Fedez al bando, caos Rai. «Vogliamo le sue scuse». Draghi: l'ad lo scelgo io

Fedez al bando, caos Rai. «Vogliamo le sue scuse». Draghi: l'ad lo scelgo io
Fedez al bando, caos Rai. «Vogliamo le sue scuse». Draghi: l'ad lo scelgo io
di Mario Ajello
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Martedì 4 Maggio 2021, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 19:54

Rai nel caos. E vogliosa di rivalsa. La linea è: mai più Fedez in video, finché non si chiarisce la vicenda primo maggio (ovvero lui ammette di aver sbagliato) e non si decide se fargli causa o no. E intanto, in questa burrasca che fatalmente è rimbalzata anche dentro Palazzo Chigi, qualcuno amichevolmente va dicendo a Mario Draghi una verità inoppugnabile, che lui da romano e da uomo di mondo sa benissimo ed è questa: «Mario, la Rai è una grana, come stiamo vedendo in queste ore con il caso Fedez. Non fa che dare sempre problemi da quando è stata messa al mondo. Non converrebbe starne alla larga?».

 

Sì.

Ma più Viale Mazzini offre lo spettacolo che sta offrendo, tra bufera primo maggio e continui bisticci e appetiti tra partiti, più urge per il buon nome dell'Italia, a cui il premier tiene assai, una guida autorevole e inattaccabile nella tivvù pubblica.

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Una sorta di governo Draghi al Settimo Piano, dunque, con il rischio che di ogni grana che la Rai continuerà a produrre la colpa verrà addebitata al premier? Palazzo Chigi proprio per questo si vuole muovere con i piedi di piombo. Ma un piano comincia ad averlo. Ed è sintetizzabile così: «Si fa come per il governo. I ministri li scegliamo noi, e in Rai corrispondono all'amministratore delegato e al presidente. Mentre i sottosegretari, cioè i membri del Cda, li lasciamo scegliere ai partiti, purché si mettano d'accordo». Per guida autorevole s'intende Tinny Andreatta, nonostante la Lega e Forza Italia non la vogliano affatto, in quanto «troppo casa Letta» (inteso come Enrico), e in questo caso il presidente sarebbe un uomo e nelle ultimissime ore si fa strada, in una strada però ancora piuttosto lunga da qui a luglio, il nome di Sabino Cassese: autorevolissima figura di garanzia per tutti che svolgerebbe il ruolo in maniera impeccabile.

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Altra carta sarebbe Ferruccio De Bortoli. Nel caso, forse più probabile, che invece il numero uno gestionale della Rai diventasse un interno come Paolo Del Brocco o Marcello Ciannamea, manager entrambi politicamente potabili in maniera trasversale e professionalmente attrezzati al ruolo, una donna come presidente potrebbe essere Simona Agnes, figlia di Biagio che in Rai ha regnato e il suo nome circola sempre di più, oppure Paola Severini Melograni, molto ben messa con tutto il mondo della solidarietà e del terzo settore e in più con gli ambienti cattolici il che agli occhi di Draghi non guasta. 
Intanto la Lega si scaglia contro la Rai: «Avete speso 600mila euro, possibile un esposto alla Corte dei conti». Domani sera Franco Di Mare, direttore di RaiTre, sarà sentito dalla commissione di Vigilanza Rai sul caso Fedez e anticipa: «Le dichiarazioni del rapper sono gravi e infamanti». La cosa più gustosa è che, mentre M5S e Pd dicono (improbabilmente) «via i partiti dalla Rai», stanno già in gara su chi prenderà il posto di Di Mare. I grillini vogliono piazzarci il filo-grillino Giuseppe Carboni che sarà presto sostituito come direttore dell'ambitissimo Tg1 (destinato a Di Bella ma forse anche alla Maggioni considerata spendibile per varie poltrone), mentre con più chance i dem puntano su Silvia Calandrelli.

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DISUNIONE
E ancora: nel coro del via i partiti dalla Rai, il centrodestra è disunito su chi piazzare. Anche Berlusconi è stato investito della vicenda: i forzisti non vedono di buon grado la conferma in Cda di Igor De Biasio (Lega) e di Giampaolo Rossi (vicino a Fratelli d'Italia). Dicono i berlusconiani: e a noi niente? E spiegano: «I posti in Rai vanno fatti rientrare in una trattativa generale tra i tre partiti del centrodestra, che riguarda anche le candidature per le elezioni comunali di ottobre». Ovvero: a te un consigliere Rai, a me un possibile sindaco di una grande città. Tra oggi e domani dovrebbero essere resi pubblici i nomi di chi ha mandato il proprio curriculum ai presidenti della Camera per essere eletto nel Cda Rai. Perde punti Silvia Costa per il Pd e salgono le quotazioni di Flavia Barca (la corrente Base Riformista storce il naso però). Rossi ha la fiducia totale della Meloni e la capacità professionale dalla sua parte. Su De Biasio, Salvini fa le barricate. Mentre ora è chiaro, curriculum alla mano, su chi punta M5S versione Conte: sul giornalista del Fatto, Giovanni Valentini.
Ed è ovvio che ci sarà da divertirsi.

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