Giorgia Meloni, prima volta al Quirinale per il 2 giugno: brindisi «alla Repubblica»

Il Presidente offre un bicchiere di prosecco al premier. Poi le fa da Cicerone al Colle

Giorgia Meloni, prima volta al Quirinale per il 2 giugno: brindisi «alla Repubblica»
Giorgia Meloni, prima volta al Quirinale per il 2 giugno: brindisi «alla Repubblica»
di Mario Ajello
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Venerdì 2 Giugno 2023, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 13:08

Siccome la star è lei, Giorgia Meloni fa di tutto per non esserlo. Non si getta sulla festa, come se fosse la padrona della festa. «Ma figuriamoci, siamo in tanti...». Ed è vero. Ma il debutto di Meloni da premier alla celebrazione del 2 giugno nei giardini del Quirinale è per tutti un’attrazione irresistibile. Ma lei, più che farsi omaggiare, usa l’occasione prima per ascoltare le musiche di Mozart, Rossini e Verdi al concerto nel palazzo e poi per lavorare, affacciata dalla terrazza con vista sul tramonto di Roma. Si apparta con il presidente Mattarella, con Ignazio La Russa, con Lorenzo Fontana e ammirando la Grande Bellezza i tre parlano anche di temi politico-istituzionali. Ma prima, con accanto il compagno Andrea Giambruno, ha alzato i calici insieme al Capo dello Stato: «Brindiamo alla Repubblica», dice Meloni, che è vestita color panna, anzi ecru, con un tailleur pantaloni e la giacchetta ha i pizzi. Mentre l’armocromista di Schlein - «Mai stata qui, ma è bellissimo!», esulta Elly - le ha scelto un completo giacca e pantaloni nero, su camicia azzurra, e la delusione dei più è irrefrenabile: «Ma come, neppure un tocco di rosso Mao Tzetung?!». 

Una in bianco, l’altra in nero.

Comunque, le due donne della politica italiana non si sfiorano. Anche perché Elly è assediata dai questuanti: «Se ti serve un volto per le Europee, chiamami». E Dario Franceschini, presentandole il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ruffini, le fa: «Elly, lui è talmente bravo che dobbiamo portarlo in politica». Per Giorgia, foto, selfie, complimenti («Tieni duro», le dicono tutti e lei: «Sono sul pezzo, ma che fatica»). Con Mattarella la sintonia è evidente. Il Capo dello Stato le fa da Cicerone, lungo i giardini che - parola di Vittorio Sgarbi - ebbero anche l’intervento di Ferdinando Fuga», archistar del suo tempo, e guardando l’orizzonte Meloni si fa prendere della poesia: «Che bello, vedo lì in fondo Palazzo Chigi dove c’è il mio ufficio». 

Conversazione fitta e amichevole anche con Silvana Sciarra. E Meloni, ai giornalisti che si avvicinano, si rivolge scherzosa: «Ma banda di origliatori seriali, volete carpire anche i segreti della presidente della Corte Costituzionale?». Meloni uber alles ha però bisogno di trattare questioni di Stato. Ed eccola allora, sulla terrazza a discettare di immigrazione, Europa, guerra russo-ucraina con il ministro e vicepremier Tajani. Poi ai avvicinano alcuni ambasciatori arabi, e lei comincia parlare con loro in inglese. Poi si avvicina un sordomuto, e lei: «Un po’ conosco il linguaggio dei gesti». E comincia a muove le mani e le bocca, azzardando una simpatica comunicazione non verbale. Giambruno è sempre con lei e tutti gli chiedono: «Andrea, ti annoi?». Lui sorride, per non rispondere. Lavora Giorgia nei giardini quirinalizi, si muove con semplicità ma trasuda importanza («Sembra la Venere che emerge dalle acque di Tiziano», sostiene Sgarbi) e a un certo punto parla della Roma: «Ah, davvero c’è anche Draghi? Immagino sia distrutto per la sconfitta dei giallorossi. Anche a me dispiace assai. Non ero a Budapest, ma a un certo punto ho pensato che potrei andare a Istanbul a vedere la finale di Champions. Ma no, ci andrà La Russa a rappresentare l’Italia, oltretutto lui è interista». Quanto a Draghi, è effettivamente dispiaciutissimo: «Che nottataccia». Poi parla di Anzio, in questo periodo abito lì dove abbiamo una villetta, e con Andrea Bocelli - il quale anche con Meloni s’intrattiene - l’ex premier si sofferma su siccità, pale eoliche e impianti per dissalare. «Sono tra i temi che più mi appassionano», assicura Draghi. 

IL FORMAT
Istituzionale e colloquiale: questo il format che Giorgia ha scelto per il suo debutto alla festa. Salvini è defilato con Giorgetti, ed altri leghisti, e quando le viene incontro il capogruppo del Carroccio al Senato, Massimiliano Romeo, e le presenta la moglie Laura, Meloni fa: «Ammazza quanto è bella». E rivolta alla signora: «Ma sei sicura di voler stare con questo qui?». Risate. E a Bocelli e moglie, ancora Giorgia: «Vi voglio bene a tutti e due!». Poi bacio plateale con Landini. E commento rivolto a chi immortala l’effusione: «Che bella foto vi ho fatto fare». Mentre lei va via, incrocia Fabio Panetta che entra nei giardini e tutti lo inseguono: «Complimenti». Lui: «E perché?». «Perché a novembre sarai il governatore di Bankitalia». «Voi dite?». I ministri ci sono tutti. E anche, a cominciare dall’ad Sergio e dal dg Rossi, i big della nuova Rai. La sinistra si sente all’angolo, ed è visivamente residuale. Forse meno capace di impensierire Giorgia di quanto faccia una cartaccia, adesiva, che s’appiccica sul tacco della sua scarpa mentre va via, e lei ingaggia sull’uscio del Quirinale un combattimento contro quell’adesivo impertinente. Ma poi vince Giorgia e facendo «ciao ciao» si avvia sul tappeto azzurro che la porta verso la sua auto in cortile. 

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