Governo, la crisi è dietro l'angolo: Salvini pronto al voto se arriva sanzione Ue

Governo, crisi dietro l'angolo: Salvini pronto al voto se arriva sanzione ue
Governo, crisi dietro l'angolo: Salvini pronto al voto se arriva sanzione ue
di Alberto Gentili
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Domenica 2 Giugno 2019, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 16:00

Nei giardini del Quirinale, tra gelidi e imbarazzati scambi di saluti tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini e un abbraccio a uso e consumo dei fotografi tra il capo della Lega e Giuseppe Conte («ci vogliamo benissimo»), nessuno dei giallo-verdi festeggia il compleanno del governo. Tra un drink e parole sussurrate all'orecchio, si discute del Grande Sospetto. Oppure della Grande Tentazione. Dipende da quale parte si guarda.

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«E' strano ciò che sta accadendo», confida un ministro pentastellato, «Salvini nonostante la vittoria fa campagna elettorale adesso più di prima. Si scaglia contro l'Unione europea, minaccia di abbattere il tetto del 3%. E' ormai evidente che si prepara a rompere e ad andare alle elezioni in settembre cavalcando il no all'austerità Ue e il taglio delle tasse. A maggior ragione lo farà se la Commissione europea mercoledì avvierà la procedura d'infrazione».

Parole che rivelano, appunto, il Grande Sospetto di Di Maio e Conte. «Quella che inizia per il governo sarà la settimana decisiva. Siamo appesi a un filo, la crisi è dietro l'angolo...», dice un alto esponente grillino sorseggiando a fatica un prosecco.

Vero? «Beh, effettivamente è concreta la possibilità di far saltare il banco se i 5Stelle continueranno a dire no alla nostre proposte», dice un ministro leghista ancora seduto a un tavolino dei giardini quirinalizi quando ormai il sole è tramontato.

E racconta: «Giorgetti ha chiesto a Salvini, cosa facciamo? Rompiamo? Matteo ha risposto: Ancora non lo so. Decidiamo all'ultimo momento. Ma è evidente che se mercoledì arrivasse la procedura d'infrazione, ci sarebbe una ragione in più per far saltare il governo e andare a elezioni a settembre dicendo agli italiani che noi non ci facciamo commissariare da Bruxelles e chiedendo i voti per darci la forza con cui andare allo scontro con l'Unione delle regoline contabili e ottenere così la flat tax. La gente dei parametri se ne infischia, vuole lavoro e benessere». La Grande Tentazione, appunto, «tanto più che i sondaggi ci dicono che potremmo prendere il 40%. Da soli».
 

 

Qui si arriva a Conte. Il premier, mentre Sergio Mattarella saluta i suoi ospiti, conferma quanto annunciato venerdì: «Lunedì parlerò agli italiani». Ebbene, nel discorso cui a palazzo Chigi hanno già cominciato a lavorare, Conte si presenterà come il garante degli «interessi dei cittadini». Dirà più o meno ciò che il capo dello Stato ha affermato in queste ore: «Il Paese ha bisogno di risposte, va superata la conflittualità che paralizza l'esecutivo per spingere forte sulla crescita. Per questa ragione è indispensabile fare chiarezza».

In questa operazione verità, giocando di sponda con il capo dello Stato, Conte sottolineerà i rischi dello spread che si impenna a ogni proclama di Salvini. Dirà che stracciare i vincoli di bilancio e andare allo scontro con l'Unione europea non porta benessere, ma instabilità e tempeste finanziarie capaci di spingere in ginocchio il Paese mettendo a rischio i risparmi degli italiani». In più, il premier farà capire che non può e non vuole essere un mero notaio della decisioni di Salvini, ma il perno neutrale attorno al quale deve girare e reggersi il governo.

«TRIA VENDUTO ALLA LEGA»
Poi, per provare a salvare la tenuta dei 5Stelle e di riflesso la pelle all'esecutivo, Conte sosterrà che «è indispensabile un riequilibrio». Traduzione: Salvini non può pensare di far passare solo le sue proposte. Dalla flat tax al condono, dal sì alla Tav all'autonomia, per fare qualche esempio. «Così il quadro non potrebbe reggere». «Perché è evidente», aggiunge un altro ministro grillino, «che dopo ciò è accaduto con la lettera alla Commissione Ue, Tria che si è venduto alla Lega e qualcosa si è rotto. Irreparabilmente. Ebbene, da questa situazione si esce con le elezioni. Ma allora Salvini deve dirlo chiaramente. Oppure ritrovando un equilibrio tra 5Stelle e Lega. Se finiamo a fare i portatori d'acqua di Salvini, siamo morti».
 

Conte, insomma, passerà il cerino al capo della Lega. Darà a lui la scelta se spegnerlo e puntare alle elezioni, oppure provare ad andare avanti «ma a pari condizioni, altrimenti è meglio dirsi addio».
Per questa ragione il premier non vuole celebrare il vertice a tre prima della conferenza stampa: intende fissare i paletti, «lanciare un messaggio forte all'opinione pubblica» e poi attendere la reazione di Salvini. Il summit di governo, se prima non accadrà l'irreparabile, verrà celebrato venerdì. Quando Conte sarà rientrato dalla missione in Vietnam.

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