​Governo, la crisi. I 40 ribelli del Movimento 5 Stelle: «O Giuseppe oppure scissione»

Governo, la crisi. I 40 ribelli del Movimento 5 Stelle: «O Giuseppe oppure scissione»
​Governo, la crisi. I 40 ribelli del Movimento 5 Stelle: «O Giuseppe oppure scissione»
di Emilio Pucci
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Venerdì 29 Gennaio 2021, 01:11 - Ultimo aggiornamento: 12:31

Il primo interrogativo è legato all’atteggiamento da assumere nei confronti di Renzi. I vertici M5S si recheranno oggi al Quirinale per rilanciare convintamente il nome di Conte, ma la consapevolezza è che i numeri latitano e che quindi occorrerà percorrere la strada del compromesso con l’ex premier. E quindi la domanda è se accettare o meno un voltafaccia sulla riforma della prescrizione, sacrificare o meno Bonafede (ieri ha presentato la relazione sullo stato della giustizia a palazzo Madama), dire di sì o resistere sul Mes. Una parte dei deputati e dei senatori non vuole più sottostare alle minacce del senatore di Rignano (tanto che c’è l’ipotesi di formalizzare il veto davanti al Mattarella); un’altra, invece, accetterebbe condizioni onorevoli, in primis lo spostamento del capo delegazione ad una casella diversa da quella di via Arenula. 

Il secondo dubbio è legato al futuro del Movimento qualora non ci fosse più l’opzione Conte ter. Cosa succederebbe? «Il rischio è che il Movimento si spacchi», il convincimento dei big pentastellati. L’altra incognita è quale sarebbe il destino dell’ex presidente del Consiglio dimissionario. In caso di elezioni – sottolineano più esponenti M5S – si presenterebbe, e lo ha già fatto sapere, come candidato premier di una coalizione formata da M5S, Pd e Leu. Ma c’è un rischio. «Conte vuole una sua lista, non possiamo accettarlo», spiegano. Ultimo dubbio: se Conte non dovesse riuscire a formare un nuovo esecutivo, M5S su chi dovrebbe puntare? Sul tavolo c’è un’opzione politica (Di Maio da tutti considerato come la figura che può attirare più consensi) oppure istituzionale (il presidente della Camera Fico). E anche di fronte a questo scenario M5S potrebbe dividersi, perché perlomeno una ventina di deputati (ieri c’è stata una riunione in video collegamento) e altrettanti senatori sono disposti ad andare con il premier dimissionario fino alla fine, al grido di «Conte o morte».

Insomma, se Conte – considerato il punto di equilibrio nel fronte rosso-giallo ma anche in M5S – dovesse scomparire dai radar, il Movimento 5Stelle piomberebbe in una situazione di caos. E i contiani spingono per il voto, perché «non possiamo accettare i diktat di Renzi. Come ci presentiamo nei nostri territori?», si chiede un pentastellato a Montecitorio. 

Una falange dunque sarebbe pronta ad immolarsi. E invita sotto traccia Crimi e gli altri ministri ad andare con Conte fino alla fine. Ovvero anche fino al voto: «Tutti – osserva un deputato – dovrebbero capire che è solo Conte la figura che ci può garantire un futuro. E allora mettiamolo a capo del nostro esercito, prepariamo le truppe e facciamo una campagna anti-Renzi». Di Battista ha fatto intendere che è di questo avviso: «E’ il momento di stare uniti e compatti come siamo tornati ad esserlo. Mi è capitato di criticare il Movimento, ora lo difendo», ha osservato. «Se si sceglie la strada con Renzi c’è la scissione», afferma uno degli ortodossi. «Se si andasse su un nome che non è più Conte – spiega un senatore – bisognerebbe subito mettersi d’accordo. Trovare insieme un’unica soluzione». La carta Fico potrebbe essere digerita solo se avesse l’investitura della prima carica dello Stato ma in tanti guardano all’ipotesi di un esecutivo tecnico – Lamorgese o Cartabia i nomi – nel quale un big M5S come Di Maio potrebbe avere il ruolo di vicepremier.

Il tema del rapporto tra M5S e Conte andrà sciolto. Sono in diversi che criticano le ultime mosse del presidente del Consiglio dimissionario. La strategia dell’operazione responsabili è a palazzo Chigi, ma non è stata gradita da molti. Anzi, anche l’aver agitato il partito di Conte anche per alcuni ministri ha indebolito la posizione del premier dimissionario. «Ha sbagliato tutto», è il parere di un’ala pentastellata. Ma c’è anche sul tavolo un’offerta fatta recapitare a Conte, quella di fare il padre nobile, di far sì che sia lui a sostituire Grillo come garante del Movimento. Conte ha rifiutato. Punta a un nuovo governo o alle urne e si aspetta che tutti in M5S lo seguano.
 

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