Coronavirus, per le Regioni dal 18 maggio riaperture differenziate

Coronavirus, per le Regioni dal 18 maggio riaperture differenziate
Coronavirus, per le Regioni dal 18 maggio riaperture differenziate
di Alberto Gentili
4 Minuti di Lettura
Venerdì 1 Maggio 2020, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 20:36

Ormai è ufficiale. Se tra il 4 e l'11 maggio non si verificherà un'impennata dei contagi, bar, ristoranti, parrucchieri etc. potranno riaprire il 18 maggio su base regionale. Lo scontro però resta acceso. In Senato il premier Giuseppe Conte bacchetta i governatori che hanno sfornato ordinanze in violazione del piano nazionale varato con l'ultimo Dpcm: «Sono iniziative illegittime e improvvide». E Matteo Renzi nella stessa aula di palazzo Madama gli lancia un ultimatum, minacciando la crisi: «Signor presidente, siamo a un bivio. Se lei sceglierà la strada del populismo non avrà al suo fianco Italia Viva. Non abbiamo negato pieni poteri a Salvini per darli a un altro».

LEGGI ANCHE Fase 2, il premier Conte ora sotto assedio: il Pd si smarca

A dare l'annuncio del piano per le riaperture su base regionale è il ministro Francesco Boccia dopo un nuovo vertice con i governatori: «Il governo valuterà aperture differenziate per Regione a partire dal 18 maggio, sulla base dei dati del contagio che emergeranno dopo il 4 maggio». Boccia ha anche gettato acqua sul fuoco dello scontro con i governatori, parlando di ordinanze «legittime al 95%»

In mattinata è Conte ad affrontare le aule parlamentari trasformate in ring e non solo difende le scelte compiute sul 4 maggio, ma decide di indicare un orizzonte per aperture più ampie e di offrire spiragli per il riavvio di asili nido e campi estivi. Ribatte anche alle critiche di chi lo accusa di essersi mosso con i suoi Dpcm fuori dalla Costituzione: il governo, sottolinea, ha sempre rispettato quei principi e non ha mai agito «in solitaria». Non convince però né l'opposizione, né Renzi, che gli lancia, appunto, un «ultimo appello» che sa di ultimatum: «Non abbiamo sventato i pieni poteri a Salvini per darli a te: se scegli il populismo non avrai Italia viva al tuo fianco».

LEGGI ANCHE Fase 2, ministro De Micheli: «Regole uguali nei trasporti, capienza media al 50%»

I NUMERI IN BILICO
La maggioranza «esiste», replica Conte, lasciando nel pomeriggio Palazzo Madama. E non appare una frase scontata. Secondo l'opposizione, i partiti di governo in Senato non avrebbero avuto da soli i voti per approvare il Documento di economia e finanza («Solo 158 sì, sui 276 totali»). E Renzi ruba la scena a Matteo Salvini, che dalla scorsa notte con i suoi occupa il Parlamento, riaprendo la partita politica che era stata messa in quarantena dal Coronavirus: Iv minaccia di lasciare la maggioranza senza risposte e «una visione» chiara su riaperture e misure economiche.

L'ex premier cita anche i morti di Bergamo e Brescia per esigere riaperture («se fossero qui le avrebbero chieste») e si attira una bufera sui social e una strigliata del sindaco di Bergamo Giorgio Gori: «Uscita infelice». Il premier liquida con parole gelide l'attacco di Renzi: «Nessun ultimatum, chiede di fare politica e la stiamo facendo». Vito Crimi per il M5s e Andrea Orlando per il Pd lo difendono da accuse «irresponsabili» e «manovre di palazzo».
 


Ma la tensione è alle stelle, anche perché continuano i litigi in maggioranza sulle misure economiche e il Pd, con Orlando e Stefano Ceccanti, continuano a chiedere al premier di limitare l'uso dei Dpcm.

Il premier però difende nuovamente i Dpcm: il governo agisce dopo una dichiarazione di stato d'emergenza e sulla base di due decreti che danno supporto normativo: i decreti servono ad assicurare «tempestività». Decisioni «ondivaghe», rivendica, avrebbero avuto effetti irreversibili. I principi costituzionali richiamati dalla presidente della Consulta Marta Cartabia «non sono mai stati trascurati né affievoliti», afferma. E dice di non poter né voler controllare i rapporti familiari, ma aggiunge che da quelli nasce un quarto dei contagi. Perciò le aperture di ristoranti, musei e parrucchieri si valuteranno sulla base del meccanismo di monitoraggio del contagio elaborato dal ministro della Salute: «Abbiamo scelto anche misure impopolari senza pensare al consenso, perché per ora non si può assicurare il ritorno alla normalità. I rischi sono troppo alti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA