Boschi: «Pronti a lasciare il governo e dubito che i Cinquestelle vogliano andare a votare»

Boschi: «Pronti a lasciare il governo e dubito che i Cinquestelle vogliano andare a votare»
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Mercoledì 16 Dicembre 2020, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 21:09

Presidente Boschi, il vostro incontro con Conte è saltato perché volete tenere il governo ancora più sulla corda?
«Non scherziamo, non si gioca con le istituzioni. Penso semplicemente che il presidente Conte si sia banalmente dimenticato che nel giorno da lui deciso Teresa Bellanova rappresentava l'Italia in Europa su una sfida molto delicata: quella legata alla tutela dei nostri prodotti agroalimentari. La nostra ministra tutto poteva fare tranne che saltare la riunione europea. E dall'altro lato sarebbe stato inspiegabile fare un chiarimento con il premier senza la capodelegazione di Italia Viva. Ci vedremo domani mattina».

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Che percentuale dà all'esecutivo di sopravvivere dopo la legge di bilancio?
«Le uniche percentuali che mi interessano sono quelle dei dati Istat: quanto crolla il Pil, quanto cresce la disoccupazione, quanto investiamo sulla sanità.

Se il governo vuole vivere, più che sopravvivere, deve occuparsi di questo».


Non pensa che se poi davvero il governo cade Conte sarà il primo a spingere una parte del Movimento Cinque Stelle verso il voto?
«Voglio risponderle senza giri di parole e con la massima sincerità: può darsi. Ma questi scenari da fantascienza sono meno interessanti dei dati economici di un Paese che con il vaccino uscirà dal tunnel della pandemia, ma che senza Recovery Fund non uscirà dal tunnel della depressione economica. La nostra sfida è semplice: vogliamo scrivere bene il piano che serve a spendere i soldi europei. Non vogliamo blitz notturni come quello che abbiamo evitato la settimana scorsa con ignote manine hanno provato a esautorare governo e Parlamento. Noi vogliamo serietà. Se poi Conte vuole votare perché pensa di capitalizzare il suo consenso personale, credo che sia un errore, innanzitutto per lui. Quanto ai 5Stelle: la metà ha il problema del terzo mandato, l'altra metà sa che oggi sono oltre trecento, domani saranno cinquanta. Ho qualche dubbio che vogliano andare al voto. È meglio non aprire crisi al buio, ma se dovessi scommettere anche solo un centesimo dico che anche in caso di crisi al buio non si voterebbe».

 


La cabina di regia per gestire i fondi del Next Generation Ue è difesa anche dal Pd con il ministro Gualtieri. Come se ne esce?
«Mi sembra che sia difesa molto più da Gualtieri che non dal Pd. E comunque ci sono più anime nel Pd, ma la stragrande maggioranza dei gruppi parlamentari è d'accordo con noi. Detto questo il problema non sono gli equilibri interni a un partito, ma la sostanza. A me sembra assurdo che Conte, in piena emergenza, rinunci ai 36 miliardi per la sanità per motivi ideologici. Peraltro il Mes ha meno condizionalità e costa meno del Recovery Fund. Perché investiamo poco su cultura e turismo? Chiedo al giornale di questa città: le sembra possibile che prima del Giubileo nel 2025 noi investiamo in turismo 3 miliardi contro i 35 che ha stanziato la Merkel nel 2020? Già i grillini hanno rovinato il sogno olimpico a Roma, almeno non perdiamo la centralità culturale e turistica».


Oltre la questione del Recovery cosa chiederete al premier?
«Di valutare bene la questione dei servizi segreti: difficile continuare a tenere la delega quando ci sono così tanti problemi aperti. Ricordo che, grazie a un ottimo lavoro di sponda con i servizi, Renzi e Minniti riuscirono a liberare in poche ore un peschereccio preso dai libici nel 2015. Una identica situazione verificatasi nel 2020 non è stata gestita con la stessa efficacia e adesso ci sono diciotto pescatori italiani bloccati in qualche prigione libica da 107 giorni. Avere un'autorità delegata ai servizi serve anche a questo. Spero che il premier comprenda la delicatezza del momento che stiamo vivendo».


Anche voi escludete siano necessari cambi nella squadra di governo e soprattutto in quella che risiede a Palazzo Chigi?
«Il senatore Renzi è andato a Palazzo Chigi personalmente per confrontarsi con il premier e ipotizzare d'accordo con il segretario Zingaretti un rafforzamento della squadra. La reazione del presidente è stata gentile con Renzi ma dopo durissima sulla stampa, a cominciare da un colloquio con il Corriere della Sera. A me non pare il modo migliore per gestire i rapporti in maggioranza. Se Conte ritiene di avere i ministri migliori del mondo, noi non possiamo che prenderne atto. Quello che è certo è che noi non chiediamo nessuna poltrona. Anzi: domani in delegazione avremo Teresa e Elena che hanno già spiegato che sono pronte a farsi da parte. Siamo l'unico partito che anziché chiedere i posti li lascia a disposizione degli altri. Però possiamo fare uno sforzo e parlare di contenuti. L'America di Biden non è quella di Trump, l'Europa sta investendo sul futuro, il mondo sta cambiando: l'Italia che presiede il G20 ha una sua linea o insegue gli eventi? Questo è il problema: che cosa farà da grande l'Italia, non quanti ministri prende Italia Viva. Perché noi pensiamo alla politica, non ai rimpasti».
Ma. Con.

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