​Governo, nodo sottosegretari: Conte in pressing, oggi consiglio dei ministri alle 9.30

Governo, nodo sottosegretari: pressing Conte, oggi cdm alle 9.30
​Governo, nodo sottosegretari: pressing Conte, oggi cdm alle 9.30
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Giovedì 12 Settembre 2019, 21:53 - Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 07:48

È prevista per questa mattina alle 9.30 una riunione del Consiglio dei ministri. Lo si è appreso da fonti di governo. In Cdm è attesa la nomina dei nuovi sottosegretari.

Meglio dunque accelerare, perché a prendere altro tempo il caos e le tensioni possono solo aumentare. Matura così, con un colloquio di Giuseppe Conte con Luigi Di Maio e Dario Franceschini a margine del Consiglio dei ministri, il tentativo di chiudere entro venerdì mattina la partita della nomina dei sottosegretari. Quarantadue caselle da riempire nel nuovo governo e una marea di aspiranti, mandano a vuoto il tentativo di chiudere in giornata. Il Movimento 5 Stelle si incarta tra rose di nomi e recriminazioni di sottosegretari e ministri uscenti. «Si slitta a martedì», dicono i pentastellati. Ma Conte - Pd e Leu concordano - spinge per far presto. E così parte il tentativo finale: in nottata si è provato a chiudere.

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Senza i sottosegretari il governo non può iniziare davvero a lavorare. Perciò Conte da giorni è in pressing sui partiti perché gli consegnino al più presto i loro nomi. Non vuole entrare, il premier, nella partita, se non per quanto riguarda le deleghe alla presidenza del Consiglio e un via libera complessivo alla lista. Ma quando dal Movimento gli fanno sapere che la trattativa è in alto mare e che serviranno altri giorni, per chiudere magari martedì, chiede di accelerare. Gli fa sponda, a margine del Cdm, il capo delegazione Pd, Dario Franceschini: avanti così, possono solo aumentare gli appetiti - e le successive delusioni - degli aspiranti che rischiano di lievitare di ora in ora. Senza considerare, notano i Dem, che si dà sponda facile alla propaganda di Matteo Salvini. E infatti il leader della Lega, non appena apprende che nel Cdm pomeridiano sarà fumata nera, parte lancia in resta: «Già si scannano per le poltrone. Presidente Mattarella, davvero gli italiani meritavano uno schifo simile?», dice strattonando il capo dello Stato. Così, dopo una giornata di stallo e rinvii, a sera parte l'allerta: tutti pronti per un possibile Consiglio dei ministri per le nomine venerdì, di primo mattino (nel pomeriggio Conte è atteso nelle aree terremotate, sabato alla Fiera del Levante di Bari). Di Maio prova a trovare la difficile quadra tra gli oltre cento aspiranti del Movimento.
 



Ma i nodi aperti restano ancora numerosi. M5s fino all'ultimo prova ad esempio a strappare al Pd la delega all'editoria, che i Dem vorrebbero per Andrea Martella (Walter Verini o Giovanni Legnini). Mentre il M5s chiede di avere un unico viceministro al ministero dell'Economia, dove i Dem hanno come ministro Roberto Gualtieri, e lasciare ad Antonio Misiani i galloni di sottosegretario. A via XX settembre i Cinque stelle, che hanno un problema di battaglia interna tra tre contendenti (gli uscenti Laura Castelli e Alessio Villarosa, più Stefano Buffagni) chiedono inoltre di avere ben tre sottosegretari ma, a sentire i Dem, difficilmente la spunteranno. Si lotta comunque casella su casella: in extremis potrebbero spuntare diverse sorprese. M5s dovrebbe avere 22 sottosegretari e il Pd 18, che potrebbero scendere a 17 se a Leu dovesse riuscire in extremis di spuntare due sottosegretari e non solo uno (Rossella Muroni) com'è previsto adesso. Tra i nomi M5s si citano le ministri uscenti Elisabetta Trenta (all'Interno) e Barbara Lezzi e nomi nuovi come Roberta Alaimo alla Pa, Adriano Varrica ai Trasporti, Andrea Giarrizzo all'Innovazione. Al Viminale c'è chi ipotizza solo due sottosegretari, per tenere basso il «tasso» di presenza politica, ma i contendenti sono tanti, i nomi potrebbero diventare quattro (in pole il Dem Emanuele Fiano). Nel Pd, vengono considerati quasi certi incarichi per Marina Sereni, Anna Ascani, Debora Serracchiani. Ma nelle ultime ore non si spengono le lotte tra correnti e al loro interno. Tra i renziani (con una divisione interna tra fedelissimi di Renzi ed esponenti di Base riformista) spuntano nomi come quello di Piero De Luca, figlio del governatore campano Vincenzo. E poi Roberto Cociancich e Ivan Scalfarotto. Ma, viene fatto notare, nelle dispute tra due è spesso il terzo a spuntarla: è successo con i ministri, potrebbe succedere ancora, nella lunga notte dei sottosegretari.
 

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