherata da purezza identitaria del tipo: il male Pd è un male contagioso.
PRUDENZA
Di Maio sa che il problema è questo e sa anche però che la continuazione della legislatura è il premio che tutti, malpancisti e no, hanno ricevuto e questo potrebbe fare in modo che lo scontento ci sarà ma ci vorrà tempo perché esplodi davvero.
Un senatore, Lello Campolillo, attacca intanto i dem così: «Il ministro Bellanova accusa noi di abbracciare gli ulivi. Evidentemente non conosce i dati effettivi sulla diffusione della Xylella, dati che escludono nel modo più assoluto la presunta emergenza. La Bellanova non abbraccia gli ulivi ma la sua poltrona, a tutela della Coldiretti e delle varie lobby». Identitarismo grillesco puro. A Palazzo Madama anche se due o tre M5S non daranno il sì alla fiducia - l'unico che annuncia per ora il no è Paragone: «O esco dall'aula o mi astengo» - i mal di pancia sono un po' su tutto, dalla Gronda alla sicurezza all'europeismo su cui «non sdraiarsi». Elio Lannutti. Avverte: Nessuna fiducia al buio. In Senato ascolterò il discorso del premier Conte e deciderò». Si aggiungerà al no di Paragone? Il leghista-grillesco cioè appunto Paragone, assicura: «Non tornerò nel Carroccio. Se mi cacciano da M5S per il mio no alla fiducia andrò nel Gruppo Misto e da l' continuerò le mie battaglie». E il senatore siciliano Giarrusso: «O Conte smentisce la De Micheli che non vuole revocare la licenza a Autostrade, oppure la fiducia non la voto.
Non diamo la fiducia se si comincia subito a smentire l'accordo appena preso».
Un paio di ex sottosegretari M5S semi-convinti che non faranno il bis si sfogano così: «Bisogna evitare che il Pd agisca per ciò che è sempre stato, un partito conservatore. Se così farà, gli faremo la guerra». Per ora attendismo però, e nessuna grande sorpresa. «Ma mi divertirò da morire da venerdì, quando esce la lista dei sottosegretari», osserva Paragone, ormai praticamente un ex. E il Senato sarà terreno friabile anche perché - come per il Conte ! - anche nel Conte 2 io sottosegretari soprattutto dalla Camera arriveranno, per non sguarnire oltre modo le già sguarnite truppe a Palazzo Madama.
Non sarà facile per i 5 stelle la coabitazione con i dem anche perché il popolo dei social appena si entrerà nelle materie vive della manovra economica non farà sconti - e i parlamentari ormai sono spesso follower dei loro follower - e perché il mondo vicino a Casaleggio (basti leggere il sito Silenzi & Falsità) che è in modalità d'opposizione) e qualche altro media d'area già borbottano quasi in modalità da opposizione. Per non dire di Di Maio che, se Conte lo scavalca troppo, spingerà - come già è tentato di fare - a vellicare gli animal spirit del grillismo più anti-dem.