Festa della Repubblica, Mattarella: «La guerra ci riporta all’Ottocento Mosca lasci l’Ucraina»

Il discorso prima del concerto al Quirinale. «A fianco delle vittime»

Mattarella: «La guerra ci riporta all’Ottocento. Mosca lasci l’Ucraina»
Mattarella: «La guerra ci riporta all’Ottocento. Mosca lasci l’Ucraina»
di Francesco Malfetano
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Giovedì 2 Giugno 2022, 00:57 - Ultimo aggiornamento: 09:38

«Oggi l’amara lezione dei conflitti del ventesimo secolo sembra dimenticata: l’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa, pone in discussione i fondamenti stessi della nostra società internazionale, a partire dalla coesistenza pacifica». È un monito preoccupato quello che il presidente Sergio Mattarella ieri ha rivolto agli ambasciatori stranieri accreditati in Italia. Ospitandoli al Quirinale assieme alle più alte cariche dello Stato per il tradizionale concerto che anticipa il 2 giugno, il Presidente non ha infatti potuto esimersi dal legare la settantaseiesima Festa della Repubblica alla «guerra di stampo ottocentesco» che sta causando «morte e distruzioni» nel continente europeo. L’allusione è alla cultura imperiale russa dell’800 che già generò una forte contrapposizione con l’Europa, oppugnando il francese Liberté, Égalité, Fraternité con una cultura imperniata su ortodossia, autocrazia e identità nazionale. L’esatta antitesi. Ma anche, in qualche modo, l’esatta riproduzione dello schema attuale che «fa retrocedere il progresso della condizione dell’umanità» come ha spiegato il Presidente.

D’altro canto, davanti ad una platea in cui spiccava l’assenza dei diplomatici russi e bielorussi, il discorso del Capo dello Stato è stato lucidamente indirizzato verso la ricerca della pace.

Un principio permeante nel breve discorso del Presidente, specie perché indirizzato ai partner con cui la pace va costruita. «Con la Costituzione l’Italia ha imboccato con determinazione la strada del multilateralismo - ha detto Mattarella nella Sala dei Corazzieri - scegliendo di non avere Paesi nemici e lavorando intensamente per il consolidamento di una collettività internazionale consapevole dell’interdipendenza dei destini dei popoli». E quindi: «La Repubblica italiana è impegnata nella ricerca di vie di uscita dal conflitto che portino al ritiro delle truppe occupanti e alla ricostruzione dell’Ucraina». In altri termini, tirando le fila dell’azione di governo e della comunità internazionale, Mattarella ha evidenziato come sia giunta l’ora superare gli «egoismi» che frenano la compattezza occidentale e trovare una soluzione diplomatica che non può prescindere dal ritiro russo. 

Precedendo il concerto con musiche di Mascagni e Beethoven, intenso e applauditissimo, eseguito dall’orchestra della Fenice di Venezia diretta dal maestro sudcoreano Chung Myung-whun - insignito poco prima dell’onoreficenza di Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana - Mattarella non ha però limitato il discorso al conflitto. «A cerchi concentrici le sofferenze si vanno allargando, colpendo altri popoli e nazioni» ha detto, generando «effetti globali» e mettendo in discussione «i risultati raggiunti negli ultimi decenni» dalla comunità internazionale. «Accanto alle vittime e alle devastazioni provocate sul terreno dello scontro» infatti, la rottura nelle relazioni internazionali si riverbera su «sicurezza alimentare», sulle relazioni «economiche e commerciali» e sul perseguimento «degli obiettivi legati all’emergenza climatica». «Sembra l’avverarsi di scenari che vedono l’umanità protagonista della propria rovina» ha chiosato Mattarella prima di lasciare spazio all’orchestra e augurare buona Festa della Repubblica: «Con lucidità e coraggio occorre porre fine alle insensatezze della guerra e promuovere le ragioni della pace» e «ripristinare una rinnovata legalità internazionale». 

LA PARATA

A differenza del tradizionale ricevimento che avrebbe seguito il concerto nei giardini del Quirinale e che è stato annullato per limitare eventuali contagi, torna oggi - a due anni dall’ultima volta - la parata del 2 giugno ai Fori imperiali per la Festa della Repubblica. E lo fa anteponendo due simboli. In primis lo slogan: in tempi di guerra quello scelto è «Insieme a Difesa della pace». In secondo luogo lasciando che ad aprire la lunga sfilata (stamane saranno in 5 mila a Roma, tra militari e civili) non siano solo i sindaci ma anche chi più di altri si è preso cura degli italiani durante la pandemia. Medici e operatori della sanità civile infatti sfileranno davanti alle più alte cariche istituzionali prima della lunga parata dei reparti militari. Appena prima di questa - che partirà alle ore 10 e coinvolgerà anche 170 cavalli, 22 elicotteri e mezzi pesanti - l’inizio della cerimonia sarà celebrata con l’alzabandiera solenne presso l’Altare della Patria e l’omaggio al Milite Ignoto da parte di Mattarella che passerà in rassegna i Reparti lungo viale delle Terme di Caracalla. Poi, appunto, l’avvio della cerimonia con l’inno nazionale eseguito dai tre giovani cantanti de “Il Volo”. In chiusura l’attesissimo spettacolo delle Frecce tricolori. 

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