Le chiama per nome, quasi come fossero delle amiche di vecchia data. O forse delle maestre, figure da prendere a modello «con riverenza». Donne che hanno contribuito, con il proprio esempio, a costruire asse dopo asse quella «scala che oggi consente a me di salire – dice in apertura del suo discorso Giorgia Meloni, prima presidente del Consiglio al femminile della storia – e di rompere il pesante tetto di cristallo sulle nostre teste». Tina, Nilde, Rita, Oriana. Ma anche Rosalie, Alfonsina, Maria e Grazia. Sono le grandi pioniere delle istituzioni, dello sport, della scienza e del giornalismo. Ne cita addirittura sedici, Meloni, e a tutte loro rivolge un grazie: «Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io».
PIONIERE
Nel Pantheon (bipartisan) della premier c’è Cristina Trivulzio di Belgioioso, la nobildonna che a metà Ottocento fu editrice di giornali rivoluzionari e partecipò al Risorgimento. O, per dirla con le parole della premier, «elegante organizzatrice di salotti e barricate». E poi «Rosalie», di cognome Montmasson, unica figura femminile a prendere parte alla spedizione dei Mille di Garibaldi. Figure storiche e allo stesso tempo iconiche dello sport, come Alfonsina Strada, «che pedalò forte contro il vento del pregiudizio». Fu la prima ciclista, Alfonsa Rosa Maria (nata Morini) a competere in gare maschili come il Giro di Lombardia e poi, nel 1924, il Giro d’Italia. Ed è anche per questo che il suo nome è legato in modo indissolubile allo sport femminile, che combatté per rendere degno di considerazione ai suoi contemporanei: «Vi farò vedere io – recita una famosa frase che le viene attribuita – se le donne non sanno stare in bicicletta come gli uomini».
Meloni ricorda poi Maria Montessori, pedagogista e filosofa tra le prime donne della sua epoca a laurearsi in medicina, insieme alla scrittrice premio Nobel Grazia Deledda.
La prima donna a diventare ministro, la prima a ricoprire l’incarico di presidente della Camera, la prima al vertice della Corte Costituzionale e la prima sullo scranno più alto del Senato. Nell’ordine: Tina Anselmi, partigiana, deputata Dc e poi ministro del Lavoro dal ‘76 al ‘78. E poi Nilde Iotti, comunista, eletta appena ventiseienne alla Costituente e prima presidente della Camera dal ‘79 al ‘92. Ma anche Marta Cartabia, ex ministra della Giustizia del governo Draghi, ed Elisabetta Casellati, attuale responsabile delle Riforme.
Non mancano le donne del giornalismo (Oriana Fallaci, Ilaria Alpi uccisa a Mogadiscio nel ‘94, Maria Grazia Cutuli che perse la vita in Afghanistan nel 2001) e quelle della scienza: il premio Nobel Rita Levi Montalcini, Fabiola Giannotti, prima a guidare il Cern di Ginevra, Samantha Cristoforetti, prima europea a capo della Stazione spaziale internazionale.
Infine, Meloni cita Chiara Corbella Petrillo, proclamata “serva di Dio” dalla Chiesa nel 2018. Romana, madre di due bimbi non sopravvissuti per una malformazione, Chiara morì nel 2012, a 28 anni: rifiutò di curare il carcinoma che l’aveva colpita per dare alla luce il terzo figlio che portava in grembo.