Matteo Salvini, prove di spallata al Senato: caccia a 7 grillini, poi governissimo

Salvini, prove di spallata al Senato: caccia a 7 grillini, poi governissimo
Salvini, prove di spallata al Senato: caccia a 7 grillini, poi governissimo
di Simone Canettieri
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Venerdì 20 Dicembre 2019, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 15:25

«Salvini a gennaio si giocherà il tutto per tutto per dare la spallata a questo governo». L’allarme è scattato «forte e chiaro» dalle parti del Pd mercoledì pomeriggio, un minuto dopo la conferenza stampa che ha presentato le firme necessarie per congelare - in attesa del referendum - il taglio dei parlamentari. Tutti gli uomini più vicini al capodelegazione dem Dario Franceschini, governista per antonomasia, hanno iniziato a mettere in fila i fatti che si susseguiranno i primi 30 giorni del 2020: dal parere della Consulta sul referendum maggioritario (il 15), fino al voto della giunta delle autorizzazioni sul caso Gregoretti (il 20), per arrivare alle regionali in Emilia Romagna e Calabria (26). 

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I timori del Nazareno, o almeno di gran parte del Pd, trovano riscontri nel grande lavorìo messo in atto da Matteo Salvini. I vertici della Lega si sono divisi i compiti. Roberto Calderoli annuncia al Il Messaggero che a gennaio «ci saranno nuovi e robusti passaggi». Il gruppo del M5S, dopo l’arrivo di 3 senatori grillini, rimane nel mirino della Lega. Si tratta di una questione di appeal. Se si andasse a votare con il Rosatellum, racconta Andrea Crippa, vicesegretario del Carroccio, «noi faremmo il pieno nell’80% degli uninominali al Sud, per non parlare del Centro e del Nord». 
 


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Un potere di trattativa non banale, di cui sono consapevoli anche nell’attuale maggioranza. Le trattative si svolgono in maniera segreta. Si contattano gli insospettabili, i malpancisti più silenti. «D’altronde - fanno notare nella Lega - prima del suo passaggio con noi chi aveva contezza del malessere di Francesco Urraro?». Si parla con insistenza di sei-sette senatori pentastellati pronti al grande salto. Che però potrebbero comunque non bastare. Anche perché dalle parti dei giallorossi in molti scommettono sul fattore responsabili: una pattuglia di centristi e forzisti (area Romani) pronti a soccorrere la legislatura. «Infatti questo governo durerà poco, secondo me», dice l’ex sottosegretario Claudio Durigon. Il piano a cui sta lavorando la Lega, infatti, si compone di due parti: far manbassa di grillini (in Senato dove sono fondamentali, ma anche alla Camera con numeri importanti).

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E poi provare a entrare in una maggioranza dove «i leader non controllano più le truppe», ragiona ancora Calderoli. Ecco dunque il «governissimo» di cui da giorni parlano Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti? Sì. E di sicuro nei loro disegni non è contemplato Giuseppe Conte. In questa maniera chi non vuole andare subito a votare sarebbe accontentato. Con il fronte grillino in mille pezzi. «Sto lavorando per scavare intorno ai responsabili di Conte, glieli sfileremo da sotto», è uno dei ragionamenti di Calderoli, che da settimane lavora a tutti i dossier più complicati: dalle firme per il referendum passando per l’arrivo dei tre senatori pentastellati fino alla legge elettorale. Il nostro obiettivo? «Rimane tornare a votare», dicono dalla Lega. Ma intanto si punta a destabilizzare sempre di più l’esecutivo. Sui numeri, certo. Ma anche sui temi caldi. Tipo la giustizia. 

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I FRONTI
E qui si rinnesta un’altra dinamica ancora, quella dei «due Mattei», entrambi alle prese, seppur con rilevanze molto differenti, con il pressing della magistratura. Tanto che sul caso Gregoretti gli occhi sono puntati sugli esponenti di Italia Viva che siedono in giunta per le autorizzazioni. «Se Salvini venisse condannato per questa vicenda sarebbe messo fuori, per mano dei giudici, dalla politica. Questo è possibile?», ragionano dalle parti di via Bellerio. Dove si indica per fine gennaio la riuscita dell’operazione. Se sarà andata in porto Salvini brinderà al governissimo, forte della voglia di gran parte del parlamento di non andare a votare subito. Se invece sarà «andata alla grande», con una forte erosione di grillini, si potrebbero riaprire subito le danze del voto anticipato. Con promesse da riscuotere (magari già fissate in calce davanti a un notaio?) da parte di tanti ex pentastellati. Tra le incognite c’è il voto in Emilia Romagna: c’è chi nel centrodestra è sicuro che la vittoria di Bonaccini potrebbe dare il coraggio a Nicola Zingaretti di rompere pur di non andare avanti con un esecutivo a metà tra il governissimo e Frankeistain.

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