Gas russo, Draghi sul blocco: «Pronti a farne a meno». Due mesi per mettere le basi di un'autonomia da Mosca

L’audizione del premier al Copasir: «Faremo tutto ciò che è necessario»

Gas russo, Draghi sul blocco: «Pronti a farne a meno». Due mesi per mettere le basi di un'autonomia da Mosca
di Valentina Errante e Emilio Pucci
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Mercoledì 6 Aprile 2022, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 09:18

ROMA Il ‘Whatever it takes’ applicato al tema dell’energia in tempi di guerra. «Faremo tutto quello che si deve fare». Nei giorni scorsi era emersa una linea prudente del premier Mario Draghi rispetto alla possibilità di fare a meno del gas russo. Il presidente del Consiglio non cambia strategia e al Copasir, accompagnato dal sottosegretario con delega all’intelligence Franco Gabrielli, ha illustrato con una dettagliata relazione la situazione italiana rispetto alla guerra, rispondendo alle domande e chiarendo che l’Italia si muoverà nel perimetro dell’alleanza euro-atlantica.

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Draghi e il blocco del gas: «Pronti a farne a meno»

Embargo del gas russo? Non escludiamo alcuna ipotesi, ci prepariamo ad ogni evenienza: ma ci vorranno almeno due mesi per gettare le basi dell’autonomia da Mosca e perfezionare i contratti che poi porteranno a fare a meno della Russia, ha spiegato il presidente del Consiglio di fronte al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. 

 


Una direzione chiara che, nelle intenzioni del Capo dell’esecutivo, deve portare a un taglio netto con il passato, possibile solo attraverso i nuovi accordi per le forniture a cominciare da quelli con l’Algeria, quindi il Mozambico, il Qatar e l’Azerbaigian.

Nessun annuncio dunque sull’embargo energetico, ma Draghi ha ripercorso tutto il lavoro che l’esecutivo, con il ministro degli Esteri Di Maio in primis, sta portando avanti per arrivare all’obiettivo dell’indipendenza sull’energia. Il ‘tour’ del responsabile della Farnesina è uno dei punti chiave della strategia, ma il premier ha parlato anche della necessità di differenziare le fonti di approvvigionamento. 


MATERIE PRIME

Draghi ha ammesso davanti ai parlamentati che la prospettiva di una lunga guerra potrà creare seri problemi alla produzione industriale, con le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, dal grano all’alluminio. Mentre nel Pavese le aziende di ceramica e i piastrellifici, 15 giorni fa, avevano già poca autonomia: mancano l’argilla e il caolino, che saranno ora importati da Brasile e Argentina. Il premier ha anche anticipato lo stop al carbone e nuove sanzioni per Mosca, ribadendo che questa è la direzione da portare avanti, «indietro non si torna». La condanna dell’operato di Putin è netta. E non si escludono altri passaggi. Nel frattempo il governo monitorerà le risposte di Mosca, anche rispetto alla decisione di Roma di espellere 30 funzionari diplomatici.

CYBER SECURITY


Il premier non ha nascosto che il quadro economico è cambiato e non ha eluso la domanda sui rischi di una guerra cibernetica. «Al momento non c’è alcun allarme sulla sicurezza», ha sottolineato, confermando che si lavora per fare a meno del sistema anti-virus russo Kaspersky. Nessun cenno, invece, alla missione russa durante lo scoppio della pandemia e alla preoccupazione per gli scenari nel Mediterraneo, a partire da quello libico. 

«Sono state approfondite tutte le tematiche inerenti l’invasione russa in Ucraina, anche in riferimento – recita una nota del Copasir - alla sicurezza energetica e cibernetica e alle misure predisposte dal governo in merito all’impatto delle sanzioni sul sistema sociale ed economico del Paese». Ed ancora: «Particolare attenzione anche all’evoluzione della crisi e al ruolo che l’Italia può svolgere nel quadro europeo e atlantico, nella consapevolezza della gravità della situazione». Soddisfazione è arrivata anche da parte del presidente dell’organismo, Alfonso Urso che ha rimarcato il «clima di piena collaborazione». 
 

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