Giorgia Meloni, nessuna retromarcia sul simbolo: «Fiera della fiamma. Sì al presidenzialismo, gli italiani sceglieranno»

La leader di FdI: "Negli ultimi 20 anni ci sono stati 11 premier, ma per sinistra il problema è la riforma"

Giorgia Meloni, nessuna retromarcia sul simbolo: «Fiera della fiamma. Sì al presidenzialismo, gli italiani sceglieranno»
4 Minuti di Lettura
Domenica 14 Agosto 2022, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 08:25

Nessuna retromarcia, nessun cambio di strategia. Né sul simbolo (lo stesso del 2018, con la fiamma tricolore bene in vista: in futuro si vedrà), men che mai sul presidenzialismo. Tira dritto Giorgia Meloni, anzi, sceglie di rilanciare. Sul centrodestra continua il fuoco di fila scatenato da quell'avviso di sfratto di Berlusconi a Mattarella, qualora l'elezione diretta del presidente della Repubblica dovesse andare in porto? E lei insiste. Convinta che l'uscita «poco felice» del Cavaliere non possa azzoppare una riforma che da Fratelli d'Italia giudicano «strategica» per il rilancio del Paese. «Gli italiani devono avere il diritto di eleggere direttamente il Capo dello Stato e di scegliere da chi farsi governare», mette in chiaro dalla sua bacheca Facebook. Obiettivo (ambizioso): «Porre fine ai giochi di Palazzo e per tornare protagonisti in Europa e nel mondo», scrive Meloni. Che graffia: «Negli ultimi 20 anni in Italia ci sono stati 11 presidenti del Consiglio: per la sinistra, però, il presidenzialismo è un problema, un pericolo per la democrazia. Non ci stupiamo, visto che negli ultimi anni si sono sempre ritrovati sugli scranni del governo». E accompagna il post con una foto più citazione di Enrico Letta, che giudica il cambio della forma di governo «un errore profondo». «E tu domanda la leader FdI al suo seguito social da che parte stai?».

Programmi partiti a confronto in vista delle elezioni: fisco, sicurezza, scuola, ambiente ed Europa


IL SIMBOLO
Nessun passo indietro, si diceva, neanche sul logo da schierare sulla scheda, in barba alle critiche e agli appelli a rimuovere ogni riferimento al fu Movimento sociale (l'ultima a invocarlo è stata la senatrice a vita Liliana Segre). Niente da fare: la fiamma campeggia ancora nel logo depositato ieri al Viminale dal responsabile elettorale del partito, Angelo Rossi, proprio sotto il nome della leader. Come cinque anni fa. È «un simbolo del quale andiamo fieri», tronca ogni polemica Meloni.
Chi invece sperimenta nuove armonie cromatiche è Matteo Salvini.

Che nella campagna di comunicazione lanciata ieri conferma il più rassicurante giallo-blu in favore del vecchio verde-Carroccio, già abbandonato da qualche tempo. E poi un'unica parola, che di qui ai prossimi giorni rimbalzerà su santini e cartelloni pubblicitari: «Credo». «Credere è vitale, è il motore di tutto», spiega il Capitano in una sorta di lettera social agli elettori, in cui illustra la sua «fede laica nella bella politica e nella democrazia». Per poi rilanciare sui temi cari a via Bellerio: flat tax, quota 41 per le pensioni, «difesa dell'Italia dall'immigrazione incontrollata». «Per Letta e il Pd le priorità sono droga libera e cittadinanza facile. Per me e la Lega twitta le priorità sono meno tasse e più lavoro».

 


«MISTIFICAZIONI»
Rilancia invece sulla «burocrazia che ci soffoca» Silvio Berlusconi, nella sua «pillola» web quotidiana. «Per ristrutturare una casa, aprire un'attività o un negozio oggi è richiesta un'infinità di permessi», lamenta il Cavaliere dalla sua scrivania di Arcore. «Con noi, invece annuncia basterà rispettare le leggi e una raccomandata al Comune di pertinenza. I lavori potranno partire subito». Una sburocratizzazione in grado da sola, secondo il leader forzista, di creare «800mila posti di lavoro». Ma ci tiene anche a precisare le sue affermazioni sulle dimissioni del Capo dello Stato, Berlusconi. «Amareggiato e profondamente indignato», si dice, dalle «mistificazioni» che la sinistra ha operato sulle sue parole (l'ultimo a contestarle, ieri, è stato Luigi Di Maio: «Vuole dissolvere la democrazia»). «È assurdo imputarmi un atteggiamento ostile verso il presidente Mattarella. Che mette in chiaro il Cavaliere sarà il garante autorevole di un'ordinata transizione». E anche Giorgia, che non aveva gradito quelle esternazioni, è avvisata.
Andrea Bulleri
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA